Il Fmi promuove Atlante. Padoan: “non è un salvataggio”

Il Fmi promuove Atlante. Padoan: “non è un salvataggio”

Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan.

Ieri il premier Matteo Renzi, nel corso della diretta Twitter e Facebook per il #Matteorisponde, rispondendo ad una domanda sul fondo per le sofferenze delle banche, ha detto: “Atlante sarà la soluzione, lo vedremo nelle prossime ore e settimane”.

Il fondo “Atlante” avrà una dotazione di 5mld

Sotto l’egida dell’esecutivo, in una riunione al ministero dell’Economia, le banche maggiori (tra cui Unicredit, Intesa Sanpaolo e Ubi, con circa 3 miliardi di euro), compagnie assicurative (come Generali, Unipol e Cattolica) e alcune fondazioni, più la Cdp posseduta dal Tesoro, costituiranno un fondo chiamato Atlante (secondo la mitologia greca Atlante è il Titano condannato da Zeus a reggere l’intera volta celeste)  che avrà una dotazione patrimoniale di 5 miliardi.

Il premier Matteo Renzi.

Si tratta di un nuovo strumento, un “fondo di investimento alternativo” (Fia) per sostenere gli aumenti di capitale degli istituti in difficoltà e la dismissione dei crediti incagliati delle stesse banche (come ad esempio Carige, che ha ricevuto un’offerta per le sofferenze da parte del fondo Usa Apollo) anche per evitare che mani estere possano mettere le mani su banche italiane che hanno impellenti necessità di aumenti di capitale (come Veneto Banca e Popolare di Vicenza). Il Fondo ha natura e finalità esclusivamente privatistiche e sarà lanciato da Quaestio Capital Management, una sgr partecipata dalla Fondazione Cariplo e presieduta dall’economista Alessandro Penati. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, intervistato dal canale Usa Class Cnbc, nel corso della missione negli Stati Uniti dove ha partecipato ai lavori del Fondo Monetario Internazionale, ha sottolineato che  la creazione del fondo Atlante non costituisce un “bailout”, un salvataggio, del sistema bancario. E per questo non solleva alcun problema rispetto alla violazione della normativa Ue sugli aiuti di Stato (che non consente ai governi di fornire un aiuto pubblico). Si tratta di un’iniziativa “del settore privato” per “dare il calcio d’inizio e scuotere” il mercato dalle sofferenze. Il ministro ha sottolineato che il fondo Atlante funzionerà come un “backup”, una rete di sicurezza, per le banche italiane.

Pier Carlo Padoan

Il Financial Times ha sollevato dei dubbi sulla dotazione del fondo per la gestione dei crediti in sofferenza, pari a massimo 6 miliardi. E Bernstein ha realizzato un report nel quale risulta che il sistema bancario italiano ha 80 miliardi di euro di crediti deteriorati netti, di cui 56 concentrati in Intesa, Unicredit, Mps, Carige e nelle otto grandi banche popolari e 19 nelle banche più deboli. E per questo ha affermato che le dimensioni del fondo Atlante non sono sufficienti a ripulire i bilanci delle banche italiane dai crediti deteriorati.

Padoan: “L’effetto leva potrà arrivare ad almeno 50mld”

Ma Padoan ha chiarito che “L’effetto leva secondo noi potrà arrivare ad almeno 50 miliardi. Le risorse del fondo andranno ad attivare la junior tranche meno appetibile e permetteranno al mercato di andare a rivolgersi a senior tranche. Il ministro dell’Economia si è detto “ottimista, anche perché il governo si appresta a varare alcune misure per accelerare il recupero crediti”.

