Austria. Dopo il Brennero, barriere con l’Ungheria

Austria. Dopo il Brennero, barriere con l’Ungheria

La marcia dei profughi da Budapest fino in Austria.

Lunedì scorso, al Brennero, l’Austria ha iniziato i lavori per la costruzione di una barriera per limitare, in caso di necessità, l’accesso di migranti provenienti dall’Italia. Il capo della polizia tirolese Helmut Tomac, all’agenzia Apa, aveva  spiegato che la struttura avrebbe avuto una lunghezza di 250 metri e avrebbe compreso l’autostrada e la strada statale.

I controlli potrebbero partire a fine maggio

Per questo sono stati smontati i guardrail e modificata la segnaletica stradale. Secondo Tomac i controlli potrebbero partire a fine maggio, ma sarà il ministero degli interni a stabilire l’effettivo avvio. I controlli del traffico leggero e pesante saranno effettuati in un parcheggio a nord del confine. Nei prossimi giorni sarà anche allestito un centro di registrazione.

Il ministro della Difesa, Hans Peter Doskozil.

L’Austria è preoccupata dalla prospettiva che nel 2017 l’Italia sarà invasa da circa trecentomila migranti in fuga dalla Libia se il governo d’unità nazionale, presieduto da Sarraj, fallisca nel processo di stabilizzazione interna. Ciò implica un giudizio poco lusinghiero nei confronti della capacità e volontà italiana di assolvere i propri compiti d’identificazione, controllo e gestione del fenomeno. C’è da aggiungere che nel Paese sta crescendo un forte sentimento xenofobo e la classe politica dirigente sembra non volersi alienare il sostegno elettorale dal momento che gli austriaci dovranno recarsi alle urne molto presto. Le implicazioni di carattere economico, conseguenti all’irrigidimento della circolazione al confine, però, sarebbero pesanti e colpirebbero duramente gli scambi commerciali transfrontalieri e il settore turistico.

Il ministro dell’Interno austriaco, Johanna Mikl-Leitner e il ministro della Difesa, Hans Peter Doskozil.

Il ministro della Difesa, Hans Peter Doskozil, ha spiegato, in un’intervista al quotidiano austriaco Standard, l’inasprimento delle misure di Vienna nella politica sui profughi.

Se il comportamento italiano non fosse abbastanza rigoroso sulla gestione dei migranti in arrivo dal Mediterraneo “e l’Italia continuasse a far passare i profughi e non prendesse indietro i respinti, chiederemmo di poter controllare anche sul suo territorio”.

Doskozil: il Tirolo non deve trasformarsi “in una sala d’attesa”

Doskozil ha avvertito che il Tirolo non deve trasformarsi “in una sala d’attesa”, sottolineando che  se centinaia di migliaia di rifugiati vengono in Austria e noi non possiamo integrarli, non abbiamo posti di lavoro, né appartamenti per queste persone, allora creiamo consapevolmente povertà e miseria. Questo sarebbe un programma di sostegno a Strache”, riferendosi così al leader della destra anti-migranti. Il ministro austriaco ha aggiunto: “A quel punto possiamo dargli già adesso le chiavi della cancelleria”.  Per Doskozil “si tratta di guardare in faccia alla realtà e agire con responsabilità”. E ha concluso: “Come socialdemocratico e umanista voglio che il nostro sistema, anche quello sociale, funzioni e che tutti coloro che hanno diritto all’asilo possano essere integrati dalla società”.

Pronta la risposta italiana che ha lamentato l’inaccettabilità della misura preventiva di Vienna, ventilando l’ipotesi di una violazione delle regole sulla libera circolazione all’interno dei confini europei, fissate con l’accordo di Schengen. La replica è venuta dal ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, che ha affermato: la chiusura dei confini “sarebbe un brutto segnale per l’Europa”. “Vedremo di cosa si tratta”. Il titolare della Farnesina ha detto: “Se si tratta solo di parole e gesti simbolici penso che non ci saranno conseguenze sul terreno alla frontiera  se invece ci saranno davvero muri sarebbe davvero molto grave perché vorrebbe dire che si dimentica che i problemi vanno affrontati insieme e non certo, come ha ricordato il presidente della Repubblica, erigendo muri”.

