Renzi-Anm. Orlando media lo scontro

Renzi-Anm. Orlando media lo scontro

Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando.

“Per evitare ulteriori polemiche”, il premier Matteo Renzi ha scelto di rinviare la visita a Matera programmata per oggi.  Le dispute hanno interessato due fronti. Da un lato si è trattato di fronteggiare gli attacchi giunti dall’interno del Pd, durante la direzione di lunedì.

D’Alema: “Il premier è intemperante”

Dopo l’accusa di Gianni Cuperlo, che aveva messo in discussione la leadership di Renzi, ieri sera ad accusarlo è stato Massimo D’Alema che, ospite della trasmissione televisiva Otto e mezzo, su La7, ha detto : “Il premier è intemperante, ed è pure simpatico ad alcuni per la sua intemperanza, ma il momento in cui ti mettono sotto inchiesta il ministro è quello meno adatto per dire quello che ha detto sulla magistratura”. Dall’altro lato il premier  ha prima attaccato la Procura di Potenza, poi, per stemperare il clima, ha corretto il tiro dopo il botta e risposta con l’Associazione nazionale magistrati. I giudici lucani non sono rimasti indifferenti alle parole del presidente del Consiglio che, durante il suo intervento alla direzione nazionale del Pd, ha detto: “Le indagini sul petrolio, in Basilicata, ci sono più o meno quando le Olimpiadi, nel 2000, nel 2004 e nel 2008 e ora 2016 è saltato il 2012 ma non so perché. Ci sono stai arrestati e più di un’indagine ma non si è mai arrivati a sentenza. Un Paese civile è un Paese che va a sentenza”.

Il pm della Dda di Napoli, Henry John Woodcock.

In concomitanza all’attacco di Renzi alla magistratura di Potenza, infatti, le agenzie hanno passato la notizia della sentenza contro il colosso petrolifero Total con  pene comprese da due a sette anni comminate agli ex vertici e ad alcuni imprenditori e amministratori. Le accuse sono state di turbativa d’asta, concussione, abuso d’ufficio, corruzione, tentata truffa aggravata e favoreggiamento.  La sentenza in questione si riferisce all’inchiesta sui lavori per la costruzione del centro oli di “Tempa rossa”, fra Corleto Perticara (Potenza) e Gorgoglione (Matera), risalente al 2008 e coordinata dall’allora pm di Potenza Henry John Woodcock.

Woodcock: “Viva soddisfazione per il verdetto”

Dopo la sentenza il pm della Dda di Napoli Woodcock, ha commentato l’esito del processo dichiarando: “Non posso che esprimere la mia più viva soddisfazione per un verdetto che conferma la bontà dell’impianto accusatorio da me costruito grazie al lavoro di un gruppo affiatato di ragazzi della polizia giudiziaria (la squadra mobile e la polizia municipale di Potenza e i carabinieri del Noe del capitano Ultimo) che hanno collaborato con me”.

La replica del presidente dei magistrati lucani, Salvatore Colella, al premier è stata molto dura: “Le dichiarazioni di Matteo Renzi sono inopportune nei tempi ed inconsistenti nei fatti”. E ha spiegato: “Inopportune perché arrivano in un momento molto delicato dell’inchiesta, con un intervento a gamba tesa e le sue insinuazioni sono quantomeno viziate da un interesse di parte. Inconsistenti perché smentite, solo poche ore dopo, da un pesante verdetto di condanna contro i vertici della Total nel processo Totalgate”. L’Anm lucana ha continuato: “Se è vero che in un Paese civile, come dice Renzi, “i processi arrivano a sentenza”, e noi abbiamo dimostrato di saperlo fare,  è anche vero che in un Paese civile “il governo rispetta il lavoro dei magistrati anche quando toccano la propria parte politica”, sottolineando: “Ci saremmo aspettati la stessa intransigenza e fermezza di condanna annunciata dal Presidente in occasione di altre inchieste di rilievo nazionale”.

L’ex magistrato Antonio Ingroia.

Anche l’ex magistrato Antonio Ingroia, si è mostrato critico nei confronti del premier. E ha commentato: “L’intervento di Renzi, tempestivo, in diretta, quasi online, contro i pm di Potenza, è senza precedenti. Non l’avevo mai visto”. E  ha proseguito: “Purtroppo siamo davanti al solito ritornello della politica che attacca i magistrati quando si sente minacciata dalle indagini. E comunque se si arriva così lentamente alle sentenze non è colpa dei magistrati, ma è soprattutto colpa della politica, a cominciare dal governo Renzi, che non ha mai fatto una seria riforma della giustizia per accorciare i tempi dei processi”.

