Antimafia: 14 impresentabili nelle liste civiche

Antimafia: 14 impresentabili nelle liste civiche

La presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi.

Per  la Commissione Antimafia, che ha realizzato un attento esame su liste e candidature in vista delle elezioni del 5 giugno “Sono 14 i nomi degli impresentabili”. Nella conferenza stampa di presentazione della relazione sulla “Trasparenza delle candidature in vista delle comunali” il presidente della Commissione, Rosy Bindi, ha spiegato che la relazione conclusiva del lavoro dell’Antimafia è stata approvata all’unanimità da tutta la commissione.

La Commissione Antimafia ha preso in esame oltre 3500 candidati

Rosy Bindi.

Bindi ha evidenziato come in alcuni Comuni i partiti politici non abbiano presentato candidati e in altri siano state presentate solo liste civiche. Il presidente dell’Antimafia ha detto: “Il lavoro svolto è molto importante abbiamo preso in esame la posizione di oltre 3500 candidati 2500 nel solo comune di Roma”. I comuni presi in esame sono 13.  Bindi ha detto che “La situazione è complessivamente incoraggiante anche se alcuni dati sono preoccupanti”.  Il presidente  ha aggiunto:  “La legge Severino richiede un tagliando, e non siamo i primi a dirlo. A parte il gioco strano tra incandidabilità e ineleggibilità, un altro aspetto da rivedere riguarda le pene, con condanne definitive non inferiori a 2 anni, ma è anche vero che molti candidati sono stati condannati varie volte. La legge però non consente di sommare le condanne”. “I candidati al Consiglio comunale di Roma sono tutte situazioni nelle quali non si registra un discostamento, sia dalla legge Severino, che dal codice di autoregolamentazione. Nel VI municipio qualche situazione critica l’abbiamo rilevata”. Secondo Bindi nella Capitale “è stato rilevato solo un caso tra tutti i candidati in una lista civetta” in pratica nella lista civica Giovanni Salvini.

Poi il presidente dell’Antimafia ha lanciato un appello alla politica: “Se si vuole combattere la mafia non ci si può nascondere, bisogna metterci la faccia”. “Che le liste civiche fatte nel modo che abbiamo visto siano un varco per le mafie è indubbio. Conosciamo anche liste civiche nate per protesta contro la politica, non vogliamo certo col nostro lavoro delegittimare tentativi che ci sono, ma il 100% di liste civiche in quasi tutti i comuni sciolti per mafia, qualcosa vorranno dire”.

Bindi: “Ci vogliono forze politiche chiare”

Bindi ha evidenziato che “I partiti devono decidersi a prendere sul serio questa situazione. Se vogliamo estirpare la mafia, ci vogliono forze politiche chiare, che non fanno operazioni trasformistiche: ricostruendo la storia di alcune liste civiche si trovano candidati cacciati che si alleano con pezzi di avversari. In un comune, le tre famiglie di riferimento ndranghetista hanno piazzato i loro candidati ciascuna in una delle tre liste. Diano Marina potrebbe presentare un certo interesse da questo punto di vista, ma le mafie non hanno più confini. La provincia di Imperia è la sesta provincia calabrese”. Bindi ha invitato le forze politiche “a darsi codici etici e strumenti per selezionare la classe dirigente, soprattutto quando si vanno a ricoprire incarichi istituzionali e amministrativi in istituzioni così esposte come i comuni” e ha lanciato l’allarme “perchè le amministrazioni locali sono il primo varco di penetrazione delle mafie nella politica e nella pubblica amministrazione”.

Le indicazioni della Commissione Antimafia non sono perentorie: lo scorso anno il lavoro della commissione accertò l’incandidabilità di Vincenzo De Luca, poi eletto governatore della Campania. Bindi lo inserì tra gli impresentabili ma fu accusata di avere usato la commissione per regolare i conti nel Pd.

 

A cura di Roberta d’Eramo

Lascia una risposta