Direzione nazionale Pd. Attacchi a Renzi

Direzione nazionale Pd. Attacchi a Renzi

Il segretario del Pd, Matteo Renzi.

Oggi, alle 15.00,  l’attesissima direzione Pd, rimandata lo scorso 21 marzo in segno di lutto per la morte delle studentesse italiane in un tragico incidente stradale in Spagna.

Un gruppo di manifestanti No-Triv ha cercato di raggiungere la sede del Pd ma è stata bloccata dalla polizia in Piazza San Silvestro. I manifestanti, quindi, hanno iniziato lì la loro manifestazione aprendo gli striscioni di Legambiente e di altre associazioni.

Il ministro per le riforme, Maria Elena Boschi e il premier Renzi.

Proprio mentre si svolgeva l’interrogatorio del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, al Nazareno, il segretario Matteo Renzi, nella sua Relazione, ha parlato dell’inchiesta di Potenza sulle estrazioni di petrolio, e ha detto:  “Su Tempa Rossa si dice che il governo ha fatto attività di sblocco di un’opera privata che era stata individuata nel 1989. Credo che se si decide che un’opera va fatta nel 1989, c’era ancora il muro di Berlino, ventisette anni dopo lo scandalo non è l’emendamento approvato ma che per 27 anni sono state buttate via occasioni”. Renzi ha adottato accenti polemici nei confronti della procura di Potenza, dicendo: “Chiedo alla magistratura italiana non solo di indagare il più velocemente possibile ma di arrivare a sentenza. Ci sono indagini della magistratura a Potenza con la cadenza delle Olimpiadi”, “e non si è mai arrivati a sentenza.

Renzi: “Noi non siamo uguali agli altri”

Un Paese civile è un Paese che va a sentenza”. Poi, riferendosi a Berlusconi, il presidente del Consiglio ha rimarcato: “La diversità profonda dagli altri è che loro parlavano di legittimo impedimento, io dico interrogatemi, gli altri parlavano di prescrizione io chiedo sentenze e dico di fare i processi, ma veloci. Noi non siamo uguali agli altri: sia stampato in testa a chiunque abbia dubbi. Noi non siamo quelli del legittimo impedimento, ma chiediamo che si facciano le sentenze sul serio, veloci”. E ha aggiunto: “Chi ruba su un’opera pubblica deve andare in galera, se vuole patteggiare lo faccia ma se vuole patteggiare deve restituire tutto fino all’ultimo centesimo perché questa è una nostra riforma. Noi abbiamo fatto la legge sui reati ambientali e se vogliono votiamo la legge sul conflitto di interessi. Il governo delle lobby lo dicano a qualcun altro, ma io dico che è mio compito istituzionale che un’opera bloccata da anni arrivi a realizzazione”.

L’ex ministro per lo Sviluppo economico, Federica Guidi e il presidente del Consiglio, Matteo Renzi.

Renzi ha affrontato altri argomenti dicendo che:   L’Italia ha proposto “un modello di immigrazione: il problema della sicurezza non si risolve blindando i confini, ammesso che sia possibile, ma tenendo alta la guardia contro il terrorismo e anche con l’attenzione alle periferie”. Il premier ha ricordato che la ricetta del governo italiano per cui si dà un euro alla cultura e uno alla sicurezza “Non è più una proposta italiana condivisa dal Parlamento con la legge di stabilità, ma una precisa risposta politica che deve dare l’Europa”. “In quanti ci hanno detto negli ultimi mesi che dobbiamo andare e bombardare e noi a dire guardate che ci vuole un progetto più organico rispetto ad una mera reazione che ha combinato danni nel 2011…”. Il segretario del Pd ha invitato a “leggere e rileggere” il passaggio sul dossier Libia della recente intervista del presidente Usa, Barak Obama, a “The Atlantic”.

