Primarie Pd. Domenica 6 si vota a Roma

Primarie Pd. Domenica 6 si vota a Roma

 

Domenico Rossi, Roberto Giachetti, Gianfranco Mascia, Roberto Morassut, Stefano Pedica e Maurizio Ferraro (padre della candidata Chiara Ferraro).

 

Domenica 6 marzo, dalle 8 alle 22, nei 190 gazebo e seggi

Il “favorito” è Roberto Giachetti

divisi nei 15 municipi,  gli elettori del centrosinistra di Roma sono chiamati alle urne delle primarie per scegliere tra sei candidati sindaco per le elezioni della prossima primavera. Per votare sarà necessario esibire un documento d’identità valido, la tessera elettorale, sottoscrivere la “Carta dei Valori” del centrosinistra e contribuire con un versamento minimo di due euro. Possono votare i minorenni, dai16 anni in su, e i cittadini stranieri residenti a Roma.

Il mandato del sindaco di Roma, Ignazio Marino, sarebbe dovuto scadere nel 2018. Ma lo scandalo montato ad arte (che prese a pretesto i rimborsi spese del comune) per portare i consiglieri a dimettersi in massa, fece decadere il consiglio e concludere  in anticipo, nel novembre scorso,  l’amministrazione Marino.

La coalizione di centrosinistra che andrà al voto è composta dal Partito Democratico (Pd), da Centro Democratico e dai Verdi, e ha proposto le candidature di Roberto Giachetti, Roberto Morassut, Domenico Rossi, Stefano Pedica, Gianfranco Mascia e Chiara Ferraro.

Altri partiti hanno già annunciato i propri candidati. Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega Nord, prima che quest’ultima facesse un passo indietro, hanno scelto il proprio candidato sindaco nell’ex capo della protezione civile Guido Bertolaso. Le consultazioni online del Movimento Cinque Stelle hanno visto la vittoria di Virginia Raggi. In campo c’è anche l’imprenditore Alfio Marchini, con la sua lista civica, già candidato nel 2013 e membro del consiglio comunale dell’amministrazione Marino che ieri, ospite della trasmissione televisiva Piazzapulita, ha dichiarato: “Io voglio vincere perché voglio liberare la città da questa cappa che da 50 anni la soffoca. Il centrosinistra è morto e il centrodestra è evaporato, dobbiamo guardare avanti”. E a chi gli chiedeva quali fossero le prime due cose da fare in caso di elezione a primo cittadino ha risposto: “Legalità e sicurezza sono le due priorità dei romani”. E poi ci sono  Francesco Storace con La Destra, Stefano Fassina con Sinistra Italiana, Carlo Rienzi per l’associazione dei consumatori del Codacons e Claudio Lozzi per la Democrazia Cristiana.

Il “favorito” delle primarie del centrosinistra è Roberto Giachetti, già capo della Segreteria nell’amministrazione Rutelli, Capo di Gabinetto, che si è battutosi strenuamente per l’abolizione del porcellum. Il suo rivale più accreditato è  Roberto Morassut, già consigliere comunale ed assessore all’urbanistica di Roma tra il 2001 e il 2008, che ha contribuito ad approvare il Piano Regolatore di Roma. Domenico Rossi è un ex Generale di Corpo dell’Armata dell’Esercito ed attuale Sottosegretario alla Difesa, ed è stato in prima linea in passato per riforme come l’abolizione della leva obbligatoria e l’accesso delle donne nelle Forze Armate. Gianfranco Mascia, tra i fondatori e co-portavoce dei Verdi di Roma, è ecologista, scrittore e blogger. Stefano Pedica, costruttore romano, è già stato eletto alla Camera dei Deputati e al Senato della Repubblica.  E poi c’è Chiara Ferraro, la studentessa affetta da autismo ed epilessia,  già candidata nel 2013 nella lista Marino, che pone al centro del suo programma una città autistic friendly. Si è molto discusso sull’opportunità di presentare una persona che non sarebbe in grado di svolgere una funzione pubblica. Alla scelta di farlo è seguita l’accusa di molti è di usare la sua condizione come spot propagandistico.