Il responsabile del Dipartimento dei Capitali del Fmi, Josè Vinals, ha evidenziato che l’Italia ha “un numero elevato di banche di diverse dimensioni, e che si tratta di un sistema bancario molto diversificato”, affermando che ”Le banche italiane hanno fatto molta strada negli ultimi anni” grazie alle misure delle autorità.  Così ha commentato: ”Diamo il benvenuto” ad Atlante: ”è un altro passo per muoversi nella direzione” di pulire i bilanci delle banche dai crediti deteriorati. E ha spiegato: ”Questo è un passo che potrebbe aiutare le banche a raccogliere il capitale necessario per andare avanti”. ”E’ bene che il settore privato sia coinvolto, vedremo come vanno le cose.  E’ importante che tutto questo sia parte di una strategia ampia. In Italia i crediti deteriorati restano elevati ed e’ necessario agire”.

Il responsabile del Dipartimento dei Capitali del Fmi, Josè Vinals.

Da una tabella del Fmi contenuta nel Global Financial Stability Report emerge che le sofferenze bancarie in Italia sono l’11,2% del totale degli impieghi. Una media più alta del 6,7% della Spagna, del 2,8% del Regno Unito e del 4,3% dell’area euro core. Il Texas ratio (rapporto fra i crediti deteriorati e patrimonio equity) per l’Italia è il 58,7%, con Unicredit al 58,3% e Intesa Sanpaolo al 52,2%.

Il Fmi, che in ottobre aveva stimato un avanzo di bilancio del 2018 dello 0,1% del pil, ha previsto  che l’Italia centrerà il pareggio di bilancio strutturale nel 2018, dopo un deficit dell’1,4% nel 2016 e dello 0,8% nel 2017, contrariamente a quanto previsto dal governo nel Def. Ma il ministro dell’Economia, Padoan, ha rassicurato: “Il debito comincerà a scendere a partire dal 2016 dopo essersi stabilizzato nel 2015. Abbiamo un buon record sull’essere precisi e sul rispettare gli impegni”.

Pier Carlo Padoan.

Il Fmi ha sottolineato che le pressioni del mercato ”indicano che una più completa soluzione al problema delle banche in Europa non può più essere posticipata. Gli elevati livelli di crediti deteriorati vanno affrontati con una strategia ampia e l’eccesso di capacità nel sistema bancario dell’area euro dovrà essere affrontato nel tempo”. Le banche nelle economie avanzate sono “più resistenti” a possibili shock grazie alle riforme decise, ma il calo dei titoli bancari alla fine del 2015 e all’inizio del 2016 riflette le ”continue debolezze economiche cicliche” che si sommano ai problemi strutturali di vecchia data.

Gli istituti “più sensibili” sono in “Germania, Italia e Giappone”

Il Fmi ha affermato che gli istituti che hanno già deboli punti di partenza in termini di redditività ”sono più sensibili” a questa compressione, sottolineando che rientrano in questa categoria le banche di ”Germania, Italia e Giappone”. Josè Vinals ha affermato che molti progressi sono stati effettuati nel definire l’architettura finanziaria dell’area euro, ma che ritiene sia necessario fare di più per assicurare la stabilità finanziaria”.

Il direttore generale del Fmi, Christine Lagarde.

A chi le chiedeva un parere sul fondo Atlante, il direttore generale del Fmi, Christine Lagarde, ha affermato: ”Un approccio interessante, limitato nella taglia e nell’ammontare, ma interessante. E’ però talmente recente che mi riservo la valutazione”. Lagarde, sottolineando che le politiche monetarie non convenzionali stanno aiutando la domanda, anche se i tassi bassi e in alcuni casi negativi possono avere effetti sulla reddività delle banche, ha affermato che la politica monetaria resta accomodante nelle economie avanzate. Ma deve essere accompagnata da altre politiche a sostegno della domanda, perchè non può è affrontare i colli di bottiglia strutturali alla crescita. La ripresa economica globale ”continua ma si è indebolita”. A pesare è ”l’elevata disoccupazione, l’alto debito e i bassi investimenti”. Lo afferma il direttore generale del Fmi, Christine Lagarde, sottolineando che gli shock da ”conflitti geopolitici, dal flusso di rifugiati, dalla potenziale uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea complicano il contesto con ramificazioni economiche dirette e indirette”.

 

 

 

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