Referendum. L’assist di Confindustria al governo

Referendum. L’assist di Confindustria al governo

Il neo presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia.

Sul referendum di ottobre è sempre polemica.

Dalle riforme lo scontro si sposta sulla legge elettorale

Ma dalle riforme costituzionali lo scontro, all’interno del Pd, si è spostato sulla legge elettorale. Oggi la Confederazione delle Associazioni Combattentistiche e Partigiane, a cui aderisce anche l’Anpi, in un comunicato ha chiesto che sia “lasciata alla libera e serena coscienza di ciascuno la scelta di cosa votare”, sottolineando che “la specificità delle questioni poste sia propria di un’altra sfera di attività rispetto a quelle delle Associazioni Combattentistiche e Partigiane, che hanno invece come proprio compito quello di tramandare la memoria di una grande vicenda necessariamente “plurale” come fu la lotta per la Libertà”.

Il Presidente dell’Anpi, Carlo Smuraglia.

Questo dopo le prese di posizione dell’associazione dei partigiani dei giorni scorsi. Ieri il Presidente dell’Anpi, Carlo Smuraglia, intervistato da Radioanch’io, su RadioRai, ha detto che “Il Referendum è il momento più alto, perché si dà la parola ai cittadini. Occorre affrontarlo con serenità e franchezza informando i cittadini sul merito”. Smuraglia ha aggiunto di “prendere atto” delle parole dell’altro ieri di Renzi sui partigiani. Ma ha voluto fare anche “una piccola correzione alla narrazione che è stata fatta del Congresso dell’Anpi” ribadendo che “i dissidenti non sono stati puniti”. Ha detto  anche che “Si tratta di vedere come si realizzano le riforme. Se si modifica in peggio la Costituzione, la si stravolge, allora opporsi è tutt’altro che conservatore”. Secondo Smuraglia, in particolare, con il Senato eletto dai Consigli Regionali viene violato l’articolo 1 della Carta che affida la sovranità al popolo: “Quando si toglie una parte di sovranità al popolo, allora noi reagiamo”.

L’ex segratario del Pd, Pierluigi Bersani.

Anche l’ex segretario del Pd, Pierluigi Bersani, che nei giorni scorsi aveva criticato la presa di posizione del ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, ieri sempre a Radio Anch’io, sull’Anpi ha detto: “Io sono intenzionato a votare si al referendum.

Bersani: “Renzi deve tener conto delle obiezioni”

La riforma non è la panacea di tutti i mali, non è questa svolta epocale ma prevalgono gli aspetti positivi”. Ma alla domanda se sia invece tentato di votare no, Bersani ha risposto “non sbaglia”. E ha spiegato: “Se le cose vanno avanti cosi tra quattro mesi ci troviamo tra le macerie del campo democratico. Renzi deve tener conto delle obiezioni non irragionevoli del no”. In particolare dovrebbe “annunciare una proposta di legge per l’elezione diretta del Senato” e la “disponibilità a modificare l’italicum”. E ha aggiunto: “Renzi dovrebbe dire “votate sì, e vi dico anche che rispondendo ad alcune obiezioni, sono disposto a riflettere sull’Italicum”. In merito a quale parte dell’Italicum andrebbe cambiata, Bersani ha replicato: “Serve il doppio turno di collegio. Non si può scambiare un ballottaggio con il doppio turno”.

Il deputato della minoranza dem, Roberto Speranza.

Alla posizione dell’ex segratario del Pd si è aggiunta l’opinione critica di un altro esponente della minoranza dem, Roberto Speranza, che ha detto: “Chi dovrebbe lavorare a una moratoria e tenere unito il Pd è Renzi. Le dichiarazioni ultime della Boschi sui partigiani sono dentro una moratoria? Non mi pare. L’unità del Pd non la deve fare la minoranza, ma Renzi e la sua segreteria: dal “ciaone” del referendum sulle trivelle, alle parole su chi vota no al referendum costituzionale”.

