La minoranza Pd non firma per il referendum sulle riforme

La minoranza Pd non firma per il referendum sulle riforme

Pier Luigi Bersani e Roberto Speranza.

Oggi la maggioranza ha depositato in Cassazione le firme per la richiesta di referendum sul ddl Boschi.

Gran parte della minoranza Pd non ha firmato

La gran parte della minoranza Pd alla Camera, compresi Pier Luigi Bersani, Roberto Speranza e Gianni Cuperlo, non ha firmato.

Nico Stumpo.

La valutazione della sinistra dem, come ha detto Nico Stumpo, è che la raccolta firme spettava all’opposizioni e “non a chi ha già votato la riforma in Parlamento”. La stessa osservazione è contenuta anche nel documento unitario (firmato da Gianni Cuperlo, Roberto Speranza e Sergio Lo Giudice) diffuso dopo l’ultimo passaggio delle riforme alla Camera: “Logica e forma imporrebbero” che il referendum “fosse richiesto da quanti a questa riforma si oppongono, fuori e dentro il Parlamento”. La scelta è legata al fatto che “per galateo istituzionale” sono le opposizioni a chiedere il referendum su una riforma, “se lo fa la maggioranza ha il sapore di chi si fa la legge e poi vuole il plebiscito, rischio che noi vogliamo evitare”. La sinistra, infatti, ha  chiesto che ad ottobre si voti sulla riforma “e non sul governo e nemmeno sul Pd”.

Il premier Matteo Renzi.

Matteo Renzi ha risposto, in tempo reale, da Città del Messico, dove si trova per una visita istituzionale,  sulla scelta della minoranza di non firmare, affermando: “Ormai non è più una novità: su alcune questioni ci possono essere opinioni diverse ma nel Pd c’è ormai una parte che fa opposizione su tutto, dobbiamo prenderne atto. La scelta referendaria era stata presa tutti insieme ed era nata dal desiderio di coinvolgere i cittadini.

Renzi: “Se qualche politico ha cambiato idea ce ne faremo una ragione”

Se qualcuno ha cambiata idea mi dispiace ma non conta, andremo comunque a chiedere il parere dei cittadini”. E ha spiegato: “Se qualche politico, anche del mio partito, ha cambiato idea sulla riforma e il referendum ce ne faremo una ragione. Quel che deve essere certo è che non ci fermiamo, noi comunque andiamo avanti”. “Queste riforme riguardano il numero di politici ed è chiaro che parte dei politici non vuole cambiare perché si riducono le poltrone e il Senato non sarà più un luogo dove prendere lo stipendio. Si riducono i poteri delle regioni e gli stipendi dei consiglieri regionali, si elimina l’atteggiamento tipico delle regioni di fare i grandi investimenti promozionali per cui all’estero ci vanno le singole regioni”. “Sicuramente un elemento di chiarezza: una riforma che otterrà il consenso dei cittadini e va nell’interesse dei cittadini”. Poi ha sottolineato: “Dopo trent’anni di chiacchiere è arrivato il momento di fare le cose, noi comunque andiamo avanti”.

Davide Zoggia.

Dalla minoranza Davide Zoggia  ha spiegato che c’è stata una “comune valutazione” sul fatto che la raccolta di firme per il referendum da parte della maggioranza sia, quantomeno, “un’anomalia costituzionale”. “Sono valutazioni che non nascono da un ordine di scuderia e non sono affatto legate alla nostra scelta sul referendum che sarà a favore della legge Boschi che abbiamo votato in Aula”, sostengono dalla minoranza.

Zoggia: “Se si vuole chiamare i cittadini alla partecipazione, va fatto sempre”

Zoggia ha osservato: “Nel partito c’è già un gran fermento organizzativo per il referendum costituzionale e molto meno per un appuntamento più vicino e non meno importante: le amministrative. I sondaggi non sono brillanti e dare l’impressione che il Pd snobbi le elezioni, non aiuta. Le amministrative possono avere riflessi notevoli anche sullo stesso referendum di autunno. Se si vuole chiamare i cittadini alla partecipazione, va fatto sempre. Non si può una volta prenderli a pesci in faccia” come per le trivelle “e la volta dopo blandirli”.

Federico Fornaro.

La scelta di molti esponenti della minoranza alla Camera non è stata seguita da tutti i colleghi di corrente al Senato. Al Senato qualcuno ha firmato, come ha spiegato il senatore democratico  Federico Fornaro: “In coerenza con la posizione già assunta quando si parlava della modifica dell’art.138 con il governo Letta che prevedeva il ricorso al referendum”.

Al rientro dal deposito in Cassazione delle firme, su twitter, il capogruppo del Pd alla Camera, Ettore Rosato, ha scritto: “Depositate firme per Referendum Costituzionale: saranno i cittadini a confermare la riforma attesa da anni”. Sono state in tutto 237 le firme raccolte tra i deputati della maggioranza e di Ala per il referendum. Come ha fatto sapere il Pd della Camera: “Avremmo potuto andare anche oltre ma ci siamo fermati a questa quota”. Le firme necessarie erano 126.

In Cassazione “il senatore proponente Antonio D’Alì (FI), i senatori delegati Vito Crimi (M5S), Loredana De Petris (Sel), Gian Marco Centinaio (Lega) e la senatrice Cinzia Bonfrisco (Cor) hanno depositato presso la cancelleria della Corte di Cassazione le 103 firme dei senatori che non condividono la riforma costituzionale, ben oltre le 65 richieste, raccolte ieri pomeriggio a palazzo Madama per attivare la procedura di referendum popolare ai sensi dell’articolo 138 della Costituzione”.

 

Lascia una risposta