Starace. Il discorso choc dell’Ad di Enel alla Luiss finisce in Parlamento

Starace. Il discorso choc dell’Ad di Enel alla Luiss finisce in Parlamento

L’ad di Enel, Francesco Starace.

Erano passate inizialmente sottotraccia, il 14 aprile scorso, le dichiarazioni dell’ad di Enel, Francesco Starace, da gennaio anche co-presidente della comunità Energy Utilities e Energy Technologies del World Economic Forum  e “appassionato di poesia”.

Il video choc dell’intervento

Francesco Starace.

Starace ha tenuto una lezione all’Università Luiss di Roma nel corso della quale ha illustrato agli studenti come si guida un’azienda. Pochissimi quotidiani ne aveva parlato. Il video è su YouTube da giovedì 21. Anche allora i commenti sono stati pochi. Ma questa sera, tra i servizi  della trasmissione televisiva “La Gabbia”, ospite in collegamento televisivo il deputato e membro del direttorio del M5s, Alessandro di Battista, è stato mostrato il video choc dell’intervento che lascia a dir poco allibiti.

Il manager favorevole alle energie rinnovabili, che poche settimane fa ha inaugurato insieme al premier Matteo Renzi la centrale Stillwater di Enel Greenpower in Arizona, ha illustrato la sua ricetta per garantire il cambiamento all’interno di un’azienda. Uno dei ragazzi dalla platea ha domandato: “Come si fa a cambiare un’organizzazione come Enel?” La ricetta Starace la conosce bene e infatti l’ha snocciola con disinvoltura e fare calmo.

Starace: “Ispirare paura nel resto dell’organizzazione”

Alla Luiss, una di quella scuole che formano la nostra classe dirigente, i giovani che andranno a formare la Confindustria e i consigli d’amministrazione di domani, al 42′.40 del video Starace ha risposto alla domanda sul cambiamento. E ha detto: “Innanzitutto ci vuole un gruppo di persone convinte su quest’aspetto. Basta un manipolo di cambiatori. Poi vanno individuati i gangli di controllo dell’organizzazione che si vuole cambiare. E bisogna distruggere, distruggere fisicamente questi centri di potere. Per farlo, ci vogliono i cambiatori che vanno infilati lì dentro, dando a essi una visibilità sproporzionata rispetto al loro status aziendale, creando quindi malessere all’interno del ganglo dell’organizzazione che si vuole distruggere. Appena questo malessere diventa sufficientemente manifesto, si colpiscono le persone opposte al cambiamento, e questa cosa va fatta nella maniera più plateale possibile, sicché da ispirare paura o esempi positivi nel resto dell’organizzazione. Questa cosa va fatta velocemente, con decisione, senza requie. Dopo pochi mesi l’organizzazione capisce, perché alla gente non piace soffrire. Quando capiscono che la strada è un’altra, tutto sommato si convincono miracolosamente e vanno tutti lì. È facile”.

A questo punto del video Starace ha addirittura sorriso.  E ha continuato: “La paura? Non la paura: come dire, se il cambiamento siamo convinti, è giusto, e tutto sommato il capo sono io, quindi si fa. E dopodiché la cosa succede”.

Dunque riepiloghiamo, sono tre le regole per fare innovazione in azienda: 1. Costituire un “manipolo” di uomini motivati, 2. Individuare i gangli vitali e i grumi di resistenza che li bloccano, 3. Quindi intervenire con determinazione e in modo clamoroso. Insomma, far capire che chi resiste non avrà vita facile.

Barozzino: “Sono idee che non esito a definire di stampo fascista”

Il senatore di Sinistra Italiana, Giovanni Barozzino.

I senatori di Sinistra Italiana avevano annunciato un’interrogazione rivolta al ministro dello sviluppo economico portando il caso in Parlamento. Giovanni Barozzino aveva confermato: “Abbiamo presentato un’interrogazione al Senato, per chiedere al ministro dello Sviluppo come intenda procedere nei confronti di un manager che suggerisce ai giovani l’uso di squadracce aziendali per distruggere chi si oppone alla sua visione aziendale e seminare paura nell’intera organizzazione. Ricordo che Enel, pur se quotata in borsa, non è un’azienda privata. E’ pertanto responsabilità diretta del governo intervenire contro un manager che fa strame dei più elementari diritti del lavoro”. Barozzino aveva dichiarato: “Sono idee che non esito a definire di stampo fascista, forse ispirate da quel cognome evocativo oppure dalla suggestione del “bivacco di manipoli” di cui parlava il Duce. Di certo si tratta di una strategia diametralmente opposta a qualsiasi concezione democratica del diritto del lavoro”.