La difficoltà europea

Renzi ha spiegato che  la situazione internazionale “è particolarmente interessante sotto alcuni aspetti e inquietante sotto altri” e questo “scenario rende ancora più evidente la difficoltà europea. Abbiamo tre grandi questioni: è in crisi l’ideale europeo, è in crisi il modello istituzionale dei singoli governi che non riescono spesso a formarsi dopo le elezioni ed è in crisi la sinistra europea”. E ha sottolineato che “Abbiamo tre grandi questioni: è in crisi l’ideale europeo, è in crisi il modello istituzionale dei singoli governi che non riescono spesso a formarsi dopo le elezioni ed è in crisi la sinistra europea”. “Non credo ci sia bisogno di discutere che se l’Europa diventa quella cosa per cui si costruiscono i muri anziché abbatterli viene meno il principio degli ultimi 25 anni di politica europea, se la Spagna non riesce dopo le elezioni a vedere affermato non solo il primo ministro uscente ma neanche a formare un governo, si sta creando una pericolosa frattura. Infine il Pse ha bisogno di essere leader nella risposta all’Europa”.

Poi Renzi ha guardato all’Italia, dicendo: “L’Italia sta portando risposte anche sul tema della stabilità: le riforme fatte dall’Italia hanno dato stabilità, anche sorprendente per alcuni media internazionali, nel nostro Paese, quello che è accaduto è che in questo ultimo periodo alcuni media dicono: E se fosse l’Italia il Paese più stabile in Ue?”. E ha sottolineato come all’inizio della legislatura “ci dicevano di copiare il modello spagnolo: oggi scopriamo che l’Italicum dà certezza di governo assieme alla riforma costituzionale e il modello spagnolo no”.

Matteo Renzi.

Nel suo intervento in direzione, Renzi ha indicato, poi, la linea della sinistra europea per superare l’austerity: “Prima non avevamo molte alternative, eravamo stetti tra l’uscio e il muro, come si dice a Firenze, in un angolo e ci venivano rimproverate le mancate riforme. Ora grazie alle riforme l’Italia porta la sua voce e ci dice che essere di sinistra significa abbassare le tasse per il ceto medio e per gli imprenditori che creano lavoro e continuare ad insistere sugli investimenti pubblici e privati. Il nostro obiettivo è portare tutto il Pse su questa linea”.

Bagnoli grida vendetta

In merito all’argomento Bagnoli il premier ha detto: “Bagnoli è una realtà che grida vendetta al cospetto del mondo intero: mercoledì andiamo alla cabina di regia a Napoli. De Magistris dice che mettiamo le mani nella sua città? Le avesse messe lui le mani, non avremmo avuto bisogno di far niente”.

E sulle banche ha detto: “Stiamo lavorando con MEF, Bankitalia, con il rappresentante permanente a Bruxelles ad una soluzione definitiva al problema delle banche italiane sapendo che tale lavoro paziente si rende necessario perché governi precedenti non hanno avuto lo stesso coraggio”.

Parlando del referendum sulle trivelle, Matteo Renzi ha detto: “Ci sia l’onestà intellettuale di riconoscere che la posizione dell’astensione a un referendum che ha il quorum, è una posizione sacrosanta e legittima. Non riconoscerlo è sbagliato e profondamente ingiusto”, ricordando l’astensione proposta dai Ds nel 2003 sull’articolo 18. “Non votare un referendum inutile e sbagliato è diritto di tutti: richiederebbe maggiore onestà intellettuale dire che è una posizione costituzionalmente corretta”.

Il presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella.

L’intervento del presidente della Basilicata, Marcello Pittella, è stato molto acceso. Pittella ha condannato “il fango piovuto” sulla sua Regione. Il governatore ha annunciato delle iniziative legislative per i controlli sulle opere pubbliche. E rivendicato i risultati della propria giunta e il contributo della Basilicata nel fabbisogno energetico nazionale: “Ora questa regione paga il fio di presunte irregolarità. Vi consegno la mia rabbia. Certo dobbiamo lavorare ancora molto, ma questa è la Basilicata sana fatta dalla stragrande maggioranza dei cittadini. Le responsabilità dei singoli vanno punite, ma il processo a una intera classe fatta da seminatori di discredito annidati in certa stampa è inaccettabile”.

