Banche. Quelle salvate hanno tolto anche la vita agli azionisti

Banche. Quelle salvate hanno tolto anche la vita agli azionisti

Alla tragedia economica delle Banche Popolari venete salvate dal governo si aggiunge un suicidio, un’altra vittima delle banche.

Un risparmiatore si è suicidato

Un risparmiatore della Popolare di Vicenza, Antonio Bedin, perito chimico, ex operaio metalmeccanico in una grossa azienda ed ex dirigente del Pci locale, di 69 anni, si è suicidato mercoledì sera nella sua abitazione a Montebello Vicentino, con un colpo d’arma da fuoco regolarmente detenuta, al petto.

Ha visto i suoi risparmi andati in fumo

Antonio, il minore di tre fratelli, viveva assieme a Gaetano in una villetta a due piani alla periferia di Montebello Vicentino, mentre un terzo fratello, sposato, per una vita è stato dirigente scolastico nel Vicentino. In un biglietto l’uomo ha scritto “Non ce la faccio più”, dando poi indicazioni per il suo funerale e anche per i suoi cani. : “Sto troppo male. Voglio essere cremato e sepolto nella tomba vecchia. In chiesa niente predica, solo un ringraziamento ai presenti. Tratta bene i cani, fa loro il trattamento contro la filaria e le zecche e la vaccinazione. Portali fuori”.

Secondo quanto emerso dagli accertamenti dei carabinieri l’uomo, vedendo i suoi risparmi andati in fumo, come quelli di 119mila soci, dopo l’aumento di capitale dell’istituto e il crollo del valore delle azioni, si è tolto la vita. I suoi  risparmi li aveva investiti in 8.000 azioni della Popolare di Vicenza, che, prima della crisi dell’istituto, nell’aprile 2015, avevano un valore di 48 euro l’una, per un totale di quasi 500mila euro. In pochi mesi quei titoli avevano quasi azzerato il loro valore ed erano diventati carta straccia, assumendo il valore totale di appena 771 euro. L’amarezza della perdita subita lo angustiava. Inoltre da tempo soffriva di problemi di salute: aveva avuto una polmonite, disturbi cardiaci e aveva difficoltà deambulatorie. Patologie che gli creavano forti preoccupazioni sul proprio futuro, incidendo particolarmente sull’aspetto emotivo.

Quei risparmi volatilizzati hanno avuto un peso decisivo

Il fratello che viveva con lui, Gaetano, che ha scoperto il corpo rientrando a casa, è convinto che quei risparmi volatilizzati abbiano avuto un peso decisivo.  Rispondendo ai cronisti che gli chiedevano se Antonio fosse arrabbiato con la banca, Gaetano aveva risposto: “Ovvio era un grande risparmiatore. Tutta una vita aveva messo via dei soldi e aveva una buona pensione. Forse ha perso la tranquillità sul futuro, forse non ce l’ha fatta”, confermando che “Ogni volta che sentiva parlare della banca si arrabbiava”.

L’ex operaio aveva chiesto una consulenza per i danni subiti

L’avvocato Renato Bertelle.

L’avvocato Renato Bertelle, presidente dell’Associazione nazionale azionisti della Banca Popolare di Vicenza,  difende alcuni piccoli azionisti della Banca. Ha riferito che l’ex operaio, assieme al fratello, si era rivolto al suo studio per una consulenza proprio in merito ai danni patrimoniali subiti. E ha dichiarato di aver saputo che Bedin “Avrebbe voluto ricoverarsi in una casa di cura, vista anche la sua patologia, che era piuttosto costosa”, “Ma non aveva i soldi perché aveva comprato le azioni a 62,5 euro e a valle dell’aumento ha visto crollare il valore a 10 centesimi”. L’avvocato ha spiegato che a quel punto Bedin aveva perso la tranquillità economica. Bertelle ha sottolineato: “Era diventato un problema enorme per lui la perdita dei risparmi e se ne lamentava spesso, gente di Montebello lo ha confermato”. Anche Gaetano Bedin ha confermato la preoccupazione del fratello per la sopravvenuta mancanza di risorse da destinare al ricovero. Bertelle ha concluso: “E’ solo il primo, speriamo che non ce ne siano altri. Chiamerò a raccolta tutti gli azionisti per esprimere solidarietà alla famiglia della vittima e per chiedere giustizia. Perché nessun altro si tolga la vita”.