Gotor: “Occhio all’osso del collo!”

Il senatore del Pd, Miguel Gotor.

Dopo Sinistra Italiana, sul caso Starace sono intervenuti anche due senatori del Pd, Miguel Gotor e Paolo Corsini chiedendo chiarezza al presidente del Consiglio attraverso una nota durissima. I due senatori democratici hanno scritto: “Viva la faccia, ma occhio all’osso del collo! Francesco Starace, amministratore delegato dell’Enel, erudisce i ragazzi della Luiss sulle tecniche di cambiamento delle grandi organizzazioni e racconta, compiaciuto, come si eliminano i vecchi. E’ possibile che i cambi della guardia nei grandi gruppi mietano le loro vittime”. “Ma non ricordiamo nessun top manager, nemmeno il Franco Tatò dei bei tempi, che si vantasse con tanta improntitudine di quello che, così raccontato, appare un preciso disegno di mobbing, e cioè un reato. Ci domandiamo se l’azionista principale dell’Enel, e cioè il ministero dello Sviluppo economico, ritenga che i risultati economici dell’Enel siano proporzionati a tanta esibizione di muscolare oratoria. Se non lo fossero, sarebbe due volte imbarazzante. E infine ci chiediamo se il premier Matteo Renzi, che Starace ha scelto, non abbia nulla da eccepire sullo stile e i contenuti delle dichiarazioni del manager”.

Un mese dopo il discorso alla Luiss di Francesco Starace,  l’interrogazione del gruppo Sinistra Italiana è approdata in Parlamento chiedendo provvedimenti al neoministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda. Stasera la trasmissione televisiva in onda su La7 “La Gabbia”, di Gianluigi Paragone, ne ha parlato e, insieme al deputato e membro del direttorio Alessandro Di Battista, ospite in collegamento, le parole di Starace sono state commentate.

Di Battista: “Buzzi di Mafia Capitale è stato un commensale di Renzi”

Gianluigi Paragone.

Alle 21.21 è iniziata la trasmissione. In studio c’erano Elenoire Casalegno, Alessandro Sallusti e Fabrizio Rondolino.  Alle 21.49 in studio con Enrico Zanetti si è parlato di tasse, poi di pensioni e di Equitalia. Alle 22.39 in collegamento Alessandro Di Battista ha detto: “Gli 80 euro non hanno rilanciato i consumi, il Jobs Act è ormai un Flop Act, un calo drastico di contratti a tempo indeterminato. Garanzia Giovani è un fallimento e il paese è in deflazione. Renzi ha speso 23 miliardi per avere questi risultati fallimentari”. E’ andato in onda un servizio dedicato agli attacchi di Renzi ai 5 Stelle. Di Battista: “Renzi è un prestanome dei lobbisti. Buzzi di Mafia Capitale è stato un commensale di Renzi. Il PD dovrebbe restituire quei soldi ai romani. Renzi è in difficoltà, anche con lo scandalo Publiacqua a Firenze. Renzi mi querelasse pure. Le imprese chiudono e i giovani scappano: questa è l’Italia renziana. Le mancette elettorali di Renzi non hanno creato posti di lavoro, Renzi le tira fuori ogni volta che ci sono le elezioni”. E’ andato in onda un servizio dedicato alle campagne elettorali gratis a Roma in cambio di lavoro. Di Battista: “La politica continua a mangiare sulla povertà. Per questo non vogliono approvare il nostro reddito di cittadinanza”. Alle 22.13 in studio Diego Fusaro.

Paragone lancia l’ #Staracedimettiti

il deputato e membro del direttorio del M5s, Alessandro di Battista.

Poco dopo è andato in onda un servizio dedicato ai diritti dei lavoratori e a Francesco Starace di Enel. Zanetti: “Bisogna aspettare un chiarimento prima di dare un’interpretazione di queste parole”. Fusaro: “Siamo al cospetto di un attacco costante al mondo del lavoro. E’ la logica della lotta di classe che è diventata un massacro di classe”. Di Battista: “Le parole di Starace sono una vergogna” e ha annunciato un’interpellanza parlamentare. Paragone, invece, ha lanciato l’ #Staracedimettiti.

La bomba a scoppio ritardato è esplosa. Forse sono state solo parole. Magari è servito un mese. Ma a volte le parole, grazie ai social network, possono rimbalzare e diventare pietre.

 

A cura di Roberta d’Eramo

 

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