Intervenendo alla direzione Pd, Gianni Cuperlo, che aveva chiesto un “tagliando” sull’azione del governo Renzi, ipotizzando addirittura un rimpasto, dopo le dimissioni di Federica Guidi, ha detto: “La politica economica seguita finora mostra un limite dell’impianto. E dirlo qui non significa bestemmiare in chiesa, primo perché non è una bestemmia, secondo perché questa non è una chiesa”.

Non si può dire “ho deciso io”

“Io penso che tu nel merito e nel metodo non stai guidando le riforme che servirebbero in un paese in cui la crisi ha colpito più che altrove”, aggiungendo che servirebbe “un altro coraggio e una maggioranza diversa”. E ha aggiunto: “La vicenda Tempa Rossa non credo si possa chiudere con “ho deciso io”. Il punto è proprio la catena delle decisioni. Un emendamento bloccato un mese prima viene reinserito di notte perché lo ha deciso il presidente del Consiglio. La questione non è una telefonata, o l’inadeguatezza di un ministro, ma il confronto e il percorso delle decisioni”.

Gianni Cuperlo.

Rivolgendosi direttamente al segretario, Cuperlo ha detto: “Penso che non stai facendo il segretario. Sento il peso di stare in un partito che non ha molto delle ragioni che me lo ha fatto scegliere”. “Puoi rispondere con un meditato “ciao”, ma penso che tu non ti stai mostrando in questa fase all’altezza del ruolo che ricopri. Non mostri la statura di un leader, anche se a volte coltivi l’arroganza dei capi. Questo può fare il danno del Pd”. Il deputato del Pd ha affermato: “Il referendum di ottobre non è il tuo, ma è l’occasione di superare il bicameralismo, più lo personalizzi più alimenti le ragioni del disagio anche interno”. “Tu hai detto le opposizioni saranno spazzate via, le opposizioni spazzate via? E parlavi della riforma di un terzo della Costituzione, pensi che darai al paese una democrazia più solida così?”.

Poi è intervenuto Roberto Speranza che ha detto: “Ci può stare che un ministro della Repubblica che dovrebbe essere la controparte che controlla le compagnie petrolifere, sia coinvolta con quelle compagnie per vicende personali? Il rapporto tra compagnie petrolifere e Stato deve essere un rapporto tra controparti. Invece ci sono rapporti personali che emergono. Con che faccia ti presenti a quelle popolazioni?”. “Dobbiamo fare uno sforzo per ricostruire il partito come comunità, e questo chiedo al mio segretario e su questo credo che la segreteria di Matteo Renzi sia stata del tutto insufficiente”. In particolare, per Speranza “il tema tra di noi è come si decide, bisogna ripristinare i luoghi formali della decisione. Se vogliamo essere comunità, dobbiamo darci un metodo, ripristinare il rispetto della forma”. Altrimenti “c’è un leader forte e una sommatoria di comitati elettorali sul territorio: in mezzo manca il partito.

Roberto Speranza.

Serve un passo in avanti su questo, su questo il Pd non funziona”. Speranza ha applicato questo concetto all’emendamento su Tempa Rossa, che “era stato eliminato dallo sblocca Italia grazie al lavoro dei deputati Pd in commissione ambiente”. Secondo Speranza “per farlo rientrare serviva una discussione pubblica: non si può decidere in una notte contraddicendo il lavoro consapevole dei deputati della commissione ambiente”. Speranza ha replicato lo stesso concetto sul referendum anti-trivelle: “il Pd propone il referendum con i suoi presidenti e consiglieri regionali, e il Pd dice di far fallire il referendum. Ho scoperto dal sito agcom che il Pd era per l’astensione, e i vice segretari mi hanno risposto che ci sarebbe stata una direzione per ratificare questa decisione. Vorrei una direzione non che ratifica, ma che discute e si confronta”.