Letta: “Un clima da corrida”

Ieri anche l’ex premier, Enrico Letta, si era fatto sentire accusando il governo di aver creato “il clima da corrida e l’iper-personalizzazione che rischia di trascinare tutto lontano dai contenuti e di fare del male al Paese”.

L’ex premier Enrico Letta.

La risposta di Matteo Renzi non si è fatta attendere: “Letta è stato un anno al governo e le riforme non si sono fatte, il presidente della Repubblica chiama me e le riforme si iniziano a fare anche con i voti di Ala”.

Alle polemiche sollevate dalle minoranze interne del Pd si è aggiunta quella di Gianni Cuperlo. Secondo quest’ultimo è stato Renzi ad aver trasformato il referendum nel congresso del Pd “nel momento stesso in cui ha scelto di far coincidere un’eventuale sconfitta in quel voto con l’abbandono della vita politica mentre la probabile vittoria è intesa come lo spartiacque di una nuova maggioranza politica”, quella appunto con Verdini.

Pierluigi Bersani.

Oggi su Facebook Pierluigi Bersani ha rilanciato le sue proposte per abbassare i toni della campagna referendaria e ha scritto: “Mentre cerco di proporre soluzioni che evitino una drammatica spaccatura nel campo democratico e costituzionale, leggo che metterei paletti e alzerei asticelle. Naturalmente si può anche fingere di non capire”.

Bersani: “Suggerisco che ci sia disponibilità a rivedere l’Italicum”

“Propongo che il sì abbandoni toni aggressivi e divisivi e che ristabilisca la fondamentale distinzione tra sfera costituzionale e funzione di governo. Propongo che il sì si rivolga al no cogliendo almeno alcune delle preoccupazioni non infondate che il no esprime. Suggerisco a questo proposito che i gruppi parlamentari del Pd presentino un progetto di legge per l’elezione diretta dei senatori avvalendosi del testo già elaborato dalla sinistra Pd. Suggerisco inoltre che venga dichiarata la disponibilità, una volta approvata la riforma, a rivedere l’Italicum. Su come modificarlo non ho pretese”. E ha concluso: “Ho semplicemente le mie idee finché non è vietato averne”.

Il presidente del Consigli,o Matteo Renzi, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente americano, Barack Obama.

Il premier Matteo Renzi, dal G7 in Giappone, ha detto: “La riforma costituzionale non dà alcun potere in più al presidente del Consiglio e al governo, men che meno di sciogliere le camere, che spetta al presidente della Repubblica”, aggiungendo che se la riforma passerà “avremo un unicum di presidente del consiglio che non può nominare e revocare i ministri”.

Renzi: “C’è un tempo per gli sconti e uno per aiutare il paese”

Renzi ha spiegato che la riforma “aumenta i poteri dell’opposizione e dei cittadini”. Rivolgendosi poi alla minoranza ha detto: “Quando dico di valorizzare quello che di buono c’è, non è per fare polemica con la minoranza del mio partito, lo faccio perché penso che c’è un tempo per i reciproci sconti e un tempo per aiutare il paese a crescere”.

Il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini, oggi, a margine dell’Assemblea di Confindustria a Roma, proprio rispondendo a chi nel partito chiede di rivedere l’Italicum in vista del referendum sulle riforme costituzionali, ha tagliato corto affermando: “Non ci sono le condizioni per aprire una discussione diversa. Non abbiamo la legge elettorale all’ordine del giorno”.

Il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini.

Lo stesso concetto è stato ribadito dalla presidente del Friuli Venezia Giulia e  vicesegretario del Pd, Debora Serracchiani, a margine della Conferenza delle Regioni, ai giornalisti che le chiedevano una risposta alle parole di Pier Luigi Bersani. Serracchiani ha detto: “Noi abbiamo detto che la legge elettorale è già stata fatta e approvata. Adesso stiamo parlando di un referendum sulla riforma costituzionale, chiederemo agli italiani se sono d’accordo, e io mi auguro davvero di sì, per avere un’Italia più semplice, più efficiente e anche più competitiva rispetto alle sfide che stiamo affrontando”.

