Ok definitivo della Camera al ddl Boschi

Ok definitivo della Camera al ddl Boschi

Il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi.

Oggi alla Camera sono stati approvati i 47 articoli del ddl Boschi sulla riforma costituzionale con 367 sì e 7 contrari. Per l’approvazione era richiesta la maggioranza assoluta dei componenti la Camera (316). Il testo, non essendo più sottoponibile ad emendamenti, è stato votato  articolo per articolo prima del voto finale sul provvedimento.

L’ultima parola ai cittadini

Si è trattato della sesta e ultima votazione del testo. La Costituzione all’articolo 138 prevede che il provvedimento, non avendo ottenuto la maggioranza di due terzi dei componenti di ciascuna Camera, può essere sottoposto a referendum popolare, che si svolgerà in ottobre. L’ultima parola quindi la pronunceranno i cittadini.

A seguire per il governo la seduta della Camera sulle riforme c’è stato il ministro Maria Elena Boschi che ha chiuso stamattina la sua breve visita istituzionale a Londra, in modo da essere presente in aula per il voto finale sulle riforme. Ieri il ministro non era presente per la replica del presidente del Consiglio Renzi.  Maria Elena Boschi ha twittato: “Dopo due anni di lavoro, il Parlamento ha dato il via libera alla riforma costituzionale! Grazie a quelli che ci hanno creduto” e ha aggiunto l’hashtag #lavoltabuona. Il ministro ha affermato: “Godiamoci il momento, è un risultato storico dopo trent’anni di lavoro. Siamo molto soddisfatti”, sottolineando che la maggioranza è stata “ampia”.

Il premier Matteo Renzi e il Presidente iraniano Hassan Rohani.

Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, conversando con i giornalisti nella sede dell’ambasciata italiana a Teheran, dove si trova per una appuntamento istituzionale, si è detto soddisfatto: “una giornata storica per l’Italia, la politica dimostra di essere credibile e seria. Adesso noi chiederemo il referendum”,  aggiungendo che “la politica ha dimostrato che riforma se stessa e la democrazia vince”.

Renzi: “È una questione di serietà”

E ha dichiarato: “Ora l’Italia è il Paese più stabile d’Europa. Si è dimostrato che la democrazia vince e trionfa. È un passaggio importante per la politica che dimostra di essere seria. Meno politici meno soldi alle Regioni, più chiarezza nel rapporto tra Stato centrale e il territorio. Si tratta di un gigantesco passo in avanti per la credibilità delle istituzioni. È una questione di serietà”. E ha aggiunto: “Le ragioni del no non sono spiegabili: questa riforma riduce il numero dei politici, delle Regioni, fa chiarezza nei rapporti Stato-Regioni. Il no si spiega solo con l’odio nei miei confronti”. Renzi si è detto fiducioso sul successo del referendum sulla riforma istituzionale ad ottobre e certo che la sinistra Pd “sarà tutta” a favore del sì. “L’Italia era il paese più instabile d’Europa, ora è il più stabile”. Per Renzi la riforma “è un passaggio storico, è il giorno in cui la politica riforma se stessa”, “è un gigantesco passo avanti sulla strada della credibilità delle istituzioni: ora si apre la discussione sul voto ai cittadini”. Poi ha espresso “gratitudine ai parlamentari; questa era la legislatura che doveva finire in qualche settimana e non avrebbe eletto il capo dello stato. Invece lo abbiamo fatto e abbiamo fatto riforme di grande rilievo. È un passo avanti strepitoso”.

La presidente della Camera, Laura Boldrini.

La presidente della Camera, Laura Boldrini, ha affermato: “Con il voto di oggi siamo giunti al termine di un percorso parlamentare lungo e travagliato. Ora la parola passa ai cittadini che, con il referendum del prossimo autunno, esprimeranno la loro opinione sulla riforma della Costituzione. Il mio auspicio è che si sviluppi un confronto pacato, sul merito delle decisioni prese. Per questo ritengo che sarà più che mai necessaria un’informazione puntuale sul contenuto del referendum. Che ad esprimere il loro voto siano cittadini consapevoli è nell’interesse sia dei sostenitori che di chi si è opposto. Ma è soprattutto nell’interesse della democrazia italiana”.

La fiducia al Governo verrà espressa solamente dalla Camera

Il ddl costituzionale prevede il superamento del bicameralismo paritario. Con la riforma varata oggi, infatti, la fiducia al Governo verrà espressa solamente dalla Camera, mentre il Senato vedrà ridotta la propria competenza legislativa piena alle riforme e le leggi costituzionali (potrà chiedere alla Camera di modificare le leggi ordinarie, ma tale richiesta potrà essere ignorata). Siederanno a Palazzo Madama 100 senatori (74 espressi dai Consigli regionali indicati dai cittadini in occasione delle relative elezioni, 21 sindaci e cinque nominati con un mandato di sette anni dal Capo dello Stato). Il Governo potrà quindi contare sulla discussione dei disegni di legge in tempi certi (e verrà limitato il ricorso alla decretazione d’urgenza). Cambieranno anche le norme sul federalismo con materie come energia, infrastrutture strategiche e protezione civile che torneranno tra le competenze dello Stato. Verranno abrogati il Cnel e, definitivamente, le Province.