Il ministro dell’Interno Angelino Alfano e l’omologo, Johanna Mikl-Leitner.

Il ministro dell’Interno austriaco, Johanna Mikl-Leitner, ha minimizzato, rilasciando dichiarazioni in cui ha reputato eccessiva la reazione italiana a una decisione già annunciata da settimane e recentemente illustrata in modo chiaro anche a Roma, la scorsa settimana, davanti al ministro dell’Interno Angelino Alfano e al premier Matteo Renzi.

Dei “nuovi” profughi dovrà occuparsi l’Italia

E ha dichiarato che non c’è nessun progetto di muri al valico del Brennero, almeno per ora, spiegando: “Il mio governo farà di tutto per evitare misure drastiche al Brennero”. A patto che dei “nuovi” profughi dovrà occuparsi l’Italia. Sarà l’Italia a identificarli e a gestirli. “La nostra volontà di non intervenire al Brennero ha assoluta necessità del supporto italiano, noi austriaci abbiamo fatto il possibile per sostenere i richiedenti asilo: adesso l’impegno dovrà concentrarsi sull’integrazione di chi ha ottenuto il diritto a restare”. E, in un’ intervista al Corriere della Sera ha  spiegato che non esiste alcuna “propaganda” elettorale perchè “la politica di gestione del valico tra Austria e Italia non ha nulla a che fare con il voto”.

Il presidente austriaco, Heinz Fischer.

Il presidente Heinz Fischer, in una lettera alla Repubblica, ha dichiarato: “Reputo false e fuorvianti le voci circa la chiusura dei confini fra Italia e Austria al Brennero”. E ha aggiunto: “è però certo che i problemi al Brennero si ridurranno quanto più efficace sarà la protezione dei confini esterni europei, cui deve contribuire anche l’Italia, secondo le sue possibilità, così che possiamo assieme onorare i principi europei”. Fischer ha spiegato di comprendere “le preoccupazioni delle autorità regionali” tirolesi “che vanno prese in considerazione”, ma ha aggiunto che, malgrado la crisi dei profughi, “è necessario che tra Italia e Austria la circolazione delle persone e delle merci avvenga come disciplinato dai principi europei”. Secondo Fischer “La realtà attuale però, in assenza di una efficace protezione dei confini esterni europei, costringe un Paese come l’Austria a ricorrere a misure aggiuntive per impedire l’ingresso di persone di cui si ignorano identità e motivazioni, provenienti da paesi extraeuropei, in numero illimitato. Questo è il vero problema”. Fischer ha  aggiunto che l’Austria è ora in grado di consentire “l’ingresso controllato di circa 150 richiedenti asilo” e questo numero “aumenterà ancora significativamente fino a giugno, in modo da poter far fronte a diversi tassi giornalieri o settimanali di ingressi” e  “l’Austria continuerà ad essere annoverata tra i Paesi europei che, proporzionalmente alla popolazione, sono modello di accoglienza”.

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Ieri il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo a Torino all’Italian German High Level Dialogue, ha criticato l’iniziativa austriaca  sottolineando che “Le barriere che dividono l’Europa sono una zavorra che ne appesantisce il cammino. Tornare indietro da Schengen sarebbe un atto di autolesionismo, per tutti”. E ha aggiunto: “Non basteranno i muri e le barriere a proteggerci se l’Europa non farà passi avanti come progetto comune.

Mattarella: “Non lasciamo che i muri rinascano”

Abbiamo lavorato settant’anni per abbattere i muri che dividevano l’Europa: non lasciamo che rinascano, creando diffidenze e tensioni laddove, al contrario, servono coesione e fiducia”.

Il premier Matteo Renzi ha affermato: “Agli amici austriaci dico che il Brennero non è solo il tunnel per collegare i nostri Paesi, il Brennero è un luogo di lavoro per molte aziende, ed è un simbolo. Non faremo finta di nulla se qualcuno viola le regole. L’amicizia è un grande valore, il rispetto del regole è alla base dell’amicizia. Il Brennero non può diventare oggetto di competizione, le regole vanno rispettate, non faremo finta di nulla se si violano regole ma sono fiducioso che non si farà”.