Cappelleri: “grandissimo rispetto per la persona che si è tolta la vita”

Ed è  significativo che la responsabile all’ospedale di Vicenza del numero verde di prevenzione suicidi creato dalla Regione Veneto, Emilia Laugelli,  abbia sottolineato che nelle ultime settimane sono cresciute le richieste d’aiuto giunte da piccoli azionisti delle Popolari venete.

Il procuratore della Repubblica, Antonino Cappelleri.

La notizia del suicidio è stata comunicata alla procura della repubblica di Vicenza. Il procuratore della Repubblica, Antonino Cappelleri, che coordina la complessa inchiesta sulla vecchia gestione Zonin della ex popolare vicentina, appresa la notizia, ha espresso un “grandissimo rispetto per la persona che si è tolta la vita. Agli altri azionisti posso solo dire che stiamo facendo di tutto per fare chiarezza e per arrivare in fondo al procedimento penale”.

E’ doveroso, infatti,  il rispetto, oltre che per  Bedin anche per tutti coloro, azionisti, obbligazionisti e pensionati, che sono stati truffati, vedendosi mangiare da un giorno all’altro i loro soldi per colpa dell’amministrazione delle banche e di chi non aveva controllato come doveva. Di sicuro sarebbe stato più giusto che quei soldi, Bedin, avesse potuto scegliere di destinarli a chi voleva… piuttosto che regalarli  ad una banca.

Sono almeno 1.500 le persone che potrebbero costituirsi parte civile

Il presidente dell’Adusbef, Elio Lannutti.

Sulla banca vicentina sono state presentate denunce,  esposti e querele da parte dei soci: sarebbero almeno 1.500 le persone che in caso di processo contro gli ex amministratori della Banca (sono sei i manager  indagati per aggiotaggio e ostacolo agli organi di vigilanza) potrebbero costituirsi parte civile.

Il presidente dell’Adusbef, Elio Lannutti, ha commentato la notizia del suicidio di Antonio Bedin, parlando di “ennesima tragedia”, “addebitabile all’inerzia collusiva se non vera e propria complicità di Consob, Bankitalia, Procura di Vicenza”. Lannutti ha denunciato che Consob, Bankitalia e Procura di Vicenza “non hanno impedito, nonostante specifiche denunce dell’Adusbef, le scorribande finanziarie di Zonin, lo spiccia faccende del Governatore Visco, le cui incredibili ed inaccettabili protezioni istituzionali, di un sistema Veneto permeato da corruzione e d’illegalità, devono essere accertate”. E ha aggiunto : “Per onorare la memoria di Antonio Bedin non bastano le frasi di circostanza di coloro, come i magistrati di Vicenza, che non hanno fatto nulla, seppur sollecitati, per impedire uno scandalo finanziario di 18,9 miliardi di euro addossato a 210.000 azionisti di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza”. Secondo Lannutti “occorre accertare la verità dei fatti e l’inerzia della Procura di Vicenza, che non ha impedito, seppur sollecitata, la più grande truffa del dopoguerra mai realizzata in una sola regione la cui inerzia collusiva vecchia e nuova, ha lasciato a piede libero tutti i protagonisti del più grande crac, di molto superiore a quello della Parmalat, nella Regione Veneto”.

Zaia: “Un territorio che ha perso circa 11 mld di ricchezza”

La storia di Bedin ricorda quella di Luigino D’Angelo, l’ex operaio Enel di 68 anni che a dicembre si impiccò nella sua casa di Civitavecchia. Anche in quel caso il pensionato lasciò una lettera ai familiari nella quale spiegava di aver perso 100mila euro investiti in obbligazioni subordinate, di cui era stato azzerato il valore, della Popolare dell’Etruria e del Lazio, uno dei quattro istituti in crisi salvati dal governo con il decreto Salva banche.

Una quindicina di giorni fa, per fortuna, era stato  evitato l’epilogo drammatico di un piccolo risparmiatore dell’altra Popolare Veneto Banca. L’uomo, esasperato dalle perdite subite con le azioni, si era presentato nella sede centrale dell’istituto, a Montebelluna, chiedendo di incontrare il direttore generale, Cristiano Carrus. Al suo rifiuto aveva minacciato di suicidarsi iniettandosi con una siringa una dose di insulina, ma era stato bloccato dall’intervento dei carabinieri.

Il direttore generale di Veneto Banca, Cristiano Carrus.