Il primo confronto tra gli sfidanti è partito domenica scorsa, ad una settimana dal voto, ospiti della trasmissione televisiva “In mezz’ora” (prolungata a quasi un’ora per l’occasione) di Lucia annunziata su Rai3. Il dibattito era iniziato con il riferimento alla fine della passata consiliatura, interrotta con la caduta dell’ex sindaco. Era intervenuto per primo Roberto Giachetti, il  candidato appoggiato da Matteo Renzi,  che aveva dichiarato: “E’ abbastanza singolare che un sindaco presenta le sue dimissioni e poi le ritira”. “Non è che il notaio arriva perché delle persone sono impazzite, c’era una crisi del rapporto con le forze politiche, soprattutto tra Marino e la città. Quando si comincia una battaglia elettorale sostenendo che “Non è politica, è Roma”, ovvero si espelle la politica purtroppo può succedere che si finisce dal notaio. A me la fine non è piaciuta, ma non so se sarebbe stato traumatico il proseguimento”. Poi era toccato a Roberto Morassut che aveva affermato: “La fine dell’amministrazione Marino ha lasciato una ferita. Quell’esperienza si doveva concludere in consiglio comunale”. “E’ vero anche che Marino ci ha messo del suo: dimettersi e poi ritirare le dimissioni ha creato un corto circuito. Ma Marino è stato vittima di un male più profondo che riguarda il centrosinistra e il Pd in questi anni per essersi chiusi in logiche interne dominate da signorie che si chiamano correnti. Questo ha pesato moltissimo ma poi c’è stata la responsabilità di un sindaco un po’ naif, distante dal sentimento e i bisogni della città”. Poi il commento di Stefano Pedica, ex deputato Idv oggi nel Pd: “Qui c’è un abbandono totale. Dobbiamo fare un’analisi degli ultimi due anni, non massacrare Ignazio Marino e scaricare tutte le nostre colpe. Non è così. Gli anni di abbandono sono da 15 anni a questa parte”.

A ridosso delle votazioni sono scoppiate le polemiche. Prima, con il cambio di regole in corso d’opera con la proposta della doppia giornata elettorale estesa al sabato, per scongiurare un eventuale bassa affluenza ai seggi,  voluta da Giachetti col sostegno di altri candidati e osteggiata da Stefano Pedica e Domenico Russo. Poi con l’accusa di Morassut alla maggioranza del partito e al presidente Matteo Orfini di favorire la candidatura  di Roberto Giachetti. Infine con il posizionamento del gruppo Ala di Denis Verdini dopo le parole di appoggio a Giachetti pronunciate dal verdiniano Ignazio Abrignani in Transatlantico. Il senatore di Ala aveva dichiarato: “A Roma io e i miei amici voteremo per Giachetti”, salvo poi smentire affermando: “Né io né i miei amici siamo iscritti al Pd e non abbiamo, pertanto, alcuna intenzione di partecipare a questa battaglia. Né tantomeno l’amico Denis Verdini ci ha mai dato indicazioni di voto per le primarie, né per alcun candidato del Pd” e spiegando: “Il mio ragionamento, parlando con dei colleghi in Transatlantico, è stato diverso: stimo l’onorevole Giachetti, anche per comuni passioni, e lo riterrei un ottimo candidato della città in cui vivo, per cui, se fossi un elettore del Pd, domenica avrei votato per lui”. Il commissario del Pd di Roma, Matteo Orfini, ieri, aveva ugualmente replicato da Twitter in modo secco: “Se davvero Verdini ha voglia di primarie, convinca la destra a organizzarle. Le nostre sono off limits per chi non è di centrosinistra”. Ancora da Ala, il senatore Vincenzo D’Anna, su Repubblica aveva sostenuto: “Posso votare i candidati sindaci di Forza Italia? No, non posso. Abbiamo rotto, sarebbe una contraddizione in termini. E allora possiamo sostenere candidati centristi, oppure presentare liste per aiutare le figure del Pd con le quali possiamo essere in sintonia”. Per poi ribadire sul Corriere: “Io alle elezioni certi candidati a sindaco renziani li sosterrei. Una lista a sostegno di Giachetti, a Roma, la farei volentieri. Così come la feci l’anno scorso alle regionali campane per la coalizione di Enzo De Luca. Ed è una mossa che non farei, per esempio, né per Roberto Morassut, né per Alfio Marchini, né per Guido Bertolaso”. Il fatto era stato anche occasione di uno scambio di tweet tra il candidato renziano Giachetti e quello gradito alla sinistra Pd.  Roberto Morassut aveva twittato: “Caro @bobogiac, niente giochetti, sarebbe importante che tu chiarisca su eventuale appoggio Verdini (senza #..)”.  Giachetti aveva ribattuto: “Se vuoi continuare a perdere tempo su una non notizia già smentita dall’interessato fai pure. Io mi occupo di problemi dei romani”, sostenendo che questo argomento “ai romani non interessa. Sono molto più preoccupati dall’invasione di topi in città”. Anche il leader della minoranza Pd,  Roberto Speranza, sulla sua pagina Facebook, aveva commentato: “Oggi il presidente del Pd ha dato lo stop a Verdini che vuol partecipare alle nostre primarie. Meglio tardi che mai. Ora però ne parli con Renzi, temo abbiano idee diverse. In ogni caso si decidano: perchè la scelta di partecipare alle primarie del pd sostenendo i candidati renziani è la naturale conseguenza dell’ingresso di Ala nella maggioranza di governo. Finora accolti da molti, ma non da noi, a braccia aperte. Verdini? No grazie”. Secondo indiscrezioni, pubblicate sulle pagine di Repubblica, i parlamentari di Ala avrebbero pronta una strategia in più mosse per sostenere il Governo tra cui quella di aiutare Sala a Milano e votare Giachetti a Roma. Sempre ieri Gianni Cuperlo, aveva intimato: “Dicano Sala e Giachetti che quei voti sono da respingere senza starci a pensare un istante”. “Dicano che sono un abbraccio mortale alla speranza di ricostruire il campo largo e civico di un centrosinistra di governo, nelle città e nel Paese”.