“Siamo al limite, non se ne può più”

Speranza teme che in questo modo parte dell’elettorato abbandoni il Pd. Speranza ha detto:  “Per primo ho respinto la provocazione di Di Maio sulla mozione di sfiducia, ma siccome credo nel Pd devo dire che subito dopo ho iniziato a ricevere tante mail e messaggi non di grillini ma di vecchi compagni di strada che mi hanno detto “siamo al limite, non se ne può più”. Poi rivolgendosi direttamente a Renzi, Speranza ha detto: “prendi coscienza che c’è un popolo intero di sinistra che non capisce più dove stiamo andando. Ci saranno le amministrative, il referendum, e dobbiamo provare a dare una risposta a quella gente. Il mio obiettivo è convincerli a restare qui e a battersi qui”.

Il governatore della Puglia, Michele Emiliano.

Nel suo discorso il governatore della Puglia,  Michele Emiliano, ha detto di essere stato tagliato fuori da ogni occasione di dialogo. Emiliano è stato più volte critico con la linea del governo e tra quelli che hanno annunciato il loro “sì” al referendum sulle trivelle. Lo scontro più forte tra lui e il segretario, è stato proprio sul referendum del prossimo 17 aprile. E, ricostruendo le tappe che hanno portato alla consultazione, ha detto: “Io e il presidente della Basilicata, Marcello Pittella ottenemmo un colloquio al ministero dello Sviluppo economico col sottosegretario Vicari, per discutere dei problemi reali che tutte le Regioni rischiavano di avere con le trivellazioni. In quel colloquio chiedemmo di parlare col ministro o con una superiore autorità. Marcello mi chiamò dopo una settimana dicendo che gli avevano detto che non ci sarebbero stati altri incontri. C’era qualcosa al Mise che impediva il confronto? Io ho avuto dei sospetti”.  Il  governatore ha chiesto più volte maggiore tempo di confronto con il segretario. E ha detto: “Io ho votato Renzi, non sono un pezzo della minoranza dem e continuo a pensare che sia un uomo di grande valore e determinazione, utilissimo per l’Italia, ma ti chiedo di fare la cortesia di ascoltare anche qualcuno che ha i capelli bianchi, che studia le cose. Tu hai detto due bugie: che con il sì al referendum si sprecheranno risorse energetiche e si perderanno posti di lavoro”. Poi ha commentato le dichiarazioni di Renzi sui giudici di Potenza: “Ti ho sentito un po’ impudentemente parlare della magistratura di Potenza. Se avessimo parlato, avremmo potuto condividere un giudizio un po’ meno severo. Siamo capaci di andare avanti con un rapporto di fiducia?”. Nel suo intervento in merito a Tempa Rossa ha detto: “Ti hanno detto che la Puglia contrastava Tempa rossa? T’hanno detto una bugia. Hai fatto l’emendamento perché pensavi che servisse a superare il dissenso della Puglia, l’emendamento “frega-Puglia”, come lo chiamo io. Ma lo sai che la Puglia aveva dato parere favorevole a quell’emendamento? E lo sai che tuttora per fare Tempa rossa serve il consenso della Puglia?”.

Matteo Renzi.

Renzi non ha risposto nel merito ma ha difeso la decisione di invitare a non andare al voto parlando del referendum come di “un suicidio nazionale”. Poi replicando al discorso di Emiliano ha osservato:  “Certe frasi non sono da te”. “Non replico alle frasi un po’ volgari e fuori luogo “venditore di pentole” o “servo delle lobby”; non sono da te. Michele tu devi recuperare il senso di appartenenza a una comunità: noi ti vogliamo bene”. “Non è usuale che si discuta e ci si confronti e lo si faccia in modo trasparente: a chi dice che mancano le sedi di confronto ricordo che mai si è utilizzata così la direzione come luogo di discussione in cui sempre si è permesso a tutti di parlarsi con libertà e franchezza. E rende giustizia all’accusa di un’enclave chiusa e sorda che decide per i fatti propri”. Renzi poi ha parlato degli investimenti di Eni: “Non solo non sono servo ma sono leader di partito che non ha preso soldi dalle aziende petrolifere. Ma io difendo l’Eni perché si fa così nei paesi civili e chiedo all’Eni di continuare ad investire. Se poi uno ruba deve andare in galera”.

