La Camera dice sì al dl su Banche popolari e investimenti

La Camera dice sì al dl su Banche popolari e investimenti

decreto banche e investimenti

La deputata del Pd Cristina Bargero

 

L’Aula della Camera ha dato il via libera al decreto banche e investimenti che contiene la riforma della governance delle banche popolari.

Un decreto che colpisce anche il Mezzogiorno

Il provvedimento, approvato con 290 sì, 149 no e 7 astenuti, che passa ora al Senato per la seconda lettura, deve essere convertito entro il 25 marzo. “Il nostro Paese”, dichiara la deputata del Pd, Cristina Bargero, “grazie a provvedimenti come questo diventa sempre più attrattivo per le imprese innovative, incrementando così la propria capacità di attrarre a sua volta investimenti finanziari per tale settore e di essere competitivo sui mercati internazionali”. Tra i voti contrari quello del capogruppo di Sel in commissione Finanze Giovanni Paglia, che dice: “Si tratta di un grande danno alle decine di migliaia di soci espropriati dei loro diritti e al sistema delle PMI che subiranno gli effetti della minore offerta di credito, a fronte di un utilizzo più aggressivo della raccolta, proprio delle Spa”. Contro il provvedimento del governo anche il capogruppo di Forza Italia in Commissione Bilancio Rocco Palese che dichiara: si tratta di “un testo che di fatto espropria i territori stravolgendo il modello portante del sistema bancario italiano e congelando ulteriormente il credito. Un decreto che colpisce, e duramente, anche il Mezzogiorno e che, favorendo l’ingresso di soggetti ‘speculativi’ nei capitali delle Popolari, comporterà automaticamente la perdita di fiducia di migliaia di soci e di migliaia di piccoli e medi risparmiatori”. E aggiunge: “Speriamo infine che il governo e la maggioranza desistano dal disegno di estendere una simile riforma anche a tutto il sistema delle banche popolari e del credito cooperativo”. No anche del deputato della Lega Filippo Busin, che dichiara: “Questa pseudoriforma è un favore ai grandi gruppi speculativi che consegnerà nelle mani di pochi, probabilmente stranieri, le ricchezze e i risparmi delle popolazioni operose e risparmiatrici che vivono nelle ricche terre padane, l’ennesima svendita di un patrimonio non solo economico ma soprattutto culturale”.

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