Il presidente della giustizia tributaria, Mario Cavallaro, ha presentato la sua relazione
“C’è la necessità di una magistratura altamente specializzata”
all’inaugurazione dell’anno giudiziario, alla presenza, tra gli altri, del viceministro dell’Economia, Luigi Casero, e del direttore dell’Agenzia delle entrate, Rossella Orlandi. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato un messaggio in cui sottolinea che “il tema della giustizia tributaria è centrale nel corretto rapporto tra cittadini e istituzioni. Il rapporto tra fisco, cittadini e soggetti economici richiede al giudice tributario competenze e professionalità sempre più accentuate e sono certo che il Consiglio continuerà a vigilare sulla professionalità dei giudici”. Dalla relazione del presidente Cavallaro emerge che nel 2015 davanti alle commissioni provinciali pendono procedimenti per circa 22 miliardi e davanti a quelle regionali per poco più di 12, per un totale di circa 34 miliardi di euro. Nel 2015 dunque torna a salire il contenzioso tributario che registra un complessivo +6% rispetto al calo che si era registrato invece nel 2014. Nel dettaglio, i tributi locali rappresentano il 30% delle liti degli italiani con il fisco. E tra le materie del contendere quasi un ricorso su 5 riguarda le tasse sulla casa. Oltre il 70% delle liti riguarda invece contenzioso sui tributi versati alle casse dello Stato. I nuovi ricorsi iscritti a ruolo lo scorso anno sono stati 261.186, di cui 191.244 nel grado provinciale e 69.942 in quello regionale. In totale i casi pendenti davanti alle Commissioni tributarie al 31 dicembre erano 538.191. Cavallaro ha dichiarato: “Permangono rare e sparse criticità ma possiamo ben dire che la giurisdizione tributaria entro poco più di tre anni di media dà una risposta definitiva”. Al top dei ricorsi contro l’erario l’Irpef (35%), seguita da Irap e Iva (entrambe al 13%). Sulla quota di ricorsi sui tributi locali il 50% riguarda addizionali e balzelli locali vari, ma la seconda voce più corposa (17%) è rappresentata dai tributi sulla proprietà immobiliare, seguita dalle tasse sui rifiuti e sulle auto (entrambe al 12%). Il presidente ha spiegato che “La giurisdizione tributaria deve essere oggetto di una riforma di sistema, c’è la necessità di una magistratura altamente specializzata per affrontare la complessità e delicatezza dell’attività”. Cavallaro però ha aggiunto: “Ogni riforma non può prescindere da quello che è lo status del giudice tributario”, evidenziando anche gli “attuali compensi totalmente inadeguati per i giudici tributari” e che “occorre poi avviare una nuova selezione di giudici”. Il presidente della giustizia tributaria ha anche espresso “sconcerto per le dolorose condotte criminose di alcuni magistrati tributari che danneggiano il comportamento specchiato degli altri magistrati”, aggiungendo che “Siamo impegnati a debellare il fenomeno con la necessaria fermezza” e ha annunciato un piano nazionale di controlli a tappeto e tolleranza zero. Cavallaro ha spiegato che “Gli episodi ci dimostrano che la magistratura tributaria non è immune dalla corruzione. Ma sia chiaro che intendo stroncare il fenomeno. Nessun giudice tributario deve finire più in galera, devono dare prova di specchiatezza”. Il presidente ha aggiunto che per rendere più efficace il ruolo della corte è stata chiesta la revisione delle tabelle Visco e al Mef una nuova procedura concorsuale esterna anche per ringiovanire le fila della magistratura tributaria”.