Adottato oggi l’accordo Ue-Turchia

Adottato oggi l’accordo Ue-Turchia

I primi rinvii in Turchia.

All’alba di questa mattina, nell’ambito dell’accordo tra Ue-Turchia, per limitare gli arrivi di migranti in Europa, sono iniziati i primi rinvii di rifugiati dalla Grecia verso la Turchia. Su due piccoli traghetti, gli agenti della agenzia europea di protezione delle frontiere, Frontex, hanno scortato 202 profughi, 136 imbarcati nell’isola di Lesbo e 66 nella vicina isola di Chios. I migranti sono stati trasferiti in campi profughi turchi, a Dikili, nella Turchia occidentale che poi verranno espulsi dal paese. Secondo gli accordi la Grecia dovrebbe rinviare ad Ankara entro oggi 500 persone.

Il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, Il premier turco Ahmet Davutoglu e il presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk.

Quello di questa mattina è il primo gruppo di migranti arrivati via mare, dall’entrata in vigore dell’accordo il 20 marzo,  che la Turchia ha accettato di riaccogliere in cambio di vari aiuti economici (un’accelerazione dei primi 3 miliardi di euro non ancora versati) e l’apertura del capitolo negoziale 33 (quello che riguarda il budget) per l’adesione della Turchia all’Ue, promessi dalla Commissione Europea.

Al momento si trovano in Grecia, bloccati in seguito alla chiusura della cosiddetta “rotta balcanica”, circa 52mila migranti, dei quali oltre 11.000 a Idomeni e circa 4.000 nelle isole. Chio e Lesbo sono le isole che in questi mesi sono state maggiormente interessate dall’arrivo di migranti dalle coste turche. In seguito all’entrata in vigore di alcuni passaggi dell’accordo, che prevedono maggiore severità della Turchia nei confronti dei trafficanti, nelle ultime settimane, gli arrivi sulle isole greche sono notevolmente diminuiti.

“Per esaminare le domande di asilo ci vorrà del tempo”

Una portavoce dell’agenzia di frontiera europea Frontex, Ewa Moncure, ha detto che i migranti giunti oggi a Dikili arrivano principalmente dal Pakistan o dal Bangladesh, ad eccezione di due provenienti dalla Siria, hanno scelto di non presentare richiesta di asilo, che “non vi è alcun calendario per i ritorni” in Turchia e che, comunque, “per esaminare le domande di asilo ci vorrà del tempo”. Intanto, nell’ambito  dello scambio “uno per uno” previsto dall’accordo ad Hannover, in Germania, è atterrato il primo gruppo di rifugiati siriani partito dalla Turchia per essere ricollocato in Europa.  Oggi la  Germania  accoglierà un gruppo di 35 siriani, mentre secondo il quotidiano turco Daily Sabah, diverse altre decine dovrebbero arrivare in Francia, Finlandia e Portogallo. Solo Ungheria e Slovacchia non disponibili al piano di ricollocamenti. Le forze armate ungheresi, infatti,  hanno cominciato a rinforzare le barriere lungo il confine con la Serbia erette lo scorso autunno per contenere il flusso dei migranti illegali,  con la posa di recinti nelle località tra Kelebia e Asotthalom dove fino ad ora vi era posizionato solo il filo spinato per via del terreno poco accessibile. In una nota della polizia ungherese si legge che tra lunedì e sabato, 879 persone  hanno cercato di attraversare illegalmente il confine.  Un aumento significativo rispetto agli 822 individui intercettati durante le tre settimane precedenti.

Il premier turco Ahmet Davutoglu ha spiegato: “In questo modo, potremo raggiungere un equilibrio, fermare le rotte illegali e i trafficanti di esseri umani, che vigliaccamente ne traggono profitto”. Il presidente del Parlamento Ue, Martin Schulz, ha detto: “Voler venire in Europa non è un atto di criminalità”. “L’Europa è un continente di immigrazione”, ha aggiunto, “serve un sistema legale per chi vuole venire a lavorare legalmente in Europa”. “I governi mettano i soldi promessi a disposizione, in modo che il futuro dei siriani possa venir garantito”. Infine ha auspicato una “distribuzione equa” dei rifugiati e che “senza la Turchia una soluzione non è possibile, ma senza vendere i nostri valori e fare sconti”.

Quello con la Turchia è “un accordo pericoloso”

Giorgos Kosmopoulos, di Amnesty International in Grecia, ha affermato: “Questo è il primo giorno di tempi molto duri per i diritti dei rifugiati. Nonostante le gravi lacune legali e la mancanza di un’adeguata protezione in Turchia, l’Ue sta andando avanti in un accordo pericoloso”. Sabato scorso il rappresentante speciale del segretariato generale dell’Onu per le migrazioni, Peter Sutherland, ha ribadito che la deportazione di migranti e rifugiati senza considerare prima le loro richieste di asilo rappresenta una violazione del diritto internazionale. L’accordo fra Unione Europea e Turchia, infatti, è stato molto criticato dalle principali Ong che si occupano di migranti perché, dicono, comporta la deportazione forzata di migliaia di migranti senza rispettare le leggi internazionali in materia di asilo politico. Non è ancora chiaro come potranno conciliarsi due aspetti dell’accordo che prevede sia che tutti gli immigrati che arriveranno sulle isole greche illegalmente via mare (compresi quindi siriani, afghani e iracheni, persone che con grandi possibilità possono ottenere asilo politico) verranno comunque rispediti in Turchia, sia che ad ogni persona che intenda chiedere asilo politico sia data la possibilità di farlo.

Le Ong, infatti, sostengono che nella pratica alle centinaia di migranti che arriveranno nelle isole greche verrà sostanzialmente impedito di presentare richiesta di asilo, oppure che nel migliore dei casi verranno comunque trasferiti in Turchia, che la Commissione Europea ritiene un paese “sicuro”. Altro punto discutibile dell’accordo è che Ankara accoglierà nei propri territori un siriano che si trova già in Turchia, per ogni siriano che la Turchia riaccoglie dalla Grecia, ma questo “scambio” riguarderà solo una piccola frazione delle centinaia di migliaia di siriani ancora presenti in Turchia (la Commissione Europea ha fissato un tetto di 72mila siriani da accogliere nel 2016).

Proteste per i migranti

Nei giorni scorsi, sia in Grecia sia in Turchia, ci sono state diverse proteste relative alla gestione dei migranti. Sabato mattina a Idomeni, il piccolo paese greco al confine con la Macedonia, dove si trova il campo profughi più ampio di tutta la Grecia, decine di abitanti locali hanno chiesto che il campo venga evacuato immediatamente, sostenendo che alcuni migranti hanno occupato delle case vuote in paese. Ore prima, sull’isola di Chio, la polizia antisommossa si è scontrata con residenti locali durante una protesta contro le deportazioni lì pianificate.

Nella stessa Dikili, in Turchia, centinaia di persone hanno manifestato e firmato una petizione contro l’accordo fra Turchia e Unione Europea, spiegando di non volere sul proprio territorio un nuovo campo profughi per migranti. Per ora il risultato è che il flusso inarrestabile di persone senza alternativa ritorna verso la Sicilia, in Italia. Da domenica scorsa, infatti, diverse operazioni della Guardia costiera e della Marina militare hanno salvato in mare oltre 4000 migranti.

 

 

 

 

 

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