Migranti. La Turchia alza la posta

Migranti. La Turchia alza la posta

 

Il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, il premier Ahmet Davutoglu e il presidente del consiglio europeo, Donald Tusk.

 

Il vertice straordinario dei leader Ue con la Turchia sulla crisi dei migranti,

Posizioni inconciliabili

che sarebbe dovuto durare mezza giornata, oggi  si è chiuso con un’intesa di principio, un modo per prendere tempo fino al prossimo vertice del 17 e 18 marzo. Vista l’inconciliabilità delle posizioni, infatti, i lavori sono stati sospesi per consultazioni, con l’obiettivo di trovare il consenso su un nuovo testo di dichiarazione. Per la cancelliera tedesca Angela Merkel si è trattato di “un’intesa sui principi generali che dovranno essere tradotti in iniziative”. In realtà il negoziato tra i 28 leader europei si è  rivelato un nulla di fatto di fronte alla nuova proposta di Ankara concordata all’ultimo minuto dal premier Ahmet Davutoglu con la cancelliera tedesca Angela Merkel ed il premier olandese Mark Rutte, nella notte che ha preceduto il vertice Ue. Merkel e Rutte, col sostegno del presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, hanno spinto perchè si  arrivasse ad un accordo, a costo di andare avanti ad oltranza.  Deluso il presidente del consiglio europeo, Donald Tusk, che si è sentito scavalcato, dopo essersi speso alla ricerca di un’intesa, con il lavoro condotto in prima persona la settimana scorsa. La Turchia, che già ospita due milioni di rifugiati, ha proposto all’Ue un sistema di reinsediamenti secondo uno scambio di “uno a uno'”, dicendosi disposto a riprendere tutti i migranti che hanno raggiunto illegalmente l’Ue da una certa data in poi (e non in modo retroattivo) – sia quelli economici che i richiedenti asilo – ma per ogni profugo siriano riammesso, chiede che i Paesi dell’Unione ne accolgano uno in modo legale dal suo territorio. In contropartita Ankara ha chiesto tre miliardi aggiuntivi (oltre ai tre già previsti) per il 2018, che l’Europa dovrebbe stanziare sulla base di progetti per migliorare le condizioni di vita dei profughi; l’apertura di cinque capitoli per il processo di adesione Ue (gli stessi indicati già a novembre); la liberalizzazione dei visti a giugno, anziché ottobre; e “aree umanitarie sicure'” in Siria.

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