Il presidente del gruppo dei Socialisti e Democratici al Parlamento europeo, Gianni Pittella, ha dichiarato sconcertato: “Siamo arrivati al muro preventivo”. Secondo Pittella la decisione del governo austriaco di erigere una barriera al Brennero, al confine con l’Italia, “è del tutto inaccettabile non solo perché viola le norme sulla libera circolazione di Schengen ma perché dimostra ancora una volta che si preferisce chiudersi nelle piccole fortezze nazionali invece di lavorare per una soluzione europea”, definendo quella  dell’Austria “una spallata inutile e negativa contro l’Europa”.

Sul tema è intervenuto anche Papa Francesco che ha parlato di “rimuovere muri non solo figurati dell’indifferenza”. “Come cristiani” sappiamo che “il grande ostacolo da rimuovere” per superare guerre e conflittualità “è quello eretto dal muro dell’indifferenza. La cronaca dei tempi recenti” “ci dimostra che se parlo di muro non è solo per usare un linguaggio figurato, ma perché si tratta della triste realtà. Una realtà, quella dell’indifferenza che investe non solo gli essere umani, ma anche l’ambiente naturale con conseguenze spesso nefaste in termini di sicurezza e di pace sociale. L’impegno a superare l’indifferenza avrà successo, però, solo se, ad imitazione del padre,saremo capaci di usare misericordia. Quella misericordia che trova nella solidarietà la sua espressione, per così dire, ‘politica’ poiché la solidarietà costituisce l’atteggiamento morale e sociale che meglio risponde alla presa di coscienza delle piaghe del nostro tempo e dell’inter-dipendenza tra la vita del singolo e della comunità familiare, locale o globale”.  Domani il Papa sarà a Lesbo, l’isola greca più vicina alle coste della Turchia, divenuta negli ultimi mesi l’approdo di migliaia di disperati che tentano di raggiungere l’Europa. Al suo fianco avrà i “fratelli il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo e l’Arcivescovo di Atene Hieronymos”. Papa Francesco ha spiegato che l’intento è quello di esprimere “vicinanza e solidarietà sia ai profughi sia ai cittadini di Lesbo e a tutto il popolo greco tanto generoso nell’accoglienza”.

In tutt’altra direzione è andato invece il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, che ha dichiarato: “Altro che il buonista Mattarella. Fa bene l’Austria che evidentemente ha politici che difendono gli interessi dei loro cittadini”.

Sulle coste italiane sono arrivati circa 6.000 migranti

Con l’arrivo della primavera hanno ripreso anche gli sbarchi dal Mediterraneo. Una nuova ondata di immigrati ha iniziato a riversarsi in Italia dalle coste libiche.  In cinque giorni sulle coste italiane sono arrivati circa 6.000 migranti e i numeri sono destinati ad aumentare nelle prossime ore. L’Organizzazione internazionale per le migrazioni a Ginevra ha lanciato l’allarme e il suo portavoce, Joel Millman, ha dichiarato:  “6.021 migranti e profughi hanno compiuto la pericolosa traversata del Mediterraneo da martedì scorso”, precisando che 174 di queste persone sono invece approdate in Grecia.

Il premier Matteo Renzi, a questo proposito, ha detto:  C’è un problema che riguarda il nostro Paese ma non c’è un’invasione in corso. Sono in corso iniziative ma non siamo in presenza di una invasione. E’ un grande problema, abbiamo idee chiare su come affrontarlo. L’Ue si faccia portatrice di una strategia a partire dagli aiuti ai paesi africani e bloccare i viaggi della morte. Io non voglio minimizzare ma voglio dare un messaggio di serietà. I numeri degli sbarchi sono appena qualcuno in più rispetto allo scorso anno. Dico agli italiani: buonsenso e ragionevolezza”.

Il presidente del Senato, Pietro  Grasso, ha commentato:  “Penso che bisogna mantenere Schengen e penso che alla fine la ragione prevarrà. Penso che si possa collaborare e condividere il tema dell’accoglienza di coloro che fuggono da guerre. Come ho sempre detto: è un problema morale, ma è anche l’applicazione di un diritto, di una legge internazionale”.

