Renzi: “Viva le primarie vere, libere, oneste”

Renzi: “Viva le primarie vere, libere, oneste”

 

Il presidente del consiglio, Matteo Renzi.

 

Il premier Matteo Renzi ha replicato agli attacchi

Compagni “Ci vediamo nel 2017”

sempre più pressanti della minoranza Pd. Lo ha fatto sabato, di ritorno dal vertice di Parigi coi leader socialisti europei, dal palco della scuola di formazione per i giovani Pd, dicendo: “Le discussioni interne al Pd sono una realtà parallela”. Nel suo ragionamento politico, durato quasi due ore, il segretario non ha risparmiato affondi agli avversari interni. Ma il presidente del Consiglio ha replicato alla discussione aperta dalla minoranza del partito anche oggi nella sua e-news dove ha scritto: “il dibattito interno di tutti i partiti (talvolta purtroppo anche del Pd) sembra surreale. Ai miei compagni di partito che pongono grandi problemi sulla visione strategica della sinistra, in Italia e nel mondo, do appuntamento per lunedì prossimo, in direzione e soprattutto al congresso del 2017”. Renzi si è riferito agli attacchi della minoranza dem sulle primarie di Roma e Napoli, e ha avvertito di non “usare strumentalmente” le amministrative. Piuttosto, ha ribadito, “Chi vuole mandarmi a casa la battaglia la farà al congresso del 2017”. Poi ha aggiunto: “Viva le primarie vere, libere, oneste. Quelle in cui chi perde ammette la sconfitta e dà una mano. Quelle in cui chi vince va in campagna elettorale non da solo ma con migliaia di persone che vogliono essere cittadini, non solo numeri”. Il segretario del Pd, togliendosi un sassolino dalla scarpa, ha dichiarato: “Io ricordo che quando ho perso le primarie del 2012 (contro Bersani) molti dei miei amici volevano fare ricorso perché in intere regioni c’era la poco simpatica abitudine di bruciare schede e verbali senza la possibilità di ricontare. Allora presi il microfono e dissi la verità: che avevo perso. Punto. Può accadere di perdere. E solo chi sa perdere potrà imparare a vincere”.

Forse accadrà così anche ad Antonio Bassolino che oggi ha visto per la seconda volta respingere il suo ricorso dopo la vittoria di Valeria Valente nelle primarie del Pd a Napoli con poco più di 400 voti di scarto. Il presidente della Commissione di garanzia per le primarie Pd a Napoli, Giovanni Iacone, ha detto: “A Napoli non ci sono stati brogli, del resto anche nel ricorso si sostiene questo. Si sostiene che nel raggio di 200 metri ci sarebbero violazioni di norme, ma anche nelle elezioni normali si sanziona chi ha fatto illeciti in questi casi, ma non si sovverte il voto di settecento persone”. Il ricorso dell’ex sindaco di Napoli è stato bocciato con sette voti a quattro. Bassolino aveva chiesto già in un primo ricorso l’annullamento del voto nei cinque seggi napoletani interessati perchè le pratiche compiute davanti a quei seggi e documentate nel video diffuso da Fanpage.it, costituiscono una chiara violazione dei principi costituzionali che garantiscono il libero esercizio del voto. L’ex governatore della Campania, dopo la bocciatura del suo primo ricorso, perché presentato dopo la scadenza di 24 ore dalla chiusura dei seggi, aveva fatto di nuovo appello alla commissione di garanzia. L’ex sindaco, commentato su Facebook la bocciatura del suo secondo ricorso, ha scritto: “Non se ne possono uscire così, è una presa in giro”.

