Polonia. “Dopo Bruxelles nessun migrante”

Polonia. “Dopo Bruxelles nessun migrante”

 

La cancelliera tedesca, Angela Merkel e il premier polacco, Beata Szydlo.

 

Mentre gli inquirenti proseguono le indagini nella capitale belga, non si interrompe il flusso di informazioni

Szydlo: “I terroristi si prendono gioco dell’Unione”

che giunge da Bruxelles, utile per la ricostruzione di quanto accaduto. Quello che le indagini stanno cercando di mettere in luce è se esistano collegamenti tra l’organizzazione che ha pianificato gli assalti di Parigi del 13 novembre scorso e la strage di Bruxelles.

Il procuratore belga, Frederic Van Leuw, ha detto che nell’appartamento perquisito ieri nel quartiere di Schaerbeek, scoperto grazie alla testimonianza del tassista che ha portato i tre sospetti all’aeroporto di Zaventem, è stato trovato un arsenale per confezionare ordigni esplosivi. In particolare sono stati rinvenuti 15 kg di esplosivo di tipo Tatp, 150 litri di acetone, 30 litri di acqua ossigenata, detonatori, una valigia piena di chiodi e viti e altro materiale. L’esplosivo di tipo Tatp (che si confeziona con acetone e altri agenti chimici facilmente  reperibili) è lo stesso utilizzato negli attentati di Parigi e questo  ha fatto pensare a un possibile coinvolgimento degli stessi attentatori. Uno degli attentatori, Naijim Laachraoui, identificato attraverso il dna, le cui ricerche sono ancora in corso, è lo stesso artificiere della strage di Parigi.

Secondo l’emittente Vtm, che ha citato fonti dell’intelligence di Baghsdad, gli attacchi di Bruxelles “sono stati pianificati due mesi fa a Raqqa, in Siria” per il giorno di Pasquetta. Bruxelles, tuttavia, “non era indicata tra gli obiettivi”. Sarebbe finita nel mirino dei terroristi “a causa dell’arresto di Salah” e per questo sono stati anticipati. Ora, dopo l’arresto di Salah Abdeslam, gli inquirenti sono ancora alla ricerca dei due terroristi che hanno organizzato gli attentati parigini: Mohamed Abrini e Najim Laachraoui, anche noto come Soufiane Keyal.

Il ministro degli Esteri belga, Didier Reynders, ha rivelato che nel covo di Moleenbeek, dove è stato individuato Abdeslam, sono stati trovati indizi che hanno fatto supporre che il terrorista stesse collaborando alla progettazione di nuovi attacchi, ricostruendo, durante i quattro mesi di latitanza, attorno a sé un network di jihadisti.

Lo stesso presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha rivelato che uno dei due fratelli attentatori, Ibrahim Bakraoui, sarebbe stato già fermato in Turchia e segnalato ma rilasciato dal Belgio.

L’Associated Press ha appreso da fonti delle sicurezza europee ed irachene che l’Isis ha addestrato e inviato in Europa circa 400 combattenti, sparsi tra Germania, Gran Bretagna, Italia, Danimarca e Svezia. Si tratta di cellule interconnesse (come quelle di Parigi e Bruxelles) con l’ordine di scegliere i luoghi, i tempi e i metodi di attacco.

Il commissario europeo, Dimitris Avramopoulos, questa mattina aveva annunciato che si stava lavorando per una riunione “nei prossimi uno-due giorni”. Da fonti europee si apprende  che è stato convocato per domani alle 16un consiglio straordinario dei ministri dell’interno europei.

Uno dei tre italiani rimasti feriti dall’esplosione delle bombe ieri mattina a Bruxelles, l’architetto padovano Marco Semenzato, che lavora come consulente al Dipartimento educazione e cultura della Commissione europea, rientrando in Italia, ha raccontato i terribili momenti dell’attentato dicendo : “come tutti i giorni stavo andando al lavoro, sono sceso dalla metro, ho fatto due passi per imboccare le scale ed uscire ed è esplosa la bomba”. “Per fortuna  l’onda d’urto mi ha preso alle spalle e sono stati protetto dallo zainetto. Sono rimasto bruciato al volto e alle mani”, “Sembravamo dei topi in gabbia”.

 

 

Intanto la Polonia, che finora aveva accettato di accogliere i rifugiati, ha fatto un passo indietro. La premier polacca, Beata Szydlo, infatti, ha dichiarato alla tv privata Superstacja: “Dopo quanto accaduto ieri a Bruxelles” non siamo d’accordo “nell’accogliere alcun gruppo di migranti”. A partire dallo scorso anno, il governo della Polonia, ha avuto l’obbligo di accettare il trasferimento di 7.000 rifugiati provenienti da Grecia e Italia, a seguito del sistema di quote creato dalla Commissione europea. L’allora premier polacca, la liberal-conservatrice Ewa Kopacz, dopo le trattative con l’Unione Europea, aveva accettato di accogliere i profughi e quest’anno aveva già aperto le porte ai primi 400 richiedenti asilo. Ora, a causa degli attacchi terroristici avvenuti a Bruxelles, la Polonia ha deciso che non parteciperà più al sistema di ricollocamento dei migranti nell’Ue. Secondo Szydlo non si può accettare che “migliaia di sconosciuti entrino nel nostro continente sperando di migliorare la propria vita, dato che tra di loro ci potrebbero essere dei terroristi”. La premier ha criticato la cancelliera tedesca, Angela Merkel, per “avere accettato i migranti”. E ha aggiunto che “L’Europa non è in grado di affrontare questa enorme crisi e lo dimostra il fatto che solo venerdì 18 marzo, al termine del vertice Ue, i leader europei sono tornati nelle loro rispettive capitali con la sensazione di aver trovato un buon compromesso grazie all’accordo con la Turchia”, “Poi improvvisamente, passano un paio di giorni, e i terroristi si prendono gioco dell’Unione”. Lo scorso 8 marzo, l’Ombudsman per i diritti umani, Adam Bodnar, aveva denunciato alla radio pubblica polacca Polskie Radio l’escalation di odio verso gli stranieri nel Paese, dagli episodi di violenza fisica a sfondo razziale, all’alto numero di commenti razzisti sul web che riguardano l’immigrazione e la crisi dei rifugiati.  La questione di sicurezza posta dalla premier Szdlo, non ha nessun fondamento ma nasconde solo l’ostilità della Polonia verso i migranti.

La polizia belga, infatti, ha identificato i terroristi degli attacchi all’aeroporto di Zaventem e alla stazione metro di Maelbeek. Khalid Bakraoui aveva la doppia cittadinanza belga e delle Bahamas, parlava francese e arabo e, dunque, non era un migrante. Ibrahim Bakraoui aveva la cittadinanza belga. Najim Laachraoui  aveva la cittadinanza belga e quindi non era un migrante. Mohamed Abrini, sospettato di aver preso parte alla strage di Bruxelles e a quella di Parigi, è belga e neanche lui è un migrante. Mohamed Belkaid, morto nell’operazione che ha portato all’arresto di Salah Abdeslam, era algerino, e non un migrante. Lo stesso si può dire degli attentatori di Parigi che provocarono i fatti del 13 novembre. Ora c’è il  rischio che la paura generi un’ondata di intolleranza nei confronti dei profughi.  Dopo la chiusura dei confini  lungo la rotta Balcanica, infatti, altri Paesi potrebbero decidere di impedire l’ingresso dei migranti. L’annuncio della Polonia di voler chiudere le frontiere, potrebbe essere solo l’inizio di una nuova ondata di paura.

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