Consiglio europeo. Renzi: “Il terzo in un mese”

Consiglio europeo. Renzi: “Il terzo in un mese”

 

Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi.

 

L’aula della Camera ha data il via libera

Le istituzioni europee hanno bisogno di nuova energia

alla risoluzione di maggioranza sulle comunicazioni del presidente del Consiglio Matteo Renzi in vista del prossimo Consiglio europeo del 17 e 18 marzo 2016. Il documento è stato approvato con 297 sì, 152 no e 11 astenuti. Nella replica alla Camera, il premier ha affermato: “Il Consiglio europeo si riunisce per la terza volta in un mese, già questo è un segnale che qualcosa non va, innanzitutto nel metodo prima che nel merito: il Consiglio europeo è abituato a prendere decisioni che devono essere eseguite e ciò non sta accadendo, nell’immigrazione ma anche in altri settori”. Renzi ha proseguito: “Questo pone una grande questione che l’Italia ha evidenziato. Siamo fiduciosi, avendo ascoltato le risposte dei colleghi, che finalmente si potrà impostare un metodo diverso ma prendiamo atto che l’ordine del giorno è sostanzialmente lo stesso degli ultimi, quello straordinario del 7 marzo e quello di febbraio e gli incontri svolti nelle settimane precedenti”. “Questi incontri dimostrano che le istituzioni europee hanno bisogno di nuova energia e di un deciso cambio di organizzazione dei propri lavori”. Il premier  ha aggiunto: “Sui sistemi istituzionali prima o poi qualcuno farà una riflessione scoprendo che quello italiano rischia di essere il più stabile con buona pace delle tante critiche”, spiegando che “Le istituzioni in molti Paesi non riescono più ad avere un governo in grado di rappresentarli”. Renzi ha registrato la situazione di “ingovernabilità” sopravvenuta in molti Paesi europei, dal Portogallo alla Spagna fino alla Slovacchia. E ha dichiarato: “E’ nostra intenzione proporre ai più alti livelli, anche accademici, una discussione sulla politica economica europea: oggi finalmente c’è qualche piccolo segnale nella giusta direzione, ma ancora decisamente troppo timido in una contingenza in cui l’economia globale sembra rallentare, non più per le difficoltà dei Paesi trainanti ma di quelli emergenti”. E ha spiegato che in una “situazione di deflazione impressionante” per abbassare le tasse “in un momento in cui stai facendo una spending review che ha toccato i 25 miliardi devi dare quegli elementi di flessibilità che portano a fare un’operazione sulla pressione fiscale eventualmente anche in deficit ma senza superare il limite visto che nel 2016 siamo il paese con il deficit più basso”.

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