Serracchiani: “La legge elettorale ci darà stabilità”

E ha proseguito: “Siamo assolutamente convinti che sia importante la riduzione dei costi della politica ma soprattutto dare stabilità ai governi: dal 1946 l’Italia ha avuto 63 governi, non credo questo ci abbia aiutato; l’Italicum non sarà una legge elettorale perfetta ma è sicuramente migliore di quella che ci ha preceduto e ci darà stabilità. Questo è fondamentale anche per la crescita del Paese”.

Il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini.

Il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini,  anch’egli presente All’assemblea di Confindustria, ha detto: “Mi fa tanta tristezza vedere tante persone in tutti i partiti, anche nel mio, che dopo aver chiesto per anni questa riforma oggi per ragioni solo personali e di lotta politica sono diventati improvvisamente contrari”. Poi, spiegando come il superamento di alcune responsabilità degli enti locali porterà ad un approccio unificato, ad esempio, nella partecipazione a fiere internazionali, ha aggiunto: “Da ministro non parlo di politica, mi concedo una deroga”.

Da Confindustria primi segnali a favore del sì

E proprio da Confindustria, riunita nell’Assemblea annuale, sono arrivati i primi segnali a favore del sì per il referendum costituzionale di ottobre. Il superamento del bicameralismo perfetto, infatti, era una richiesta già da molto tempo accarezzata dal mondo produttivo. Così dalla prima assemblea di Confidustria presieduta da Vincenzo Boccia (eletto ieri con il 66,7% del totale dei votanti e 305 bianche) è arrivato l’assist al governo Renzi, anche se non esplicito.

Vincenzo Boccia.

Il neo presidente di Confindustria, nella sua relazione ha affermato: “Confindustria si batte fin dal 2010 per superare il bicameralismo perfetto e riformare il Titolo V della Costituzione. Con soddisfazione, oggi, vediamo che questo traguardo è a portata di mano”, aggiungendo: “la nostra posizione e le conseguenti azioni sul referendum verranno decise nel Consiglio generale convocato per il 23 giugno”. Il presidente di Confindustria ha avvertito che “non può esistere un capitalismo moderno senza una democrazia moderna, senza istituzioni moderne”.

Boccia: “Per noi non conta chi fa le riforme ma come sono fatte”

E ha sottolineato: “Per noi le riforme non hanno un nome, ma un oggetto. Non conta chi le fa ma come sono fatte”. “Solo così possiamo tornare ad essere un Paese autorevole, capace di dialogare alla pari con gli altri. A Bruxelles come in ogni sede istituzionale”. Boccia ha sostenuto che “Con i profitti al minimo storico, lo scambio salario-produttività è l’unico praticabile” e “crediamo che la contrattazione aziendale sia la sede dove realizzarlo”. Poi, rivolgendosi ai sindacati, ha aggiunto: “Non vogliamo giocare al ribasso”. Il contratto nazionale “resta per definire le tutele fondamentali del lavoro” e sulle nuove regole contrattuali dice: “Adesso non si può interferire con i rinnovi aperti” e “quando riprenderemo il confronto, avremo come bussola” questo scambio.

Il neo ministro allo Sviluppo economico, Carlo Calenda.

Il governo ha ricambiato l’appoggio con il neo ministro allo Sviluppo economico, Carlo Calenda, che, dalla stessa assemblea di Confindustria, ha dichiarato che il rilancio dell’Economia non può partire da ”circoli illuminati chiusi nelle stanze di un ministero” che scelgono ”settori e interventi: sarebbe comico”, sottolineando che “Non esiste in un Paese moderno la possibilità di fare politica industriale se non con le imprese e per le imprese”. Calenda ha precisato che “La produttività richiede una assunzione di responsabilità condivisa tra industria e governo”.

 

A cura di Roberta d’Eramo

Lascia una risposta