La Commissione boccia il ricorso di Bassolino

La Commissione boccia il ricorso di Bassolino

 

L’ex governatore della Campania, Antonio Bassolino.

 

La  Commissione di garanzia delle primarie del centrosinistra,

“Il ricorso è stato respinto perchè presentato in ritardo”

che si è riunita nella sede del Pd di Napoli, sotto la presidenza di Giovanni Iacone, è stata chiamata ad esaminare il ricorso presentato da Antonio Bassolino, sconfitto alle primarie di domenica 6 marzo. L’ex sindaco chiedeva l’annullamento dell’esito del voto in 5 dei 78 seggi, dopo la video inchiesta dei giornalisti di Fanpage.it, realizzata con l’utilizzo di telecamere nascoste, che mostrava un consigliere comunale che forniva agli elettori l’euro necessario per presentarsi alle urne. Un secondo video, pubblicato più tardi, mostrava attivisti che invitavano a votare Valeria Valente in cambio di soldi ed esponenti del centrodestra locale al voto ai gazebo del Pd. Uno di loro, Giorgio Ariosto, viene anche ripreso in serata mentre partecipa ai festeggiamenti per la vittoria di Valente insieme al suo comitato. I poteri della commissione sono ampi e tra questi c’è anche l’annullamento del voto in uno o più seggi. Bassolino ha perso contro Valeria Valente per soli 452 voti e sottraendo quei voti al conto finale, tutto avrebbe potuto essere rimesso in gioco. Invece, questa mattina, dopo una maratona di tre ore, la Commissione ha deciso di bocciare la richiesta  ritenendo irricevibile il ricorso in quanto presentato oltre le 24 ore successive alla chiusura dei seggi. Il presidente Iacone ha spiegato: “Il ricorso di Bassolino è stato respinto perchè presentato in ritardo. Tuttavia il Comitato non si è sottratto a valutazioni di merito ritenendo, senza mettere in discussione il lavoro svolto dalla testata (Fanpage.it) che due minuti e mezzo di video su 13 ore di votazioni in 78 seggi della città non possono inficiare la partecipazione democratica di 31 mila persone, senza per questo sminuire comportamenti che non sono accettabili”. L’inammissibilità del ricorso di Antonio Bassolino è stata approvata quasi all’unanimità, con 8 voti favorevoli e uno contrario. L’unico no è stato del rappresentante del Centro democratico, Fabio Benincasa. E’ stata la vincitrice delle primarie, Valeria Valente, a chiedere che il ricorso venisse giudicato irricevibile perché presentato dopo la scadenza di 24 ore dalla chiusura dei seggi.

Poco prima della bocciatura, i due membri della Commissione di garanzia vicini alle posizioni di Antonio Bassolino, Vincenzo Serio e Antonio Giordano,  hanno lasciato polemicamente la riunione della commissione di garanzia mentre era ancora in corso. Parlando con i giornalisti all’esterno della stanza, Serio e Giordano hanno dichiarato: “La Commissione era già orientata a respingerlo. Non ci sono le condizioni per continuare”. E hanno spiegato che l’esame del ricorso, “doveva arrivare dopo la dichiarazione del presidente che si è trattato di un voto trasparente e regolare. Si preferisce con un cavillo evitare una discussione necessaria davanti a un disastro. Cosi è inutile discutere il ricorso, si anticipa l’orientamento della Commissione”. E hanno aggiunto: “c’è una richiesta presentata da Valeria Valente secondo cui il ricorso è irricevibile. Siamo nelle stesse condizioni del 2011 quando non c’erano le condizioni di trasparenza del voto. Qualcuno vuole giocare al massacro di questo partito”.

L’ex presidente della sezione Pd di Chiaia, che ieri ha firmato e inviato il ricorso di Bassolino, Vincenzo Serio, infine, ha dichiarato: “Ci troviamo di fronte a una sentenza preconfezionata sul ricorso e non ci prestiamo a una farsa”. “Non lo discutiamo inutilmente per poi farcelo dichiarare illegittimo, perché sarebbe arrivato dopo i termini, per un cavillo, insomma” E ha aggiunto: “Noi ci rifiutiamo di partecipare a una discussione formale davanti a un disastro che si sta verificando in questa città”. I sostenitori di Bassolino avevano chiesto alla commissione di garanzia di trasmettere la riunione in diretta streaming. Ma la proposta è stata rigettata. Giordano ha detto: “Vista l’attenzione nazionale sul tema in esame oggi ho proposto che la riunione fosse trasmessa in diretta streaming ma la richiesta è stata rigettata”. E ha aggiunto: “La richiesta di trasmettere in streaming la riunione è dettata da una necessità di trasparenza, di fronte al Paese che ci osserva in queste ore, perché noi non abbiamo niente da nascondere. Mi è stata rigettata, sostenendo che il regolamento non lo prevede”.

