Legge di Stabilità. In audizione tecnici e parti sociali

Legge di Stabilità. In audizione tecnici e parti sociali

 

Il premier Matteo Renzi

 

 

Oggi, a palazzo Chigi, è stata una giornata difficile. Nel corso delle audizioni al Senato i tecnici, nel loro dossier,

“I sacrifici fatti dai governatori sono rilevanti”

hanno sollevato forti dubbi sulle coperture della manovra, avvertendo che i tagli alle Regioni rischiano di essere insostenibili. Nello studio si legge che i margini sono “ristretti”. Troppo oneroso, scrivono i tecnici del Parlamento, chiedere ulteriori risparmi perché i sacrifici già fatti dai governatori sono rilevanti e un nuovo carico rischia di mandare in tilt il sistema dei servizi erogati ai cittadini.  La Cgil, con la leader Susanna Camusso, ha sollevato il rischio default per le province e ha rimarcato che la manovra “favorisce chi ha di più”. Cisl e Uil non hanno risparmiato critiche. E il presidente di Confidustria, Giorgio Squinzi, pur sottolineando l’impegno del Governo, non ha mancato di evidenziare che il livello delle tasse resta ancora “troppo elevato”. Chiamparino aveva inviato una  lettera al premier, chiedendo un incontro urgente per acquisire “tutti gli elementi politici e tecnici necessari per l’espressione del parere” prima della prossima riunione della Conferenza delle Regioni. Ma poi è tornato alla carica denunciando che “I tagli dal 2017 al 2019 configurano una situazione che nei fatti mette a rischio la sopravvivenza del Sistema Regioni”. Renzi ha convocato le regioni per mercoledì a Roma e, ai suoi, dice: “Adesso ci divertiamo”. Mercoledì il premier  ribadirà ai governatori i capisaldi della legge di stabilità e difenderà la sua impostazione che “è di sinistra”. Ma Renzi, in merito alla legge di stabilità, non deve dare risposte politiche solo alle regioni. Ma anche alla minoranza Dem, che lo aspetta al varco stasera all’assemblea dei gruppi parlamentari sulla manovra. Di fronte alle richieste della minoranza Pd che, con il suo “coro costante di polemiche”, gioca sempre più una battaglia “congressuale, di corrente”,  Renzi, pur ribadendo la disponibilità a intervenire con correzioni, continua a ripetere che l’impianto non si tocca perchè pone le basi per la fiducia dei cittadini e per la crescita del Paese, anche attraverso l’abbassamento delle tasse. E trova stupefacenti le polemiche interne al partito mentre “si mettono più soldi su sociale e povertà”. La minoranza Pd, cercherà di imporre alcune modifiche: ridurre il tetto del contante e rafforzare la lotta all’evasione fiscale, così che il taglio delle tasse non venga fatto a debito. E ancora: non esentare dalla Tasi i redditi più elevati, così da ricavare risorse (tra gli 800 e 1.500 milioni a seconda dell’intervento) da destinare al Fondo per la povertà, agli Investimenti per il Sud e a minori tagli al Ssn. Per quanto riguarda Roma, poi, Renzi dirà che sarà data “Priorità assoluta alla città”, che verrà rilanciata con il Giubileo. E intanto si tratterà di “riorganizzare” il Pd, “dilaniato da correnti interne”, che sono “più divise delle contrade del Palio di Siena”. Poi si penserà alle candidature, senza avere il “chiodo fisso” di “fare bella figura per vincere le elezioni”. L’idea del premier è presentare (come per Expo), “anche a Roma un dream team, una squadra di primo livello su tutto”, perché “per sei mesi” ci si concentri “su nuovi autobus, pulizia, periferie, centro storico” e non sulle “solite polemiche miopi e meschine”. Ora è il momento di lavorare “insieme” per recuperare “l’orgoglio” di essere cittadini romani. In barba a chi (e si riferisce certamente a Marino) “con disonestà intellettuale inventa congiure di palazzo per nascondere i propri fallimenti e incapacità”.

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