Il governatore del Venet, Luca Zaia, commentando la notizia, ha dichiarato: “E’ un’autentica tragedia avere un territorio che ha perso circa 11 miliardi di euro di ricchezza dal crollo delle azioni della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca”. “Stiamo parlando di 205mila azionisti e di due istituti che i veneti consideravano sicuri”. “Voglio ricordare che la legge chiama Bankitalia come controllore delle Popolari. Per cui penso che questo sia il minimo. Se poi 5-6 miliardi di euro sono inezie per la Banca d’Italia non lo sono per noi veneti, ma sono il frutto del sudore e dei sacrifici della nostra gente”. Per Zaia, iniziando dai piccoli risparmiatori, il governo “deve fare un intervento straordinario per queste persone che hanno perso tutto, un intervento che non è finanziario ed economico ma sociale”.

Rienzi: “La Procura deve indagare per istigazione al suicidio”

Il governatore del Veneto, Luca Zaia.

Il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, ha parlato di “un caso di suicidio che pare connesso alla perdita dei risparmi di una vita”, “un episodio grave per il quale è necessario accertare eventuali responsabilità da parte di soggetti pubblici e privati”. E ha dichiarato che “la Procura della Repubblica di Vicenza deve indagare per la fattispecie di istigazione al suicidio”, per accertare se vi siano stati comportamenti da parte di terzi che abbiano spinto direttamente o indirettamente l’uomo a compiere il gesto.

il presidente del Codacons, Carlo Rienzi.

Il presidente delle Associazioni Soci Banche Popolari Venete, don Enrico Torta, da anni in prima linea al fianco dei piccoli risparmiatori travolti dal fallimento delle banche, in un’intervista al telegiornale di Tv2000, ha commentato il suicidio di Bedin, dichiarando: “Salvare le banche e non le persone è una bestemmia. Le persone vengono prima dei soldi e una banca vada pure in fallimento”. E ha aggiunto: “Mi domando chi risponderà di questi suicidi? Sono persone che hanno una fragilità fisica o psicologica che davanti alla truffa sui sacrifici di una vita si trovano davanti un muro d’oscurità in cui perdono la testa. Davanti a questa realtà i prossimi mesi saranno disastrosi, aspettiamo che si uccidano decine di persone? Aspettiamo che la gente vada in manicomio o che le famiglie vengano ridotte ad un abbattimento morale tale da non avere più la forza di sorridere?”. Don Torta ha concluso: “Sono migliaia le persone che hanno ricevuto questo furto. E chi ruba ha il dovere morale di poter ridare i soldi che sono stati rubati. Questo problema deve essere risolto perché potremmo anche trovarci davanti a situazioni di cui vergognarci”.

I circa 119mila ex azionisti hanno acquistato i titoli ad un prezzo altissimo

Il presidente delle Associazioni Soci Banche Popolari Venete, don Enrico Torta.

I circa 119mila ex azionisti della Banca Popolare di Vicenza hanno acquistato i titoli ad un prezzo altissimo fissato dall’assemblea (per uso delle Popolari), a volte pagandoli con prestiti concessi appositamente dalla stessa banca. Dopo le svalutazioni del 2014 e soprattutto dopo l’ultima ricapitalizzazione da 1,5 miliardi in seguito alla quale la banca è finita in mano al fondo Atlante, il valore dei loro investimenti è crollato. Il valore delle azioni nell’aprile 2015 è stato ridotto a 48 euro. A febbraio il prezzo di recesso è stato fissato a 6,3 euro. Poi lo scorso aprile è stato sottoscritto un aumento di capitale a 10 centesimi ad azione. Sugli ex vertici, a partire dall’ex presidente Gianni Zonin, è in corso un’inchiesta per aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza e associazione a delinquere.

Il presidente della Consob, Giuseppe Vegas.

La trasmissione televisiva La Gabbia su La7, mercoledì 15 giugno,  ha mandato in onda un servizio sul caso del presidente della Consob, Giuseppe Vegas, che “non molla la poltrona”. Dopo che le associazioni dei consumatori, il gruppo delle Vittime del salva banche, il Movimento 5 Stelle e infine la trasmissione Report su Rai 3, condotta da Milena Gabanelli, avevano chiesto un passo indietro a Vegas, il governo ha chiesto le sue dimissioni, accusandolo di non aver difeso i risparmiatori. La contestazione più pesante addotta a Vegas (dopo che i risparmiatori che hanno investito in obbligazioni subordinate delle quattro banche salvate dal governo hanno perso tutto) è stata la scelta di non  applicare i cosiddetti scenari probabilistici, cioè l’indicazione sintetica delle probabilità di guadagnare o perdere su un titolo. Secondo Federconsumatori e Adusbef “se i risparmiatori di Banca Etruria o di Banca Marche avessero ricevuto tali prospetti, avrebbero saputo che esisteva un elevatissimo rischio di veder andare in fumo i propri risparmi”. Si parlava infatti di un 2-3% di probabilità di guadagno a fronte di un 70% di probabilità di perdita.

