Mattarella: “Non possiamo dimenticare Regeni”

Mattarella: “Non possiamo dimenticare Regeni”

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Il Coordinamento nazionale degli enti locali per la pace e i diritti umani ha organizzato per oggi e domani ad Assisi il Meeting nazionale delle Scuole per la pace, la fraternità e il dialogo.

Un’edizione dedicata a Giulio Regeni

In occasione del Meeting nazionale il capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha inviato un messaggio al direttore del Coordinamento nazionale, Flavio Lotti,  nel quale si legge: “Un apprezzamento particolare intendo esprimere per la scelta di dedicare a Giulio Regeni l’edizione di quest’anno del vostro Meeting. Non vogliamo e non possiamo dimenticare la sua passione e la sua vita orribilmente spezzata. Fare memoria è un atto di pace che, sono convinto, aiuterà queste giornate di Assisi a produrre nuovi frutti”. Mattarella ha scritto: “Il mio augurio è che l’esperienza di queste giornate aiuti la crescita dei giovani e li incoraggi a farsi costruttori di amicizia e di solidarietà. I luoghi e lo spirito di Assisi scuotono le coscienze, ci interpellano sui valori autentici della vita e ci sollecitano a rompere quell’involucro di indifferenza nel quale talvolta si pensa di trincerarsi. La pace e la fraternità cominciano dai nostri comportamenti e ci sfidano a procedere con coerenza nel percorso della distensione, della cooperazione tra i popoli, della tutela dei diritti fondamentali, della giustizia, del rispetto dell’ambiente, della solidarietà sociale, del contrasto allo sfruttamento, alle violenze e alle guerre”. “La scuola ha un compito importantissimo, ma ciascuno, famiglie, formazioni sociali, associazioni, agenzie informative e culturali, deve fare la propria parte per non lasciare la scuola da sola nella missione educativa”.

Il Meeting nazionale delle Scuole per la pace, la fraternità e il dialogo.

La storia di Giulio Regeni, sta diventando un caso internazionale molto serio.  L’Italia non ha intenzione di indietreggiare e sul caso finalmente si sta muovendo anche il Parlamento europeo. Su proposta degli europarlamentari del Pd, Patrizia Toia e Antonio Panzeri, infatti, la presidenza della Commissione Diritti umani del Parlamento europeo, ha deciso di invitare i familiari di Giulio Regeni all’Eurocamera. Intanto a Strasburgo, in Francia, prosegue la serie di incontri tenuti all’ambasciata dell’Egitto, tra una delegazione parlamentare egiziana e alcuni membri del Parlamento europeo. Sarebbero state le dichiarazioni dei deputati nordafricani, che continuano a negare ogni coinvolgimento delle forze di sicurezza nell’omicidio del cittadino italiano, ad aver spinto i membri del Parlamento europeo a convocare i genitori del ricercatore.

Gli europarlamentari del Pd, Patrizia Toia e Antonio Panzeri.

Domani a Fiumicello, in provincia di Udine, il paese della famiglia Regeni, l’intera giornata sarà dedicata al ricordo di Giulio.

Oggi sul suo sito on-line l’emittente saudita al Arabiya ha scritto: “L’italia, attraverso il suo ministero degli Esteri, ha presentato una richiesta ufficiale all’Egitto per la consegna di tutte le prove legate all’omicidio di Regeni e le registrazioni delle telefonate di 13 egiziani, tra cui i cinque che sono stati uccisi e presso i quali le autorità egiziane hanno trovato effetti personali del ricercatore italiano”. La stessa tv ha aggiunto che “il procuratore generale italiano ha chiesto anche le deposizioni dei testimoni oculari” in relazione all’omicidio.

Dalla Procura di Roma una nuova rogatoria internazionale

Ieri, infatti,  la procura di Roma è tornata, con una nuova rogatoria internazionale, a chiedere ancora una volta ai magistrati egiziani, gli elementi considerati chiave per trovare i colpevoli della morte dello studente: tabulati telefonici, dati delle celle telefoniche e testimonianze. Dopo il discorso del presidente Al Sisi, che aveva scagionato i servizi segreti egiziani e invitato gli inquirenti italiani a tornare in Egitto e il fallimento dell’incontro tra investigatori italiani ed egiziani l’8 e 9 aprile scorsi a Roma, l’ufficio del procuratore Giuseppe Pignatone ha inoltrato l’atto per via diplomatica.

Il procuratore Giuseppe Pignatone.