Renzi: “Gli italiani non ne possono più dei nostri scontri interni”

Renzi, rispondendo così a Cuperlo,  ha detto: “Per me la sinistra è creare posti di lavoro. Per come mi hanno insegnato è fare investimenti, ma anche sbloccando ciò che è fermo e semplificandolo. Nelle pieghe dei procedimenti è più facile che si annidi la corruzione. Secondo me essere di sinistra è avere il coraggio di investire sulle energie rinnovabili”. E sulla critica secondo cui starebbe rischiando di rovinare il Pd ha detto: “E’ ingiusto. Questo partito è molto più forte di quello che sembra. Ci siamo caricati di una responsabilità enorme. Il Pd è un punto di riferimento per tanti italiani che non ne possono più dei nostri scontri interni”.

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti.

Pur non facendone parte il sottosegretario alla presidenza, Claudio De Vincenti, ha chiesto alla direzione Pd di intervenire per “rendere conto sul mio operato”. De Vincenti ha detto che l’emendamento su Tempa Rossa è stato “concordato” con la Conferenza delle regioni e non c’è stata nessuna “notte degli imbrogli” in Parlamento per far approvare la norma.  Replicando al governatore della Puglia, De Vicenti  ha spiegato: “Sono venuti da me i presidenti di regione che ne fanno parte e insieme abbiamo scritto le norme entrate nella legge di Stabilità, anche quella sottoposta a referendum. I presidenti di regione ne sono testimoni”.  “La norma è stata concordata in quella riunione e poi presentata in Parlamento, dove è stata approvata dal Parlamento. E dal gruppo Pd all’unanimità. Se questo per Emiliano è un passo indietro non ci siamo capiti. Questo è interagire, costruire insieme soluzioni. Io non faccio passi indietro, credo in quello che stiamo facendo con il governo, bene”.

Il Pd ha approvato la Relazione di Matteo Renzi

Al termine della direzione, il Pd ha approvato la Relazione di Matteo Renzi, con 98 voti favorevoli e 13 contrari. Tra i contrari Pierluigi Bersani, Guglielmo Epifani, Roberto Speranza, Gianni Cuperlo e Michele Emiliano.

Al termine della direzione nazionale del Pd, Michele Emiliano, ha detto: “Ho votato “no” alla relazione del segretario Matteo Renzi perché le sue argomentazioni sul referendum e sull’emendamento Tempa Rossa ricalcano pedissequamente quelle delle aziende petrolifere e non tengono invece conto degli interessi dei cittadini e dei territori”. E ha aggiunto: “In particolare non è riuscito a dare alcuna giustificazione dello scippo che l’emendamento Guidi ha determinato in danno della Puglia autorizzando l’oleodotto Tempa Rossa senza consentire alla Regione di trattare con i petrolieri le compensazioni ambientali per la città di Taranto e, dunque, consentendo a questi ultimi di risparmiare decine di milioni di euro”.

Matteo Renzi.

Riferendosi alla sua partecipazione alla cabina di regia sul futuro di Bagnoli, menzionata da Renzi nel suo intervento, che si svolgerà mercoledì prossimo a Napoli, il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ha detto:   “Chiedo un incontro al Presidente del Consiglio ma non entro in un luogo nel quale si sta consumando un’operazione assolutamente torbida dalla quale voglio stare distante e starò sempre distante, che è la cabina di regia”.  Bagnoli e petrolio in Basilicata sono “vicende molto simili, dove c’è stato un intervento molto forte con lo Sblocca Italia, tanto è vero che lo stesso Presidente del Consiglio si assume la responsabilità politica di dire: “Quella è una legge che ho voluto io personalmente”. E ha aggiunto che la denuncia del Comune “ha smascherato la commistione che c’era fra l’operazione del Governo attraverso il decreto legge e gli interessi privati determinati. Il re è nudo”.

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