Il 40% delle scuole italiane è senza mensa

Il 40% delle scuole italiane è senza mensa

 

Il direttore dei Programmi Italia-Europa Save the Children, Raffaela Milano

 

E’ stato diffuso oggi, per il terzo anno consecutivo, il report di Save the Children, dal titolo “(Non)Tutti a mensa!”.

Grandi differenze per criteri di accesso e qualità

Il nuovo rapporto prende in esame le mense delle scuole primarie nei 45 comuni,  capoluogo di provincia, con più di 100.000 abitanti. I dati documentano che la mensa non è presente in tutte le scuole italiane: il 40% degli istituti principali ne è sprovvisto, percentuale che sale in alcune regioni del Sud, per esempio in Puglia (53%), Campania (51%), Sicilia (49%), mentre al Nord la mensa manca in un terzo delle scuole principali. Ma anche laddove c’è, il servizio di refezione scolastica presenta grandi differenze sia per ciò che riguarda i criteri di accesso sia dal punto di vista della qualità. Le tariffe applicate nei 45 comuni monitorati variano notevolmente, con rette minime che vanno dagli 0,35 euro al giorno di Salerno ai 5,5 di Bergamo e tariffe massime che vanno dai 2,3 euro di Catania ai 7,7 euro di Ferrara; 15 i comuni che superano la soglia di 5 euro per pasto, con Palermo che, nonostante abbia un basso costo della vita e uno dei tassi di disoccupazione più alti d’Italia, ha una tariffa di 6 euro a pasto. In base al confronto dei principali dati emergono le migliori e peggiori prassi. In particolare i comuni di Cagliari, Forlì e Genova si segnalano per l’applicazione di agevolazioni per le categorie più svantaggiate, come ad esempio minori in affido temporaneo; Bari e Novara per la previsione di misure mirate al sostegno delle famiglie colpite dalla crisi economica, quale la perdita di lavoro; Bologna, Firenze, Milano, Livorno, Taranto applicano criteri flessibili e passibili di modifica nel corso dell’anno per ciò che riguarda le tariffe. Prassi invece particolarmente negative si rilevano: a Brescia, che si distingue per le tariffe tra le più alte, per i criteri molto restrittivi delle esenzioni e per l’esclusione dei figli di genitori morosi; a Salerno che, pur non avendo tariffe particolarmente elevate, non prevede nessuna forma di esenzione per le famiglie disagiate ed esclude i figli di genitori morosi; Bergamo, che ha tariffe molto alte per le famiglie con redditi bassi e prevede l’esenzione dal pagamento solo su richiesta diretta dei servizi sociali.

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