#Matteorisponde

Ieri, nel pomeriggio, il premier, dopo le dimissioni di Federica Guidi, ha ricevuto dal presidente della Repubblica l’interim alla guida dello Sviluppo economico, che conta di consegnare nei prossimi giorni ad un nuovo ministro. Poco dopo, dal suo ufficio di Palazzo Chigi Renzi ha riattivato il talk interattivo #Matteorisponde, rispondendo per un’ora, via Twitter e Facebook, alle domande dei cittadini, con oltre un milione di contatti. Nel frattempo è arrivata la replica del presidente dell’Anm Basilicata, Salvatore Colella. Renzi non ha citato l’Anm. Ma ha difeso la sua linea, assicurando di non cercare lo scontro e di non invocare legittimi impedimenti. Renzi ha detto: “Leggo sui giornali: “Renzi accusa i magistrati”… Ma Dove? Quello che accusava i magistrati in questi uffici ci stava qualche anno fa noi stiamo incoraggiando i magistrati. A fare il più veloce possibile. Noi vogliamo che i magistrati parlino con le loro sentenze e più parlano con le sentenze e più noi siamo contenti”. E ha aggiunto: “Se è reato sbloccare le opere, venite da me, sono colpevole. Ma io voglio i ladri in galera, non bloccare le opere. Non accuso i giudici ma chiedo di arrivare a sentenza”. “Non ne posso più di un paese in cui le sentenze non arrivano, si bloccano le opere pubbliche ed i ladri restano fuori. Io voglio il contrario: sto invitando i magistrati a correre per beccare i ladri e metterli in galera. Se blocco le opere il paese è finito”. Poi ha concluso: “Poi per la Costituzione italiana è condannato un cittadino la cui sentenza diventa definitiva e passa in giudicato, arriva in Cassazione, il resto non è condanna”.

Il premier Matteo Renzi.

Nel gennaio scorso, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, la Corte d’Appello aveva sottolineato “Una persistenza di obiettiva difficoltà a fronteggiare il flusso sopraggiunto, per cui il tempo di definizione dei processi non registra rilevanti miglioramenti”, mettendo in evidenza le criticità del distretto del capoluogo della Basilicata. Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, questo lo sa e per questo, oggi, interpellato sullo scontro con le toghe,  è intervenuto affermando: “Nessuna volontà di delegittimare la magistratura. Gran parte delle inchieste che si stanno svolgendo in questi giorni sono frutto di leggi che il Parlamento ha fatto, anche di recente, introducendo la sindacabilità di condotte prima immuni da ogni tipo di valutazione. La risposta è nei fatti e i fatti sono quelli di riconoscere alla magistratura poteri di indagine che in passato non c’erano”. E, riferendosi all’approvazione del provvedimento sul processo penale e la prescrizione, ha spiegato: “C’è un disegno di legge del governo che propone il percorso per arrivare a sentenza più rapidamente, auspico che il Senato lo approvi rapidamente”.

Domani Guidi sarà sentita a Potenza

Nonostante l’intervento di Orlando il clima è rimasto comunque teso. Ora, però, l’attenzione è tutta rivolta a domani quando, negli uffici della questura di Potenza, l’ex ministro per lo Sviluppo economico, Federica Guidi, come persona informata sui fatti, risponderà alle domande dei pm titolari dell’inchiesta sul petrolio.  Guidi sarà sentita sull’emendamento per Tempra Rossa e sul riferimento, ascoltato in un’intercettazione, al ministro per i Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, che hanno portato  alle sue dimissioni del 31 marzo scorso.

L’ex ministro per lo Sviluppo economico, Federica Guidi e Gianluca Gemelli.

Ieri a Potenza si è svolto l’interrogatorio di garanzia di quattro dirigenti dell’Eni (Roberta Angelini, Nicola Allegro, Antonio Cirelli e Luca Bagatti) ai domiciliari da giovedì scorso, mentre un quinto, Vincenzo Lisandrelli, è stato interrogato per delega a Gela. Oggi è toccato all’ex sindaco di Corleto Perticara, Rosaria Vicino, ai domiciliari nell’ambito del filone sul progetto “Tempa Rossa”. Nello stesso filone d’inchiesta (che porta agli affari sul porto di Augusta) il compagno di Federica Guidi, Gianluca Gemelli,  ha un ruolo centrale. Gemelli, che è indagato, sarà ascoltato dai pm di Potenza, ma solo dopo l’interrogatorio della compagna, che non è indagata. Intanto, i legali dell’ex ministro già hanno fatto sapere che Gianluca Gemelli che Federica Guidi, in una lettera al Corriere della Sera, dello scorso 2 aprile, aveva considerato “a tutti gli effetti mio marito”, ora “è solo il padre del figlio e con lui non ha mai convissuto” e che  l’ex ministro è “pronta all’incontro di domani con i pm di Potenza. E’ serena e sta rileggendo alcuni atti per fornire con precisione ogni chiarimento ai magistrati”. A queste dichiarazioni fonti vicine all’ex ministro hanno  aggiunto che Federica Guidi  con Gianluca Gemelli  “non ha interessi comuni: non ha conti cointestati con lui, e ha sempre provveduto lei e la sua famiglia alle necessità del figlio”.

 

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