La discussione aperta dalla minoranza del partito, è stata ampiamente sostenuta nella kermesse di tre giorni di Sinistra riformista. Mentre sabato Renzi stava parlando da Roma alla scuola di formazione per i giovani Pd, a San Martino in Campo è arrivato Massimo D’Alema per discutere di politica estera. Nella giornata di lavori di Sinistra riformista riunita a Perugia, la linea dell’ex premier non è stata la stessa della minoranza riunita a Perugia. Per D’Alema “Servono idee nuove per rilanciare la sinistra, senza ripercorrere ricette sperimentate da altri o anche da noi in altre epoche”, mentre Bersani difende proprio una vecchia ricetta come l’Ulivo.  A condivide il “disagio” evidenziato da D’Alema è stato  Guglielmo Epifani, che, non ha condiviso però una possibile scissione. Anche l’ex capogruppo, Roberto Speranza, ha avvertito che “I nostri militanti ci chiedono se restiamo nel Pd. No, non restiamo dentro il Partito democratico: noi siamo il Pd. E senza di noi, senza questa cultura politica, senza queste storie e passioni, il Pd non c’è più, non esiste più se non c’è questo pezzo”. Sull’Unità, intanto, è intervenuto Walter Veltroni, che ha avvertito: “Non sciupate il Pd. Lo vorrei dire a tutti i protagonisti del dibattito in corso in questi giorni. I toni si sono fatti aspri e si affaccia il rischio di scissioni, separazioni dolorose, possibili contraccolpi per il centrosinistra alle elezioni comunali”. Venerdì scorso Massimo D’Alema era stato intervistato dal “Corriere della Sera”e la critica dell’ex premier a Renzi si era sviluppata su più fronti. A proposito della scelta del candidato sindaco di Roma, D’Alema aveva detto: “Non so cosa farà Bray”, “Certo non ho il minimo dubbio che la sua candidatura sarebbe quella di maggior prestigio per la Capitale, mentre qui pare tutto un giochino interno al Pd”. Invece l’ex ministro Massimo Bray non scenderà in campo a Roma. E, su Facebook, ha scritto: “La difficoltà di questa scelta si accompagna alla consapevolezza di aver sempre deciso autonomamente, in assoluta indipendenza e libero dalle dinamiche di cui sembrano soffrire la politica e i partiti e che ritengo siano tra le cause della sempre maggiore lontananza dei cittadini dalla partecipazione attiva alla vita pubblica”. “Al contrario un progetto per rigenerare Roma deve basarsi sulla capacità di ascolto e di dialogo, sulla centralità della cultura, sui valori di libertà e sulla politica dei grandi ideali, scelte fondamentali, antidoti a quelle prepotenti pulsioni illegali che hanno assunto carattere dominante”. La vicesegretaria del Pd, Debora Serracchiani, sull’Unità, in risposta all’intervista di Massimo D’Alema al Corriere, aveva usato parole molto dure per dire: “Venuto alla luce già dotato di tessera di dirigente di partito non occorre dire molto su come ha usato il potere della nomenclatura per togliere di torno personalità del calibro prima di Giorgio Napolitano e poi di Walter Veltroni”. Serracchiani ha esprimessi il suo “rammarico” per il fatto “che uno statista della sinistra riconosciuto a livello internazionale, un uomo colto e ascoltato, preferisca cedere al canto delle sirene più minoritarie e seguire un suo demone personale anziché rafforzare il suo partito”.

