Secondo sì del Tribunale alle adozioni gay

Secondo sì del Tribunale alle adozioni gay

 

La presidente delle Famiglie Arcobaleno, Marilena Grassadonia.

 

Il Tribunale per i Minori di Roma, in assenza di una normativa

Il Tribunale ha fatto riferimento alle “adozioni in casi particolari”

che regolamenti l’evoluzione della società civile, fa ciò che la politica italiana non ha saputo fare. A  distanza di pochi giorni dalla prima sentenza favorevole ad un’adozione incrociata per due mamme italiane, una nuova sentenza ne replica l’esito, riconoscendo una famiglia con due mamme alle quali viene consentita l’adozione incrociata dei tre figli che da oggi, quindi, sono anche per la legge figli di entrambe le madri. Il primo marzo scorso, infatti, una prima decisione dei giudici della Capitale aveva consentito l’adozione di due bambine di 4 e 8 anni a due donne conviventi. Il tribunale dei minori, dunque, aveva riconosciuto il diritto delle due madri ad avere la tutela della figlia dell’altra, facendo riferimento alle cosiddette “adozioni in casi particolari”. La sentenza stabiliva così che le due bambine, pur non essendo sorelle, avessero lo stesso doppio cognome. Dunque, per la seconda volta, il tribunale di Roma, nonostante la politica avesse stralciato l’articolo 5 (che prevedeva la) dal ddl Cirinnà, ha detto sì alla stepchild adoption.

Rete Lenford e Famiglie Arcobaleno hanno spiegato che “Mentre la Camera si appresta a discutere la proposta di legge sulle unioni civili dove l’adozione dei figli del partner è stata stralciata rimettendo così tutto nelle mani dei giudici, il Tribunale scrive che già la normativa attuale “deve poter essere interpretata alla luce dei principi costituzionali e convenzionali che costituiscono il fondamento per il riconoscimento di nuove forme di genitorialità. E’ di tutta evidenza che i rapporti esistenti tra le ricorrenti ed i rispettivi figli sono quelli concretamente e quotidianamente tipici di una sana relazione madre-figli”. Il giudice sottolinea anche che “Tuttavia, per la particolarità della norma sulle adozioni speciali che si applica a questi casi, i figli della coppia continueranno a non essere per la legge fratelli, dal momento che tale adozione definisce solo i rapporti tra il genitore che adotta e il minore, escludendo il resto della famiglia”. Questo nonostante “le mamme hanno dichiarato al giudice che i bambini vivono come fratelli perché tali si considerano e vengono nel mondo esterno considerati”.

La presidente delle Famiglie Arcobaleno, Marilena Grassadonia, ha dichiarato: “E’ grande la soddisfazione per questa ennesima sentenza, che mette ancora una volta in evidenza la distanza abissale tra la politica italiana, il diritto e la realtà. Il preminente interesse del minore, elemento centrale nelle decisioni dei giudici, rimane un illustre sconosciuto per i nostri politici. E’ inaccettabile che i nostri figli e le nostre figlie non vengano tutelati in maniera chiara dalle leggi di questo Stato”.

La presidente dell’ Avvocatura per i diritti Lgbt – Rete Lenford,  Maria Grazia Sangalli, ha aggiunto: “Il moltiplicarsi di sentenze che riconoscono l’adozione incrociata dei figli dei due partner di una coppia formata da persone dello stesso sesso mette in luce l’assoluta idoneità di queste coppie a svolgere in pieno il ruolo genitoriale ed è scandaloso che di fronte a questa pressante esigenza di tutela dei minori il legislatore si rifiuti di dare una chiara risposta legislativa, addossando ai giudici di farsi portatori di un’interpretazione evolutiva delle norme e lasciando che ai figli di queste coppie vengano riconosciuti minori diritti rispetto a quelli che godrebbero con una adozione piena”.

Anche la senatrice Monica Cirinnà, prima firmataria del disegno di legge sulle Unioni Civili, ha espresso grande soddisfazione per la sentenza, commentando: “Ancora una sentenza del Tribunale dei Minori di Roma che riconosce i diritti delle #‎famigliearcobaleno.
Grande soddisfazione e ancora più carica per proseguire verso uguali diritti per tutti”.

Sembra che il Parlamento, costretto a mettere in atto improbabili accordi elettorali che lo sostengano, sia diventato incapace di svolgere le  attività istituzionali cui è preposto, lasciando ad altre istituzioni l’attribuzione di responsabilità per le scelte compiute. E sottraendolo a recriminazioni politiche di opposizione.

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