Questa sera la salma di Fausto Piano,
Il funerale consentirà la massima partecipazione della comunità
il tecnico della società di costruzioni Bonatti, rapito in Libia a luglio e ucciso giovedì scorso nella regione di Sabrata, dovrebbe arrivare all’aeroporto di Cagliari. Ma solo dopo l’esame autoptico di oggi a Roma e l’espletamento delle procedure per il trasferimento in Sardegna. Domani, alle 15.00, si dovrebbe svolgere il funerale, al palazzetto dello sport di Capoterra per consentire la massima partecipazione della comunità. La camera ardente sarà allestita nell’aula consiliare del Municipio. Poi ci sarà l’ultimo saluto con un corteo che dovrebbe passare per la casa della famiglia Piano e per la chiesa dove riceverà la benedizione del parroco.
La scorsa notte (a mezzanotte e 40 minuti) il C-130 dell’Aeronautica militare con a bordo le salme di Failla e Piano è atterrato all’aeroporto militare di Ciampino. Ad accoglierle, i familiari, che attendevano a Roma da lunedì.
Questa mattina i medici dell’Istituto di Medicina legale del policlinico Gemelli di Roma hanno eseguito a loro volta gli accertamenti autoptici sui corpi dei due tecnici, dopo l’autopsia eseguita a Tripoli.
La vedova di Salvatore Failla, Rosalba, durante una conferenza stampa in cui ha espresso tutta la sua rabbia per l’andamento del caso e, da ultimo, per l’esecuzione dell’autopsia avvenuta in Libia, ha detto: “Non voglio funerali di Stato per mio marito”, spiegando che “Le ultime notizie su mio marito le ho avute oggi pomeriggio quando mi hanno detto dell’autopsia. Poi ho attaccato il telefono. Non so se ora lo Stato sarà capace di prendere il cadavere di mio marito e metterlo su un aereo”.
Il legale della famiglia Failla, infatti, ha detto che la “drammatica verità” è che “si è trattato di un’autopsia vera e propria, non un esame cadaverico esterno”. Rosalba Failla aveva espressamente chiesto che l’autopsia venisse eseguita in Italia. Il legale ha dichiarato: “Le nostre perplessità sull’autopsia eseguita in Libia si sono rivelate fondate. Il prelievo di parte di tessuti corporei ha reso impossibile l’identificazione dell’arma usata, la distanza e le traiettorie. Non è stata un’autopsia è stata una macelleria”. L’avvocato ha aggiunto che “E’ stato fatto qualcosa che ha voluto eliminare l’unica prova oggettiva per ricostruire la dinamica dei fatti”. Il legale si è riferito al fatto che i corpi fossero stati lavati. L’articolo di “Repubblica” di oggi, infatti, racconta che “Sui corpi di Salvatore Failla e Fausto Piano ci sono i segni di decine di colpi di kalashnikov, al torace e alle gambe. E quindi la dinamica è compatibile con quella dell’agguato, condotto dalle milizie di Sabrata”. L’articolo spiega che “I due tecnici della Bonatti, dunque, non sarebbero stati vittima di un’esecuzione a freddo, come invece avevano accreditato membri del governo di Tripoli alcuni giorni fa, parlando di un colpo unico alla tempia dei due italiani”.
L’informativa del ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, al Senato sulla Libia è cominciata con un messaggio “di cordoglio e vicinanza alle famiglie” dei due italiani uccisi. Gentiloni ha detto che nel sequestro dei 4 italiani in Libia “non sono mai emersi elementi di riconducibilità di formazioni di Daesh in Libia. Non è mai giunta alcuna rivendicazione. L’ipotesi più accreditata è quella di un gruppo criminale filo-islamico operante tra Mellita, Zuwara e Sabrata”, precisando che per i quattro italiani rapiti in Libia “non è stato pagato alcun riscatto”. Il ministro degli Esteri, poi, ha spiegato: “Lavoriamo per rispondere ad eventuali richieste di sicurezza del governo libico, niente di più niente di meno, nel rispetto della Costituzione e solo dopo il via libera del Parlamento” italiano. “Il governo non si farà trascinare in avventure inutili e perfino pericolose per la nostra sicurezza nazionale. Non è sensibile al rullar di tamburi e a radiose giornate interventiste ma interverrà se e quando possibile su richiesta di un governo legittimo”. Gentiloni ha aggiunto che bisogna “combinare fermezza, prudenza e responsabilità”. Rispondendo a chi “snocciola numeri di soldati pronti a partire”, Gentiloni ha spiegato che “Gli interventi militari non sono la soluzione” e ha ricordato che la Libia “è grande sei volte l’Italia e conta 200mila uomini armati tra milizie ed eserciti”.