Ieri in serata il presidente austriaco Heinz Fischer a Praga ha precisato  ancora una volta che “I provvedimenti al Brennero non prevedono un muro oppure filo spinato” ribadendo però il concetto del “management di confine” per avere il minor impatto possibile sul transito di persone e merci. Fischer ha aggiunto: “Servono più controlli per chi vuole entrare in Europa”. Dal primo giugno in Austria scatterà, infatti, l’inasprimento del diritto d’asilo. “Al momento ci sono tra le 100 e le 150 nuove procedura di asilo giornaliere. All’inizio di quest’anno sono già state presentate tra le 16-17 mila richieste. Il tetto dei 35mila profughi, che l’Austria intende accogliere quest’anno, “non sarà un taglio netto di spada, ma un valore indicativo” per evitare altre 80mila richieste d’asilo come nel 2015.

Una nuova barriera in Ungheria

Sempre in serata, il responsabile della polizia austriaca, Werner Fasching, all’Apa,  ha dichiarato che il ministero dell’Interno ha predisposto la realizzazione anche nel Burgenland, ai confini con l’Ungheria, ai passaggi di Moschendorf e Heiligenbrunn, di una nuova barriera, con due posti di controllo di frontiera e il loro monitoraggio, spiegando: “Non sappiamo quando sarà operativa, pensiamo fra poco”. I Preparativi sono stati intrapresi in vista dell’entrata in funzione di un campo profughi a Koermend, sul versante ungherese. Il campo di Koermend è una tendopoli con capacità di 350 posti letto. Fasching ha fatto sapere che le richieste di asilo che verranno presentate saranno valutate, chi invece non ha diritto alla procedura verrà respinto.

L’Austria, dunque, è pronta a chiudere completamente il Brennero e anche la frontiera con l’Ungheria. Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni e il ministro dell’Interno, Angelino  Alfano, hanno inviato una lettera congiunta al commissario dell’Unione Europea per gli Affari Interni, Dimitris Avramopoulos, chiedendo la verifica della compatibilità dell’iniziativa austriaca con la normativa europea e puntualizzando come “la decisione del ripristino dei controlli interni con l’Italia non sia suffragata da elementi fattuali”. In pratica, negli ultimi mesi sarebbero stati più ingenti i transiti dei migranti dall’Austria al Belpaese che non viceversa.

Il commissario Ue per gli Affari Interni, Dimitris Avramopoulos.

Dal canto suo il commissario  Avramopoulos ha criticato ancora la decisione dell’Austria di costruire  barriere anti-migranti  Sottolineando che tali “iniziative unilaterali” finiscono per attentare alla libera circolazione e “mettono a rischio Schengen”. In un’intervista alla Stampa Avramopoulos ha precisato: “La mia linea è chiara: non abbiamo bisogno di politiche che portino alla chiusura delle frontiere, perché così si mette a rischio Schengen”. Il commissario ha chiesto “alla ministra Mikl-Leitner un testo che spieghi cosa stanno facendo e perché. Lo aspettiamo da un attimo all’altro. Anche noi invieremo una lettera formale” ribadendo che  “Non è la giusta risposta ai problemi. Spero che la decisione non sia attuata e che il dialogo prevalga.

Avramopoulos si è detto “molto deluso”

Dobbiamo fare tutti il possibile perché Schengen torni alla normalità entro fine anno. I 28 devono mantenere gli impegni. Nel momento in cui lo faranno, quando ogni decisione presa verrà attuata non avremo problemi fra gli Stati”. Avramopoulos si è detto anche “molto deluso” per i numeri sulla ricollocazione: “Lo scorso anno, potevano anche avere ragione nell’esprimere il dubbio che quelli che entravano fossero davvero identificati e registrati. Ora la verifica è totale”. Per il commissario “al momento non ci sono prove che il flusso dei migranti si sposti dalla Grecia all’Italia, anche se gli arrivi dalla Libia aumentano”. Poi ha garantito: “L’Italia ha il nostro sostegno e continuerà ad averlo. Siamo pronti ad aumentare la presenza di Frontex sulle coste, se necessario”.

