Ue. Tsipras: “sanzioni per chi viola i trattati”

Ue. Tsipras: “sanzioni per chi viola i trattati”

 

Il presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk e il primo ministro greco, Alexis Tsipras.

 

Oggi il presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, è in visita in Grecia

La Grecia è parte di Schengen

per discutere delle nuove direttive dell’Unione Europea per la gestione dei flussi di migranti dal Medio Oriente. Si tratta della seconda visita ad Atene in 16 giorni. Stamattina, al termine dell’incontro con il primo ministro greco, Alexis Tsipras, Tusk ha tenuto una breve conferenza stampa in cui si è rivolto direttamente ai “migranti economici”, cioè a quelle persone che migrano in Europa per cercare condizioni di vita o lavorative migliori. Il presidente del Consiglio europeo ha chiarito: “La Grecia o ogni altro Paese europeo non sarà più un Paese di transito. Le regole di Schengen torneranno ad essere messe in atto”. Se fosse vero i migranti resterebbero bloccati in Grecia, Paese che certo non vogliono come propria destinazione finale. Il presidente del Consiglio Europeo ha  bacchettato anche il governo di Atene, dicendo: “Come abbiamo concordato due settimane fa” (nel corso dell’ultima riunione dei leader) “dobbiamo mettere fine al cosiddetto processo del lasciar passare” i migranti, cosa che “sta succedendo anche mentre parliamo”. Ma è vero anche che “la Grecia e il popolo greco stanno pagando un prezzo molto alto per un problema che non hanno creato”. Tusk ha assicurato che “L’Unione europea non lascerà la Grecia da sola”, perchè “Escludere la Grecia da Schengen non è né un fine né un mezzo in questa crisi. La Grecia è parte di Schengen, dell’area euro e dell’Unione europea e lo rimarrà”. Il presidente del Consiglio Europeo, rivolgendosi poi alle altre capitali, ha continuato spiegando che, perché la situazione possa migliorare, occorre piuttosto “costruire un consenso europeo basato su decisioni e regole comuni”.  “Dobbiamo evitare divisioni tra noi perché queste non ci portano in alcun modo più vicini a una soluzione, ma erodono soltanto la fiducia”. Così le “decisioni unilaterali senza coordinamento preventivo, per quanto comprensibili nel contesto nazionale, sono nei fatti dannose per lo spirito di solidarietà europeo”. Rivolgendosi ai migranti economici Tusk ha detto di “Non venire in Europa”, aggiungendo: “Non mettete a rischio i vostri soldi e le vostre vite: significa giocarsi tutto per non avere niente. La Grecia, come ogni altro paese europeo, non sarà più un paese di transito. Le regole di Schengen torneranno in vigore”. Poco dopo il presidente del Consiglio Europeo, ribadendo l’invito ai migranti, ha twittato: “Appello ai migranti economici potenzialmente illegali: non venite in Europa. Non date retta ai contrabbandieri. Nessun Paese europeo sarà un Paese di transito”. E, in un altro messaggio ha scritto: “La Ue non lascerà la Grecia da sola. Dò il benvenuto allo Strumento europeo di assistenza per l’emergenza da 700 milioni di euro (annunciato ieri dalla Commissione, ndr) per affrontare le crisi umanitarie, anche in Grecia”.

Quello dei cosiddetti “migranti economici” è un problema citato da molti esperti di immigrazione, che spiegano in sostanza che un flusso enorme come quello di questi mesi diventa ancora più complicato da gestire se prevede il dispendio di risorse ed energie per persone la cui domanda di ingresso nell’Unione Europea verrà quasi certamente rifiutata.

Nella breve conferenza stampa dopo l’incontro, quando è stato il suo turno, il premier greco, Alexis Tsipras, ha annunciato che nel vertice straordinario di lunedì chiederà di introdurre “sanzioni” per i Paesi che non rispettano il “principio fondamentale” dell’Unione europea sulla “ripartizione solidale dei carichi” fra gli Stati membri. Il premier greco ha insistito: “Chiediamo che le azioni unilaterali finiscano in Europa”. Tsipras ha definito “provocatorio” il rifiuto di alcuni Stati membri dell’Ue a partecipare al ricollocamento di rifugiati già ospitati in Italia e Grecia e ha invitato l’Unione europea ad applicare rapidamente gli accordi. Il richiamo era rivolto ad Austria e paesi dell’Est che con la loro chiusura hanno scatenato l’ingorgo balcanico che sta mettendo a dura prova Atene. Senza mai citare nè Austria, nè paesi dell’Est, il premier greco ha però sottolineato che le decisioni unilaterali messe in atto nelle ultime due settimane “si aggiungono al palese e persino provocatorio rifiuto di molti paesi di partecipare al processo migratorio” e “hanno persino indebolito” la gestione dei flussi migratori. Tsipras ha detto: “Speriamo che si riconosca che la Grecia non può assumersi da sola il carico. Il Trattato di Lisbona prevede la ripartizione solidale degli incarichi”, affermando: “Abbiamo rispettato le nostre promesse e aspettiamo le sanzioni per chi non lo fa”. “Faremo tutto il possibile perché si rispetti l’accordo di Schengen sulla libera circolazione e la convenzione di Ginevra sui rifugiati. Non obbligheremo nessuno a tornare indietro in mare, mettendo in pericolo la vita dei bambini”, ha detto.

Dopo l’incontro con Tsipras, domani, il presidente Tusk sarà a colloquio con il premier turco, Ahmet Davutoglu, a Istanbul. Poi Tusk completerà il giro delle capitali della rotta balcanica. Annunciando lo spostamento in Turchia, il presidente del Consiglio europeo ha sottolineato che “il piano d’azione comune resta una priorità” e che “dobbiamo fare tutto il possibile perché abbia successo”, specificando che “Questo alla fine significa che gli alti numeri che stiamo vedendo devono scendere e rapidamente. In termini concreti significa anche che dobbiamo aumentare i ritorni dei migranti irregolari che arrivano in Grecia dalla Turchia”.

Mercoledì scorso, prima della visita di oggi in Grecia, Tusk è stato in Croazia dove, a Skopje, ha avuto un meeting con il Presidente Gjorge Ivanov. Il presidente del Consiglio Europeo aveva ammesso che Croazia e Europa si trovano ad affrontare una sfida enorme oggi con l’afflusso senza precedenti di rifugiati e migranti. Si tratta di una crisi che sta testando la nostra Unione ai limiti e che sta provocando tensioni tra gli Stati membri e nei paesi vicini. Dobbiamo evitare l’illusione che al posto del pieno rispetto delle regole di Schengen, ci potrebbe essere un’altra soluzione europea, facile e conveniente. Rispettare le norme di Schengen non risolverà la crisi di migrazione. Ma senza di essa non abbiamo alcuna possibilità di risolverlo. Di conseguenza, gli Stati membri dovrebbero rifiutare l’ingresso a cittadini di paesi terzi che non soddisfano le condizioni necessarie. Dobbiamo gestire l’afflusso in maniera responsabile e in modo coordinato. Inoltre, è urgente mobilitare tutti gli Stati membri per aiutare ad affrontare la situazione umanitaria dei migranti in Grecia e lungo il percorso dei Balcani occidentali. Vorrei anche cogliere l’occasione per dire che l’UE capisce la situazione difficile delle autorità di Skopje. Non possiamo e non dovremmo lasciarli soli in questa situazione. Al nostro prossimo vertice, lunedì con la Turchia, dobbiamo fare tutto ciò che possiamo per rendere il piano d’azione UE-Turchia il nostro successo comune. Dipenderà soprattutto da un calo evidente e significativo degli arrivi.

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