Canone Rai. Trasmesso il testo al Mise

Canone Rai. Trasmesso il testo al Mise

 

Il ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi durante il Question Time alla Camera, Roma, 10 settembre 2014. ANSA/ANGELO CARCONI

Il ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi 

 

Secondo ambienti governativi il primo obiettivo della legge di stabilità è il recupero dell’evasione.

La tassa non sarà più legata al possesso del televisore

Per questo il canone Rai si pagherà in bolletta. Si attendono ancora i dettagli del testo che contiene le novità sul canone Rai, contenute nella legge di stabilità, trasmesso oggi al ministero dello sviluppo che dovrà convertirlo sotto forma di decreto in 45 giorni. Da gennaio 2016 dunque il canone Rai entrerà effettivamente nella bolletta elettrica. Ma sarà ridotto passando nel 2016 da 113,50 a 100 euro e nel 2017 a 95 euro. Si pagherà a rate e soltanto sulla prima casa. La tassa, dunque, non sarà più legata al possesso del televisore, ma a quello dei vari device come smartphone, tablet e pc, con cui si può vedere la Rai. Sarà il singolo utente a chiedere l’esenzione all’Agenzia delle Entrate in caso di mancato possesso di tali mezzi. Il testo della legge prevederebbe comunque il rinvio dei dettagli ad un decreto del Ministero dello Sviluppo Economico da presentare entro 45 giorni. l sistema di riscossione, infatti,  è in via di definizione e potrebbe consistere nel pagamento in 6 rate da 16,6 euro. Su 22 milioni di utenze familiari, il nuovo meccanismo frutterebbe dunque l’anno prossimo 2,2 miliardi, circa 500 milioni in più rispetto agli 1,7 miliardi raccolti nel 2015. Intanto in settimana a Montecitorio dovrebbe essere approvato il ddl sulla riforma della Rai. Con l’approvazione della legge, il direttore generale acquisirà i poteri previsti per l’ad, compresa la possibilità di decidere collocazione e promozioni dei giornalisti su proposta del direttore di testata. I relatori presenteranno una correzione delle regole che la Rai sarà tenuta a seguire negli appalti e un emendamento sull’obbligo di rendere pubblici i compensi di chi non ha contratti “di natura artistica”.

 

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