Vegas ha assolto se stesso e l’autority dalla responsabilità

Vegas nella recente relazione annuale al mercato ha assolto se stesso e l’autority dalla responsabilità di non aver vigilato sulla vendita di strumenti rischiosi a persone che non erano in grado di comprendere che avrebbero potuto perdere tutto, sostenendo che la colpa è addebitabile a Bruxelles, che ha “bocciato più volte” lo strumento degli scenari probabilistici ritenendolo “scientificamente inaffidabile e poco efficace ai fini della tutela dei risparmiatori”. Ma questo non è vero, perchè le autorità europee, pur non rendendoli obbligatori, non ne hanno nemmeno mai vietato l’utilizzo. In un documento del 2011 mostrato da Report, una “nota informativa per il presidente”, Vegas fa sue le richieste delle aziende del settore disponendo l’eliminazione degli scenari probabilistici di rendimento dai prospetti relativi agli investimenti.  Come se non bastasse il documento conclude ricordando che l’orientamento “troverà la prima applicazione con l’istruttoria relativa all’istanza di autorizzazione del documento relativo all’offerta pubblica di scambio proposta dalla Popolare di Vicenza su polizze Berica”. Il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, in merito alla richiesta di dimissioni di Giuseppe Vegas, avanzata dalla conduttrice di Report, dai microfoni di  Radio24  ha ribadito le critiche sulla gestione della Consob circa il tema “obbligazioni”.

Rienzi: “Vegas deve dimettersi e rispondere nelle sedi opportune”

Il ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda.

Il presidente dell’autorità in reazione alle critiche che il ministro dello sviluppo economico gli ha lanciato, ha dichiarato: “Prendo atto delle pressioni politiche esercitate nei miei confronti da alcuni esponenti di governo sono sollecitazioni che prendono mosse da ricostruzioni mediatiche alle quali ho già replicato e ritengo di aver dimostrato l’infondatezza delle accuse”. “Non credo che stia al governo commentare sulle istituzioni indipendenti, però degli errori gravi sono stati fatti”. “Presiedo un’autorità di vigilanza che il Parlamento ha voluto indipendente fin dalla sua legge istitutiva del 1974. Tutti i suoi atti sono pubblici, motivati e appellabili. L’Istituto ha sempre operato con l’unico obiettivo di perseguire i suoi fini istituzionali, fissati dalle norme nazionali ed europee”.

Consoli ha chiesto il pagamento di 3,46 milioni di euro

L’ex ad di Veneto Banca, Vincenzo Consoli.

Il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, in una nota, ha dichiarato: “Il Governo, dopo aver creato il pasticcio del salvataggio delle 4 banche, scarica la Consob e volta le spalle all’organismo di controllo. Ora Giuseppe Vegas non ha più scelta: deve dimettersi e poi rispondere nelle sedi opportune dei danni prodotti ai risparmiatori”.

Tutto molto triste ma non finisce qui. Sempre la trasmissione televisiva La Gabbia su La7 e sempre lo scorso mercoledì, ha mandato in onda un altro interessante servizio, sul caso del manager Vincenzo Consoli, ex ad di Veneto Banca. Dopo le perdite miliardarie di Veneto Banca, Consoli di recente, tramite i propri legali, ha chiesto il pagamento di 3,46 milioni di euro che non gli sono stati riconosciuti per le sue dimissioni di fine luglio del 2015. All’ex ad e poi direttore generale della banca sono stati riconosciuti per i sette mesi di lavoro del 2015,  730mila euro comprensivi dell’indennità di mancato preavviso da 150mila euro non rispettando gli accordi del 31 luglio. Il patto di risoluzione consensuale prevedeva infatti l’elargizione complessiva di 3,65 milioni di euro. Quel denaro comprendeva 1,8 milioni di patto di non concorrenza, 900mila euro a titolo transattivo, 761 mila euro di penale per la banca per la risoluzione anticipata e l’indennità di mancato preavviso. Gli sono stati pagati invece solo lo stipendio base per i 7 mesi e l’indennità di mancato preavviso. I nuovi vertici consapevoli del disastro della banca, a gennaio del 2016, si sono avvalsi delle clausole su malus e claw back per non pagare i corrispettivi dovuti a Consoli.

 

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