Sergio Lo Giudice, Gianni Cuperlo e Roberto Speranza.

Anche se con riserva, la minoranza del Pd  ha votato a favore della riforma. In una nota congiunta Gianni Cuperlo, Sergio Lo Giudice e Roberto Speranza hanno spiegato: “Oggi siamo all’ultimo passaggio prima del referendum che l’articolo 138 prevede e che logica e forma imporrebbero fosse richiesto da quanti a questa riforma si oppongono, fuori e dentro il Parlamento”. “Con tutte le nostre critiche e riserve oggi esprimiamo un voto a favore della riforma. Siamo consapevoli che la bocciatura di questo testo nell’ultimo passaggio alla Camera segnerebbe quasi certamente il fallimento di una stagione trentennale durante la quale a più riprese, e con diversi protagonisti, si è cercato di riformare la parte ordinamentale della Carta. Un epilogo simile scaverebbe un solco ancora più profondo tra l’opinione pubblica e le istituzioni”. “Bisogna riaprire il capitolo della legge elettorale. Legge da rivedere nel capitolo su consistenza e modalità di attribuzione del premio di maggioranza, sul nodo dei capolista plurimi a rischio di costituzionalità e su quelli bloccati. D’altronde è in corso una raccolta di firme per i referendum che chiedono di modificare l’Italicum. Su queste basi pensiamo si debba riaprire un confronto e recuperare l’ascolto di costituzionalisti, studiosi, movimenti, partiti e di un’Associazione come l’Anpi”.

Le opposizioni non hanno partecipato al voto: FI,M5S, Lega e Si sono uscite dall’aula. Il capogruppo di SI a Montecitorio, Arturo Scotto, aveva affermato che Sinistra Italiana sarebbe intervenuta nella dichiarazione di voto ma non avrebbe partecipato alla votazione finale sulla riforma costituzionale.

Scotto: “E’ una riforma che pone un uomo solo al comando”

Scotto ha affermato: “Il governo e il Partito Democratico hanno voluto riformare la Costituzione da soli e da soli voteranno questo testo”. E ha proseguito: “E’ una riforma che pone un uomo solo al comando addirittura al di sopra della stessa Costituzione, che potrà disporre del Parlamento a sua immagine e somiglianza e che riduce lo spazio del pluralismo. E’ una riforma che segna una svolta negativa per il Paese. Ci vedremo al referendum di ottobre quando la parola passerà ai cittadini e questo testo sarà bocciato dal voto popolare”.

Il capogruppo alla Camera, Massimiliano Fedriga.

Il capogruppo alla Camera, Massimiliano Fedriga, anticipando la posizione del gruppo a Montecitorio sulla legge costituzionale in votazione oggi, aveva annunciato: “La Lega non parteciperà al voto finale sulle riforme. Non saremo complici di Renzi e del suo governo che usa questo testo, per altro incostituzionale, per fare passerella politica”. E ha spiegato: “Il collega Cristian Invernizzi farà la dichiarazione di voto finale ma poi usciremo dall’Aula. E’ vergognoso che Renzi senza alcuna vergogna consideri il Parlamento come una succursale della direzione del Pd. Si fa vedere solo oggi ma quando era il momento di cambiare la legge, non ne abbiamo intravisto nemmeno l’ombra”.

Per Brunetta si tratta di una “congiura di palazzo”

Il capogruppo alla Camera, Renato Brunetta, ha parlato di “congiura di palazzo”. “Questo Parlamento doveva fare la riforma elettorale dopo la sentenza della Corte costituzionale che aveva cassato il Porcellum e invece Renzi, con una congiura di palazzo, si è impadronito dei parlamentari di Bersani, del Pd, e con colpi di mano multipli sta distruggendo la democrazia parlamentare”.

I deputati del M5s non sono stati presenti in Aula per il voto per rispetto alla morte di Gianroberto Casaleggio, anche se sulle riforme costituzionali era previsto l’ostruzionismo.

Il presidente del Senato, Pietro Grasso.

Ai giornalisti che gli hanno chiesto che effetto fa sapere di essere l’ultimo presidente del Senato, Pietro Grasso ha risposto: “Aspettiamo il Referendum”. Nel suo discorso di presentazione in occasione del Master in “Analisi e valutazione delle politiche pubbliche”, Grasso, aveva sottolineato che l’iter della Riforma non è ancora concluso, dicendo: “quando e se entrerà in vigore”.

In concomitanza con la seduta della Camera per il voto finale in piazza, davanti a Montecitorio, è sceso il Comitato per il “No  al referendum costituzionale”. Il Comitato ha sostenuto che “Con la discussione generale è iniziato ieri alla Camera il percorso che porterà all’approvazione definitiva della riforma Renzi-Boschi che stravolge la Costituzione nata dalla Resistenza. Una riforma voluta, anzi imposta al parlamento dal governo, che ora vuole utilizzare il referendum a fini plebiscitari. Il combinato disposto delle pretese riforme della Costituzione e della legge elettorale cambiano la sostanza della nostra Repubblica, fondata sulla centralità del Parlamento e avviano un processo che punta alla instaurazione di una sorta di premierato assoluto”.

 

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