Pubblico impiego. Raggiunto l’accordo tra Aran e sindacati

Pubblico impiego. Raggiunto l’accordo tra Aran e sindacati

Al termine di un incontro  che si è chiuso nella notte, da Aran e sindacati è stato firmato l’accordo che riduce i comparti del pubblico impiego da 11 a 4: “Funzioni centrali, Funzioni locali, Sanità e Istruzione e ricerca”.

Madia: “Sistema contrattuale innovativo”

In un tweet, dopo l’intesa, il ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, ha scritto: “Si è chiuso l’accordo sulla riduzione a quattro comparti”. “Sistema contrattuale più semplice e innovativo per lavoratori pubblici e Paese”. Cgil, Fp Cgil e Flc Cgil, in una nota appena successiva alla firma, dopo 17 ore di trattativa, hanno commentato. Ora che è stata raggiunta l’intesa sui comparti “il governo non ha più alibi: si rinnovino i contratti pubblici e lo si faccia subito, mettendo le risorse necessarie. Il sindacato ha fatto la sua parte, adesso tocca al governo fare la sua”.

Il ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia.

Il ministro della Pubblica Amministrazione, aveva più volte rimarcato  che la sottoscrizione dell’intesa era il tassello che mancava prima di poter riaprire il tavolo per il rinnovo dei contratti. Nella nota dei sindacati si legge ancora: “La diminuzione del numero dei comparti risponde ad una idea di aggregazione di settori, coerente con la politica di riduzione dei contratti. L’augurio, e il nostro impegno adesso, è che i contratti di settore, che per adesso costituiscono filiere pubbliche, possano essere integrati anche con i settori privati”. Secondo la Cgil e le categorie Fp e Flc un “importante risultato è l’istituzione del comparto “Istruzione e Ricerca” all’interno del quale per la Cgil si riconoscono e salvaguardano i principi di libertà di insegnamento, autonomia della ricerca e valorizzazione delle diverse specificità contrattuali di scuola, università, ricerca ed Afam”.

I segretari generali della Cgil, Susanna Camusso e la segretaria generale della Fp Cgil, Rossana Dettori.

Le operazioni di accorpamento hanno riguardato il primo (ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici) e l’ultimo settore (prima scuola, ricerca, università e Afam erano distinte). La presidenza del Consiglio rimane distinta. La riduzione dei comparti determina anche la riduzione delle aree dirigenziali, sempre a quattro, seguendo quanto previsto dalla legge Brunetta e rimasto finora solo su carta. Per salvaguardare specifiche professionalità all’interno dei comparti, ognuno avrà il suo contratto, a una parte “comune” potranno essere affiancate parti “speciali”. Quanto alla rappresentatività sindacale all’interno dei nuovi comparti è prevista una fase transitoria, che fa salve le ultime elezioni delle Rsu, ma resta ferma la soglia del 5% di deleghe e voti.

Possibilità di alleanze e fusioni con altri sindacati

Per alcune sigle sindacali più piccole, che magari erano rappresentative in un comparto ora diluito in uno più grande, ciò può determinare il rischio di scomparire. Per questo nell’accordo è stata stabilita la possibilità di alleanza, fusioni, con altri sindacati, da portare a termine entro tempi precisi. La legge di Stabilità per il 2016 destina al capitolo 300 milioni, una cifra considerata sin dall’inizio insufficiente per i sindacati, che ora concentrano le loro attenzioni sul nuovo Def e sulla prossima finanziaria. I contratti nel pubblico impiego sono bloccati dai sei anni. La Corte Costituzionale si è pronunciata a riguardo con una sentenza nel luglio del 2015 giudicando il blocco non più legittimo.

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Susanna Camusso.

La Cgil, nel comunicato, ha definito in generale l’accordo “innovativo”. Non mancano tuttavia “elementi critici”. Il primo è “l’autonomia della Presidenza del consiglio. Per questa via, infatti, il governo applica la legge Brunetta per difendere una un bacino ristretto di lavoratori”. Il secondo punto, riguarda invece “i dirigenti tecnici professionali amministrativi della sanità. Non siamo, infatti, d’accordo che si riunifichi questa parte della dirigenza della sanità con quella delle autonomie locali”. e ribadisce che adesso “la sfida” è “il rinnovo dei contratti nazionali, noi siamo pronti, da subito.

Il segretario confederale della Uil, Antonio Foccillo.

L’Aran convochi i sindacati e apra le trattative. I lavoratori hanno diritto al rinnovo, i cittadini hanno diritto a migliori servizi”. Anche il segretario confederale della Uil, Antonio Foccillo, ha commentato l’intesa raggiunta tra sindacati e l’Agenzia che rappresenta il governo nelle l’intesa raggiunta tra sindacati e l’Agenzia che rappresenta il governo nelle  trattative sul pubblico impiego, dicendo: L’intesa sui comparti adesso è stata raggiunta.

Foccillo: “Troppe ancora le incognite”

Il Governo dimostri che ha la volontà di rinnovare i contratti”. Il sindacalista, riferendosi ai rinnovi contrattuali, ha aggiunto: “Troppe ancora le incognite sia sul piano economico che su quello normativo”. E ha rivendicato: “Noi, con molta responsabilità, come abbiamo dimostrato anche nella lunga e faticosa trattativa siamo disponibili a confrontarci e trovare le soluzioni per risolvere finalmente questa annosa questione”. Dunque adesso, aggiunge Foccillo, “vogliamo un contratto pieno e soddisfacente per i lavoratori che aspettano da troppi anni di rinnovarlo”.

 

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