Alfano ritira la proposta: “Si voterà solo domenica”

Alfano ritira la proposta: “Si voterà solo domenica”

Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano.

Il governo ci ha ripensato e ha confermato il voto in una sola giornata.

Si voterà solo di domenica

Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano,  dopo il Consiglio dei ministri di oggi, infatti, ha annunciato che si voterà solo di domenica sia alle elezioni comunali del 5 giugno che al referendum sulla riforma costituzionale in autunno. La decisione sembrava già presa. Invece nella riunione del Consiglio dei ministri di oggi, che doveva approvare la misura, c’è stato il ripensamento. Domenica 5 giugno, dunque, quasi 13,5 milioni di elettori saranno chiamati a eleggere il sindaco e il consiglio comunale in 1365 comuni. Il 19 giugno è invece la data del ballottaggio. Si voterà in 7 capoluoghi di regione: Bologna, Cagliari, Milano, Napoli, Roma, Torino e Trieste e 26 comuni capoluogo di provincia.  Nel corso del Consiglio dei ministri a Palazzo Chigi il ministro dell’Interno ha detto: “Valuto opportuno lasciare le cose così come stanno”.

Angelino Alfano.

La proposta di votare, sia per le amministrative del 5 giugno, sia per il referendum sulla riforma istituzionale che si terrà a ottobre, in due giorni anzichè in un giorno soltanto, l’aveva avanzata di recente  lo stesso Alfano. In questo modo, gli italiani avrebbero avuto più tempo per votare, ma, secondo le opposizioni, sarebbero stati spesi solo dei soldi inutili ( si è parlato di 120 milioni di euro) e Alfano ha preferito evitare di creare altre contestazioni ritirando la richiesta.

La proposta tendeva a ridurre i rischi di astensione

Il ministro dell’Interno, in Consiglio dei ministri, ha spiegato: “Avevo proposto l’estensione del voto sia al lunedì di questo turno amministrativo che a quello della consultazione referendaria, e ovviamente per tutte le elezioni a seguire, per andare incontro a una istanza che mi veniva rappresentata da più parti e cioè di ampliare la partecipazione al voto e ridurre i rischi di astensione dalle urne”. Il titolare del Viminale ha proseguito: “Esigenza che, tra l’altro mi era stata rappresentata in prima battuta proprio da quei partiti di opposizione che, in questi giorni, ne hanno poi approfittato per attaccare il Governo su presunte paure presenti e future. Di fronte a tante polemiche pretestuose e strumentali – sia riguardo i costi sia riguardo a chissà quali strategie occulte che sarebbero state alla base di questa mia iniziativa – valuto opportuno lasciare le cose così come stanno”.  Riferendosi ad alcune stime circolate riguardo l’aumento dei costi dovuto al voto su due giorni, Alfano ha precisato che la spesa in più per votare anche lunedì 6 giugno “non sarebbe stata di centoventi milioni di euro, ma l’incremento sarebbe stato di circa cinque milioni di euro per le amministrative e di circa diciotto per il referendum”.

Renzi non è intervenuto nel dibattito sulle date

Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi.

Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi,  non è intervenuto nel dibattito sulle date del voto, scegliendo anche  di non replicare al suo predecessore Enrico Letta, che ha duramente criticato l’ipotesi. Da premier tra le misure di spending review, infatti, Letta aveva introdotto il voto in un solo giorno e ora anche in nome degli alti costi aveva invitato a non tornare indietro. Nella sua newsletter Renzi ha ribadito che  ogni energia è mobilitata in vista del voto di ottobre sulla riforma costituzionale, a partire dall’evento inaugurale della campagna per il sì al referendum, che si svolgerà sabato a Bergamo. Poi, replicando alla critica più ricorrente che gli viene rivolta, ha dichiarato: “Personalizzare lo scontro non è il mio obiettivo, ma quello del fronte del No”.

L’ex premier, Enrico Letta.