La cancelliera tedesca, Angela Merkel.

Intanto il governo tedesco di Angela Merkel ha annunciato misure completamente diverse da parte della Germania. In un lungo vertice, protrattosi fino a tarda notte, Angela Merkel e i suoi alleati hanno raggiunto un’intesa sulla prima “legge sull’integrazione” del Paese. Un “passo storico” lo ha definito la cancelliera che ha predisposto “offerte ai migranti che hanno una buona prospettiva di rimanere nel paese, ma anche doveri per chi rimane”. Si tratta di un pacchetto di misure che facilitano l’ingresso del lavoro ai profughi, concepito per affrontare la sfida dell’integrazione dei moltissimi rifugiati approdati nel paese lo scorso anno (oltre 1,1 milioni) e di una serie di provvedimenti anti-terrorismo. Ci sono nuove agevolazioni per entrare nel mercato del lavoro, e centomila cosiddetti “Ein-Euro-Jobs”, promossi con fondi pubblici, per facilitare quest’integrazione a tariffe di uno due euro l’ora, per riassorbire nel mercato del lavoro chi percepisce il sussidio di disoccupazione.

L’impegno del governo tedesco è “non solo registrare ma integrare”

La cancelliera tedesca ha anche sottolineato che i richiedenti asilo hanno doveri da rispettare: i corsi di integrazione sono obbligatori, e l’accesso dei rifugiati sarà velocizzato. E ci saranno risposte forti per chi si macchia di reati. L’impegno del suo governo è “non solo registrare ma integrare”. Dunque un segnale di unità, dopo gli aspri scontri degli ultimi mesi con Sigmar Gabriel e Horst Seehofer,  che aveva minacciato di portarla davanti alla Corte costituzionale se il numero dei migranti non fosse stato drasticamente ridotto. D’altronde i grandi partiti, in queste settimane, hanno registrato una flessione nei sondaggi e l’avanzata della destra populista di Afd può essere fermata soltanto se la politica si mostra ferma e coesa nell’affrontare i problemi e le ansie dei tedeschi. Nei confronti dei partner austriaci, però, la Germania sta tardando a prendere posizione. Il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert, ieri, ai media, ha liquidato la questione con queste parole: “Non si commentano misure di altri Stati”.

L’Alto rappresentante Ue, Federica Mogherini.

 

Dall’Italia un “migration compact”

L’Italia ha inviato ai presidenti della Commissione e del Consiglio Ue, Jean Claude Juncker e Donald Tusk, un “migration compact”, una proposta molto articolata per limitare i flussi. Il documento prevede in particolare uno schema di accordo con i paesi di origine e di transito, e richiede anche un forte impegno finanziario da parte dell’Ue, impegno che potrebbe essere assolto attraverso una redistribuzione delle risorse già allocate dal budget europeo ma anche con Eurobond. In una lettera di accompagnamento al documento, Renzi ha affermato che “la gestione dei flussi dei migranti non è più sostenibile senza una cooperazione mirata e rafforzata con i Paesi Terzi di provenienza e di transito. Molto è stato fatto, ma molto di più dobbiamo rapidamente fare se vogliamo scongiurare l’aggravarsi di una crisi sistemica”. E ha aggiunto: “Abbiamo le idee chiare su come” affrontare il problema immigrazione: “chiediamo all’Unione europea di farsi portatrice di una strategia, a partire dagli aiuti ai Paesi africani e dagli interventi in Africa per bloccare i viaggi della morte”. Il “migration compact” sarà distribuito come documento ufficioso al Consiglio Esteri Ue. L’Alto rappresentante Ue, Federica Mogherini, ha annunciato: “Proporrò lunedì a Lussemburgo ai ministri di Esteri e Difesa dell’Ue di allargare la missione Eunavfor Med alle acque libiche, se il governo libico ce lo chiede. Ne ho già parlato con il premier Fayez Al Sarraj”, che interverrà al telefono. E ha aggiunto che la discussione sulla “fase 2 B” verterà anche sull’addestramento della Guardia costiera libica e sull’estensione al Mediterraneo Est.

 

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