Domani Consiglio dei ministri su scuola e Rai

Domani Consiglio dei ministri su scuola e Rai

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Il premier Matteo Renzi

 

 

Domani sul tavolo del Consiglio dei ministri vi saranno la riforma della scuola e della Rai. Il premier Matteo Renzi ha incontrato ieri, in una riunione notturna, il ministro Stefania Giannini, i parlamentari Dem della vigilanza Rai e il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli

Le assunzioni dei docenti precari

per lavorare alle ultime limature. Un capitolo spinoso del pacchetto istruzione è quello delle assunzioni dei 120 mila docenti precari, sul quale il ministro Giannini ha assicurato più volte che saranno rispettati “tutti gli impegni”, ribadendo che le immissioni in ruolo dipenderanno dal “fabbisogno della scuola”. Se ci saranno ancora, per un periodo molto limitato, supplenze, sarà perché serve “un periodo per mandare a regime una riforma complessa”. Con il percorso parlamentare del Ddl sarà comunque difficile rispettare la scadenza di settembre. Una delle ipotesi possibili senza la decretazione d’urgenza potrebbe essere quella di un pacchetto di assunzioni per coprire il turn over e risolvere almeno in parte il problema delle supplenze annuali. Una seconda tranche di assunzioni dei precari potrebbe essere poi incardinata nel Ddl. Per quanto riguarda la riforma della Rai il premier Renzi pensa ad un amministratore delegato, di nomina governativa, con poteri più ampi rispetto a quelli attuali, e a un consiglio di amministrazione più snello e meno invasivo. Il premier, infatti, avrebbe espresso dubbi sul sistema che prevede un consiglio di sorveglianza e uno di gestione. L’ipotesi non convince però larga parte dell’opposizione e provoca dissenso anche nella maggioranza, per i timori di un forte sbilanciamento a favore del governo e di un depotenziamento della Commissione di Vigilanza. “Più forte è il potere dell’amministratore della Rai, più deve essere forte il controllo parlamentare”, sostiene il ministro Angelino Alfano. Resta da decidere quale ruolo lasciare al Parlamento, liberando però l’azienda dall’ingerenza dei partiti.

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