Proprio l’ex premier, Enrico Letta, uno dei pochissimi che aveva criticato l’ipotesi di allungare il voto su due giorni, ha commentato: “E alla fine ha prevalso il buon senso. E il rispetto delle regole. Meglio così. #Votosoloinungiorno #electionday”.

Su Twitter il presidente dei deputati di Forza Italia, Renato Brunetta, ha scritto: “Caos totale governo. Contrordine al contrordine. A questo punto Tso per tutti, da Renzi ad Alfano. Italiani sapranno giudicare questi dilettanti”.

Il candidato sindaco di Roma del Pd, Roberto Giachetti, ha detto: “Per me francamente è assolutamente indifferente. Io avevo detto che qualunque fosse stata la decisione sarebbe andata bene. Penso che il nostro compito sia quello di parlare con i romani, ovviamente convincerli delle nostre proposte e di farli venire a votare perché sono convinti”.

Salvini: “Renzi ormai ha paura anche della sua ombra”

Il candidato sindaco del centrosinistra a Milano, Beppe Sala.

Il candidato sindaco del centrosinistra a Milano, Beppe Sala, ha dichiarato: “Sono soddisfatto non per calcolo ma perché ci allineiamo all’Europa”, ricordando che cosi è avvenuto a Parigi o Londra.

Matteo Salvini ha incalzato: “Renzi ormai ha paura anche della sua ombra”.

Il deputato della Lega Nord e segretario della Lega Lombarda, Paolo Grimoldi, ha commentato: “Il ministro Alfano annuncia di aver ritirato la sua proposta di estendere il voto anche al lunedì a partire dalle prossime elezioni comunali? E annuncia di averlo fatto perché stanco delle polemiche pretestuose scatenate dai partiti di opposizione? Avevamo capito che Alfano fosse un ministro della Repubblica e che prendesse le sue decisioni nell’interesse dei cittadini e della democrazia, non sulla base di polemiche pretestuose. E poi da quando Alfano cambia idea in base a quello che gli dice l’opposizione? Se così fosse allora, visto che ogni giorno gli chiediamo di dimettersi, sarebbe già andato a casa da un pezzo.

Grimoldi: “Alfano non conta niente”

Comunque complimenti ad Alfano per la coerenza e per aver deciso di sacrificare l’estensione del voto al lunedì limitandolo ad una domenica che arriva alla conclusione di un ponte lunghissimo, quando molti cittadini ancora non saranno rientrati a casa dal fine settimana. Così, giusto per essere sicuri che vada a votare meno gente possibile… Almeno sarà contento il candidato Pd a Milano, Giuseppe Sala, che nei giorni scorsi si era lamentato per questa ipotesi e per il rischio che troppa gente andasse a votare: detto fatto, Alfano ha prontamente cambiato idea e Sala può essere soddisfatto. In ogni caso questa è la conferma che Alfano non conta niente e si è calato le braghe come al solito..,”.

Il deputato della Lega Nord e segretario della Lega Lombarda, Paolo Grimoldi.

I commenti più duri, però,  sono stati provocati proprio dall’accusa di Renzi al fronte del “no” di voler personalizzare il referendum.

Ancora Salvini, si chiede se a parlare “è lo stesso Renzi che ha ripetuto 100 volte “se perdo vado a casa”? Che faccia di bronzo… A ottobre io voterò no a una pessima riforma”.

Da SI Nicola Fratoianni ha attaccato:  “Verrebbe da ridere se non fosse maledettamente serio la verità è che vuole avere tutto il potere concentrato nelle mani di una sola persona”.

E il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, è tornato a sostenere che con la campagna referendaria Renzi voglia “mascherare la sconfitta del premier alle amministrative”.

Intanto la sinistra Pd è tornata sulle barricate, denunciando che il governo tradisce un impegno preso. Il sottosegretario Gianclaudio Bressa, infatti,  ha annunciato che la legge per eleggere i futuri consiglieri regionali-senatori si farà solo nella prossima legislatura. E la minoranza ha spiegato di aver votato sì solo grazie a quell’impegno.

 

A cura di Roberta d’Eramo

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