Nel suo intervento alla scuola del Pd di Roma, replicando a coloro della minoranza che lo hanno accusato di non essere di sinistra, Renzi aveva anche dichiarato: “Io ho fatto tante cose di sinistra. Chi mi attacca ha distrutto l’Ulivo”. Domenica al suo arrivo all’ultima giornata di  incontri, a San Martino in Campo, luogo simbolo dell’Ulivo, Pier Luigi Bersani Bersani è stato un fiume in piena e ha replicato a Renzi su tutto: “Se lui è la vera sinistra, noi cosa siamo? Renzi ricordi che noi lo abbiamo fatto l’Ulivo. Sta andando veramente oltre il segno: non tocchi l’Ulivo perché allora ci sentiamo davvero”. E ha aggiunto: “Mi sono arrabbiato molto, se mi toccano l’Ulivo… Se al corso di formazione politica vai a dire che la sinistra ha distrutto l’Ulivo, che abbiamo aiutato Berlusconi… Ricordo che il centrosinistra ha battuto tre volte Silvio Berlusconi e che, pochi o tanti voti che io abbia preso, Renzi sta comodamente governando con i voti che ho preso io. Non io Bersani, io centrosinistra”.  Poi ha affermato: “Io assieme ad altri stiamo cercando di tenere dentro il Pd della gente che non è molto convinta di starci. A volte si ha l’impressione invece che il segretario voglia cacciarli fuori: il segretario deve fare la sintesi non deve insultare un pezzo di partito”. E ha tirato la stoccata: “E se nel Pd qualcuno insiste nell’affermare che no, Verdini non è in maggioranza, vorrei sapere se chi non vota la fiducia allora è all’opposizione. Siamo tra voti aggiuntivi e voti disgiuntivi. Siamo finalmente approdati nella casa delle libertà, dove ognuno fa quel che vuole”. “Se a tanti del Pd non fa schifo niente, io dico che su certe cose non si scherza. Adesso nel Pd Verdini è ritenuto potabile e io sono davvero arrabbiato”. L’ex leader, però, ha  riconosciuto a Renzi “una straordinaria qualità: è riuscito a cambiare le papille gustative di un bel pezzo dell’area democratica e anche dell’informazione italiana. Ora il mondo di Verdini risulta improvvisamente commestibile e io lo trovo sorprendente”. Poi Bersani ha chiesto a Renzi di scegliere “se vuole essere quello che rottama, o quello che resuscita. Il Pd si è reso permeabile a meccanismi trasformistici, da ogni lato. E su questo bisognerebbe fare una discussione, anche congressuale”, perché Bersani ha detto di voler “capire dove si va”. Bersani ha una sua alternativa netta al Partito della Nazione, sintetizzabile in una sorta di Ulivo due, con il Pd alleato a Sinistra Italiana dei Vendola, Fassina e D’Attorre. Insomma, ci vorrebbe una coalizione nuova “con gli interlocutori giusti” della sinistra, disposti ad assumere la sfida e la responsabilità di governare. Bersani ha spiegato la sua ricetta “Io continuo a immaginare un centrosinistra plurale fatto di una borghesia civica, di una sinistra riformista e di governo e anche di una espressione di radicalità, che nel cocktail non guasta, purché non sia ideologica…”.  Ma domenica è proprio alla scuola di formazione politica del Pd, nell’intervento di Matteo Orfini, ex sinistra del partito, che si individua tutta la distanza che si è venuta a creare tra le due anime del partito. Orfini ha detto: “Bersani quando era segretario diceva una frase molto bella: “Guardiamo il mondo con gli occhi dei più deboli perché si costruisce un mondo migliore”. Una frase bellissima ma sbagliatissima perché questo non è il ruolo della sinistra. Noi non siamo i buoni che governiamo per conto dei più deboli. Siamo quelli che devono costruire strumenti attraverso cui i più deboli si rappresentano da soli. Dobbiamo dare ai più deboli gli strumenti per cambiare il mondo. Questa è la sinistra. Oggi noi non siamo ancora questo. Ci stiamo avvicinando, e dobbiamo tenere a mente questo obiettivo”.

Fuori dalla debacle, intanto, se la ride divertito il ministro dell’Interno, Angelino Alfano che, in una lettera agli iscritti di Ncd, ha scritto: “Grazie alle scelte da noi ispirate, Renzi ha litigato con la sua sinistra e ha sconfitto ed emarginato più comunisti lui in due anni che Berlusconi in venti. E ora tutte le contraddizioni a sinistra stanno emergendo con tutta la chiarezza”. E ha sottolineato come “anche nella vicenda della stepchild adoption, siamo riusciti a dimostrare che il buonsenso può vincere perché il buonsenso non è vintage: è il futuro dell’Italia”. Attenzione ministro, perchè in questo momento neanche il centrodestra sembra molto dotato di buonsenso.

 

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