In 22 città italiane sono entrati in azione i flash mob di Greenpeace
Vescovo di Taranto: “Bisogna passare ad un’ecologia integrale”
per invitare i cittadini a partecipare al referendum sulle trivellazioni in mare del prossimo 17 aprile. In ciascuna delle 22 città coinvolte l’appello a non trivellare il Paese è stato tradotto nei dialetti locali perché Greenpeace ha spiegato che “la minaccia petrolifera riguarda tutti gli italiani”. Questa mattina a Catania gli “oil men” hanno manifestato in piazza Stesicoro e sulla spiaggia. I volontari di Greenpeace, vestiti di nero e con mani e volto sporchi di una sostanza oleosa simile al petrolio, hanno richiamato l’attenzione dei passanti e mostrato alcuni striscioni. In uno di questi si leggeva “U mari ‘nsi sputtusa” (il mare non si buca).
Il vescovo di Taranto e presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali Cei, monsignor Filippo Santoro, ha dichiarato: “Bisogna passare da posizioni ideologiche del tipo estrattivista o del tipo ambientalista ad una visione secondo un’ecologia integrale. Personalmente trovandomi come pastore di questa situazione vedo che ci sono delle ferite aperte e ritengo che l’intervento per il referendum sia da realizzare positivamente entrando nel merito della questione, e quindi dicendo un “Sì” al referendum con queste motivazioni morali e generali”. Per il prelato “le coste ioniche e adriatiche sono già ferite da tanti problemi. Pensiamo a Taranto: il problema dell’, un modello di sviluppo che ha privilegiato rispetto alla vocazione all’agricoltura, al turismo, all’artigianato, altre linee. Le cose devono essere composte, però la vocazione originaria non può essere ulteriormente tradita. Per questo l’intervento o la continuazione dello sfruttamento dei pozzi comporta di fatto un’ulteriore aggressione”.
Il responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace, Andrea Boraschi, ha affermato: “Il 17 aprile gli italiani hanno la possibilità di fermare le piattaforme più vicine alle nostre coste. Producono solo il 3 per cento del gas di cui l’Italia ha bisogno, e lo 0,8 per cento del nostro consumo annuo di petrolio, ma lo fanno inquinando, e molto. Come dimostra il rapporto “Trivelle Fuorilegge” di Greenpeace, che evidenzia concentrazioni preoccupanti di sostanze tossiche e cancerogene nei fondali vicini alle piattaforme e nelle cozze che ci crescono sopra”. Il Mediterraneo, ingatti, è il mare più inquinato dagli idrocarburi al mondo, con una media di 38 milligrammi per metro cubo.