Polemiche a parte, ieri tutti i sei candidati alle consultazioni del Centrosinistra, nel confronto ospitato dal Nazareno e trasmesso in diretta su Unita.it, hanno invitato i cittadini a partecipare. Roberto Giachetti ha detto: “Ho girato tutta Roma e ho ascoltato un milione di persone, che si devono sentir dire tutti i giorni che Roma e i romani fanno schifo. In parte sarà anche vero, ma noi questa città dobbiamo ricostruirla con un patto tra buona politica e cittadini: io ho le mani libere e insieme possiamo farcela, a partire dalla partecipazione alle primarie di domenica”.

Il suo principale competitor, Roberto Morassut, ha spiegato di essersi candidato “senza sorriso, rinunciando ad una situazione comoda come quella del parlamentare” perché preso in una “direzione obbligata. Spero di poter fare questo percorso insieme a migliaia di persone e di poter stimolare il cuore dei romani che sembrano disincantati e distratti ma tirano fuori alla fine sempre il loro amore viscerale per la città”.

L’ex Idv, Stefano Pedica, ha più volte rimproverato agli altri candidati “tanta ipocrisia in questa campagna elettorale, di chi ha visto i problemi oggi e si è dimenticato che c’erano già ieri”, e a queste dimenticanze ha imputato la disaffezione dei romani per la politica.

Mascia ha spiegato che “per il Governo serve una persona fuori controllo e credo di aver dimostrato di esserlo”, per rivendicare la sua distanza dalle pastoie che hanno portato i romani lontani dalla politica cittadina.

Il generale Domenico Rossi, ha aggiunto che se un cittadino vede prese le sue aspirazioni in considerazione, “deve andare a votare altrimenti potremmo ricadere nel qualunquismo e nell’antipolitica”. “Chi non vota non avrà diritto di criticare”.

Il verde Gianfranco Mascia, invece, ha semplicemente invitato i romani ad “andare a votare”.

Maurizio Ferraro, il papà di Chiara, ha chiesto ai romani di andare a votare domenica “perché spero che il futuro sindaco di Roma, che credo sarà del Centrosinistra, visto che sono ottimista, abbatta le barriere che oggi rendono difficile ad un ragazzo come Chiara vivere la città”.

Il commissario del Pd romano, Matteo Orfini, ha rivelato che alle consultazioni del centrosinistra per il Campidoglio, parteciperanno “alcune centinaia di stranieri” e che le comunità più interessate alle primarie sono, nell’ordine, quelle di “cinesi, bengalesi, rumeni e peruviani”.  Orfini ha detto: “Abbiamo introdotto una regola che non c’era nel 2013 a Roma: l’obbligo di preregistrazione. Chi vuole partecipare al voto di domenica deve preiscriversi e poi andare a votare in un seggio speciale”.  In vista delle primarie, a Roma, presso l’associazione culturale Apollo 11, è stato allestito un punto informativo per spiegare alla grande comunità cinese romana come, dove e quando votare, e di  preregistrazione degli immigrati al voto. Orfini ha sottolineato che alcuni di loro, “non solo vivono la città ma partecipano anche alla discussione politica, portando avanti progetti importanti per Roma”.

Ora, ad un passo dalle primarie, il partito che si è assunto la responsabilità di far decadere un sindaco eletto direttamente dal popolo e che ha già deciso di appoggiare un candidato alla sua successione,  vuole convincere i cittadini romani ad affidarsi di nuovo ad un sindaco del Pd, coinvolgendo gli elettori in una decisione già presa e puntando solo sul loro amore viscerale per Roma.

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