Oggi altri due attentati a Gerusalemme

Oggi altri due attentati a Gerusalemme

 

Il premier israeliano Benyamin Netanyahu

 

Sono due gli attentati avvenuti anche oggi, in contemporanea, a Gerusalemme: tre morti e una ventina di feriti.

Il Movimento islamico sarà messo fuori legge

L’allarme in Israele è altissimo e lo stillicidio quotidiano. Secondo le prime ricostruzioni, due vittime israeliane sono state uccise a bordo dell’autobus ad Armon HaNatziv dove due palestinesi hanno aperto il fuoco e accoltellato i passeggeri. La polizia, intervenuta poi in forze, ha ucciso il primo dei due terroristi e catturato l’altro. Il terzo israeliano (il rabbino Yeshaye Krishevsky) è stato ucciso in via ‘Malkei Israel’ quando un palestinese ha lanciato la propria auto contro un gruppo di persone in sosta alla fermata dell’autobus. L’attentatore è poi sceso ed ha accoltellato chi era a terra. La polizia ha dichiarato di aver “neutralizzato” l’attentatore. Ieri sono stati quattro gli attentati a Gerusalemme in un giorno, due nello spazio di circa un’ora.  Oggi in Israele è previsto lo sciopero generale degli arabi israeliani in solidarietà con la Cisgiordania e per la Moschea di Al Aqsa. Sul web è intanto apparso un poster in cui le Brigate al-Qassam (ala militare di Hamas) si dicono pronte “a scacciare gli occupanti”. Il premier Benyamin Netanyahu ha denunciato: “Il terrorismo è figlio della volontà di distruggerci e non della disperazione palestinese”. Il premier ha confermato la volontà del governo di mettere fuori legge, una volta ottenuto il via dal procuratore generale, il Movimento islamico, specie nel nord del paese che, insieme ad Hamas, “istiga” ad una guerra religiosa contro Israele. Senza dimenticare l’Autorità nazionale palestinese il cui presidente Abu Mazen (Mahmoud Abbas) deve combattere l’istigazione e “condannare gli attentati terroristici palestinesi”. Il capo della diplomazia Ue, Federica Mogherini, ha avuto due conversazioni telefoniche con Netanyahu e con Abu Mazen in cui ha sottolineato “l’importanza di evitare azioni che alimenterebbero ancora di più le tensioni”.

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