Bagnasco biasima Berlusconi: “Rientro in campo? Pensi al contesto”

Bagnasco biasima Berlusconi: “Rientro in campo? Pensi al contesto”

processo Ruby

Il presidente della Conferenza Episcopale Italiana cardinal Angelo Bagnasco

 

 

E’ il presidente della Cei (Conferenza Episcopale Italiana) cardinal Angelo Bagnasco, oggi, a commentare l’assoluzione del Cavaliere nel processo Ruby, confermata dalla Corte di Cassazione.

La voce della magistratura

Ieri “Avvenire” aveva sottolineato che “l’esito penale non cancella il rilievo istituzionale e morale del caso”. Al quotidiano dei vescovi era seguita la presa di posizione del segretario generale della Cei monsignor Nunzio Galantino che, sostenendo il direttore Marco Tarquinio, aveva affermato che l’assoluzione di Silvio Berlusconi “non cancella il dato morale” della vicenda. Bagnasco a sua volta ha dichiarato: “Berlusconi pensa al rientro in politica? Quello che i singoli decidono sono sempre decisioni personali, ma che si calano in contesti sociali, politici, lavorativi con cui bisogna fare i conti. Non bastano le decisioni personali”, “c’è un contesto con cui fare i conti”. Della stessa opinione anche il giornale cattolico “Famiglia Cristiana” che si chiede: “È sufficiente stabilire che non si sono commessi reati per assolvere gli stessi comportamenti anche davanti al tribunale della politica e della morale come si sta cercando da più parti di fare?”. Oggi, poi, si registra anche la voce della magistratura. E il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Rodolfo Sabelli, in relazione all’assoluzione di Berlusconi, dichiara: “Chi invoca la responsabilità civile” “è veramente fuori strada”. Il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, inoltre, replicando ad affermazioni dello stesso ex premier, sottolinea che “non esistono giudici dipendenti, lo dice la Costituzione”. Infine ha espresso la propria opinione anche il presidente dell’Autorità nazionale Anticorruzione Raffaele Cantone il quale non ritiene che la Procura di Milano “abbia sbagliato”. E aggiunge che, comunque, “le sentenze possono essere criticate, diventa più difficile però quando più che criticare le sentenze si criticano i magistrati”.

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