Anche i rappresentanti di Area riformista hanno abbandonato la Commissione. Alfredo Affatato ne ha spiegato la ragione: “la Commissione è stata incompleta fin dall’inizio perché mancano i rappresentanti del Partito socialista. Coerentemente con quanto detto fin dall’inizio andiamo via al momento del voto”.

L’ex sindaco Bassolino, commentando con i cronisti alla Camera il verdetto dell’organo di garanzia, ha attaccato: “Invece di riflettere e discutere il PD chiude gli occhi. E’ un colpo di spugna che offende le primarie e la città”.

Non è così. Il  verdetto era stato chiaramente annunciato e tutto è andato come doveva andare, secondo copione, cioè secondo quanto avevano indicato i vertici nazionali del partito. Rispetto ai voti comprati in almeno cinque seggi delle primarie a Napoli, infatti,  Matteo Orfini aveva detto: “Il risultato non è in discussione, le primarie non vanno annullate”.  Così il ricorso di Bassolino è stato bocciato.

Le prese di posizione contro il ricorso di Bassolino sono state criticate da Pier Luigi Bersani: “Mi limito a dire che ho trovato irrituale che ci siano stati pronunciamenti di dirigenti nazionali prima della commissione di garanzia: non si è mai visto. E anche rigettare il ricorso perché fuori tempo massimo mi è parso lievemente burocratico. A prescindere dagli esiti, non ci dovrebbero essere queste sgrammaticature e bisogna entrare nel merito. Lo dico con preoccupazione perché registro un disagio dei nostri elettori non solo a Napoli e Roma ma in giro per l’Italia e suggerisco sempre un comportamento più lineare e rigoroso davanti a queste cose”.

Parlando con i cronisti alla Camera, Gianni Cuperlo, ha chiesto un pronunciamento dell’organo di garanzia nazionale, dicendo: “Ho rispetto per gli organi di garanzia del nostro partito ma di fronte all’esito della vicenda di Napoli, con il respingimento del ricorso, si pone un tema che è la necessità di superare la giurisprudenza domestica, che viene esercitata in una logica di partito locale laddove i membri sono espressione delle correnti da giudicare”. Cuperlo ha proposto “Sarebbe opportuno affrontare il tema davanti all’organismo di garanzia nazionale”.

Il senatore della minoranza Pd, Miguel Gotor, ha affermato: “Matteo Orfini continua a interpretare il suo ruolo di presidente del Pd come un capo fazione. Il massimo vertice del partito dovrebbe essere il garante di tutti i contendenti alle primarie e non anticipare giudizi e valutazioni nel mentre una commissione di garanti è all’opera e purtroppo c’è in corso un’inchiesta della magistratura che il Pd avrebbe dovuto essere in grado di anticipare”. E ha aggiunto:  “Per farlo però bisogna avere almeno coscienza dei problemi e non pensare di poterli rimuovere d’ufficio con dichiarazioni burocratiche e arroganti che non si addicono al ruolo super partes che dovrebbe avere il presidente del partito”.

Il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini ha detto basta alle polemiche interne: “Alcuni episodi avvenuti a Napoli non vanno sottovalutati e hanno la nostra attenzione più alta ma non inficiano la validità delle primarie”. E ha proseguito: “Si è pronunciato il comitato dei garanti della coalizione e ha rigettato il ricorso confermando il risultato. Si parte da qui per una campagna elettorale dentro la città, parlando di idee e futuro. Aprire polemiche solo interne rischia di affievolire la forza del nostro impegno per vincere le elezioni”.

Tra tutti coloro che si sono lanciati contro i democratici, c’è il leader della Lega, Matteo Salvini, che su Facebook, ha scritto: “Primarie a pagamento del Pd a Napoli, denunce e ricorsi. Tristezza, che ingiustizia, che vergogna: solo 1 euro per votare uno del Pd, e addirittura 35 per mantenere un clandestino!”.

Ma c’è stato anche chi ha provato a trovare una giustificazione a quell’euro dato dai consiglieri agli elettori poco prima di votare. La responsabile scuola Segreteria nazionale Pd, Francesca Puglisi, ha avuto il coraggio di domandare: “Mai capitato di non aver uno spicciolo e di chiederlo a un amico?”

Lascia una risposta