Il presidente Al Sisi ha dato la colpa dell’omicidio a “gente malvagia”,  attribuendo ai media e ai social network del suo Paese  la piega presa dalla vicenda, invitando poi gli investigatori italiani a tornare in Egitto.

Nelle stesse ore un editoriale del New York Times è tornato sul “caso Regeni”, alla viglia del viaggio del presidente francese, François Hollande, al Cairo.

Migliaia di egiziani “torturati e uccisi”

Il New York Times ha denunciato che “Gli abusi dei diritti umani in Egitto sotto il presidente Abdel Fattah el-Sisi hanno raggiunto nuovi picchi, e ciononostante i governi occidentali che commerciano con l’Egitto e lo armano hanno continuato a fare affari come se niente fosse sostenendo che sono in ballo la sicurezza regionale e gli interessi economici”. L’editoriale ha sottolineato che migliaia di egiziani sono stati arrestati e molti sono stati “torturati e uccisi”. Il New York Times ha ricordato che tra le vittime c’è stato il ricercatore italiano della Cambridge University, Giulio Regeni, “il cui corpo martoriato che portava tutti i segni caratteristici dei metodi usati dalle forze di sicurezza dell’Egitto” è stato trovato il 3 febbraio, nove giorni dopo che era scomparso al Cairo. L’editoriale ha proseguito: “Ora, un’investigazione in stallo sul rapimento e l’assassinio di un ricercatore italiano ha costretto almeno uno di questi paesi, l’Italia, a riconsiderare la sua relazione. E’ tempo che altre democrazie occidentali riconsiderino le proprie”. Il New York Times ha ricordato ancora  che l’Italia, come Stati uniti, Francia e Gran Bretagna, era uno dei paesi che sostenevano Al Sisi nella speranza che questi fermasse l’avanzata dello Stato islamico (Isis) nella regione, oltre ad essere uno dei più importanti partner commerciali. Ma lo sdegno pubblico dopo l’assassinio di Regeni e la scarsa collaborazione egiziana all’inchiesta comune stanno “costringendo il governo del primo ministro Matteo Renzi ad agire”. L’Italia ha richiamato il suo ambasciatore dal Cairo e ha chiesto agli altri governi europei di intervenire.

“Vergognoso” il silenzio della Francia

Questa  richiesta ha portato finora il governo britannico a pretendere una “piena e trasparente inchiesta” sull’assassinio di Regeni, ma solo dopo una petizione firmata da oltre 10mila persone. In particolare l’editoriale ha definito “vergognoso” il silenzio della Francia, “il cui presidente François Hollande si recherà lunedì al Cairo per firmare un accordo sulle armi da 1,1 miliardi di dollari”, ponendosi, tra l’altro, in contraddizione con una proposta di risoluzione avanzata dal Parlamento Europeo lo scorso 8 marzo, che ha stabilito “la sospensione di ogni forma di cooperazione per la sicurezza”. L’editoriale si conclude con un monito: “è arrivato il momento di attuare la risoluzione europea con i fatti. Non farlo rappresenterebbe solo un segnale di via libera nei confronti di ulteriori brutalità da parte del regime di El Sisi”.

Secondo il quotidiano egiziano Al Akhbar, i “diversi accordi di cooperazione” che saranno firmati durante la visita che il presidente francese compirà al Cairo accompagnato da “60 imprese” riguarderanno “il settore elettrico, ferroviario e dei trasporti”. Il quotidiano ha scritto che prima ancora, domenica, Al Sisi riceverà il vicecancelliere e ministro dell’Economia tedesco, Sigmar Gabriel  che sarà “accompagnato da una delegazione economica” di “alto livello che raggruppa cento investitori”. Sui social network, poi, del caso Regeni, gli attivisti  hanno fatto la bandiera dei diritti quotidianamente violati in Egitto.

Intanto in Egitto, davanti alla moschea Al Istiqama di Giza, sulla sponda sinistra del Nilo al Cairo, le forze dell’ordine egiziane hanno sparato lacrimogeni e proiettili di gomma per disperdere una manifestazione con centinaia di persone organizzata dai Fratelli musulmani. Sempre a Giza, nel quartiere di Mohandessin, sono stati sparati lacrimogeni anche nei pressi della moschea Mustafa Mahmud. Oltre che in quello di Giza, sono state segnalate manifestazioni anche in due governatorati sul delta nel Nilo e due in Alto Egitto. Le manifestazioni della Fratellanza, al motto “La terra è onore”, sono state in difesa delle isole sul Mar Rosso cedute all’Arabia saudita.

 

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