Per Renzi fischi da Confcommercio

Per Renzi fischi da Confcommercio

Il premier Matteo Renzi.

Di nuovo alle prese con le solite logorroiche tiritere autoreferenziali, completamente staccate dal mondo reale, che si smentiscono a più riprese, Matteo Renzi, quando dice tutto e il contrario di tutto. Dopo l’ennesima ospitata di ieri a Otto e mezzo su La7, oggi l’ha fatto ancora.

Renzi non convince più

Matteo Renzi.

Poco importa per lui che si trovi seduto sulla poltrona di una trasmissione televisiva o davanti alla platea dell’assemblea generale di Confcommercio. Le barzellette che racconta e i giochi di prestigio che mette di volta in volta in atto, cominciano a non convincere più.  Questa mattina quando il premier è salito sul palco dell’auditorium della Conciliazione aveva già  ricevuto qualche fischio. Ma le contestazioni nei suoi confronti si sono fatte più forti quando Renzi ha rimesso in scena, per l’ennesima volta, lo spettacolo  dei “famosi” 80 euro mensili di bonus per i meno abbienti davanti ad un pubblico che non si è lasciato illudere e ha risposto alle parole del premier con sonori e prolungati fischi.

Renzi: “Dovete credere nella politica”

Renzi, ricordando che dentro Confcommercio le critiche non sono nuove,  ha ribattuto: “Una misura di giustizia sociale, lo rivendico con forza e non mi farete cambiare idea, è stato il primo atto e il più simbolico”.   “Grandissimo rispetto per chi ritiene gli 80 euro una mancia elettorale, sono contento di averli dati. E’ una valutazione che rispetto”. “Che non fossero apprezzati da voi lo sapevamo da tempo ma che fossero una misura di giustizia sociale verso gente che non guadagna 1500 euro al mese lo rivendico con forza”. “Fischiatemi pure se avete il coraggio ma la politica deve essere con la P maiuscola, dovete credere nella politica e l’atteggiamento di chi dice tutti uguali fa il vostro male, non il vostro bene”.

Così le contestazioni sono proseguite e c’è stato anche un battibecco con qualcuno che, dalla platea, ha criticato lo stipendio del presidente del Consiglio.  Renzi ha replicato: “Sono d’accordo su questo. Io percepisco 5 mila euro netti al mese…”. E anche se la sua risposta non ha placato le contestazioni, il premier ha aggiunto: “Non mi spaventa la discussione. Figuratevi…ho fatto l’arbitro in Garfagnana…”. Renzi ha ricordato che tra i primi atti del suo Governo c’è stato anche “il tetto dei 240mila euro”. E a quel punto ha recitato una delle sue battute a effetto: “Attenzione a perdere la memoria”. Poi ha parlato del taglio dei costi della politica che gli ha offerto un appiglio per rivendicare la riforma costituzionale, “l’unica che taglia il numero dei parlamentari” e può quindi assicurare una macchina istituzionale meno costosa. Poi è stato il momento delle promesse: “Prendo l’impegno per voi irrinunciabile per la crescita nel 2017 di non aumentare l’Iva. Ma l’Iva non si tocca più dal 2013, le clausole non sono mai state toccate dal nostro governo, l’ultimo aumento è scattato nell’ottobre di quell’anno, noi siamo in carica dal febbraio 2014”.

Il finto ottimismo del premier, che ha tentato di convincere la platea, però, è stato ancora una volta contraddetto dai dati reali che costituiscono l’ennesima conferma che le politiche economiche messe in atto dal governo non hanno giovato al Paese. 

Sangalli: “Siamo di fronte ad una ripresa senza slancio e intensità”

Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli.

Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, aveva aperto l’assemblea generale con la relazione con cui ha denunciato: “Siamo di fronte ad una ripresa senza slancio e senza intensità. Una ripresa senza mordente che non salta mai la faglia, il crepaccio tra stagnazione e crescita. Un anno fa parlavamo di segnali di ripresa, una previsione che solo in parte si è realizzata. In questi 12 mesi, in Italia, occupazione, consumi, produzione, fiducia, credito, hanno seguito un andamento altalenante non riuscendo ad imprimere alla ripresa un cambio di passo. Anche il dato di aprile del nostro indicatore sui consumi, pure positivo, non contribuisce a diradare la nebbia che avvolge ancora le possibilità di crescita dell’economia italiana”.

Il premier aveva dichiarato: “I numeri dell’Istat riguardano soprattutto i posti a tempo indeterminato, c’è un record storico. Ma contemporaneamente i lavoratori autonomi e le piccole medie imprese sono ancora in sofferenza. I risultati sono sì positivi ma non ancora sufficienti a rilanciarci”. Le sue parole si sono scontrate ancora una volta con i dati contenuti nel report “Dalla Grande Recessione alla ripresa? Segnali positivi ma fragili” presentato in occasione dell’assemblea.

Il mercato interno ha subito pesanti contraccolpi

Nello studio si legge che “Il mercato interno ha subito pesanti contraccolpi. Il reddito disponibile delle famiglie, misurato in termini di potere d’acquisto ai prezzi del 2015, si è ridotto nel settennato della recessione di oltre il 10% e parimenti la spesa in termini reali delle famiglie si è contratta di circa 7 punti percentuali. Le famiglie cioè, hanno in qualche misura cercato di non contrarre della stessa entità del reddito il proprio tenore di vita, a scapito però del risparmio, i cui flussi si sono ridotti di quasi il 36%. In termini pro capite le flessioni risultano anche più accentuate, in quanto la popolazione è comunque cresciuta nel periodo considerato di circa il 4%, erodendo così le dimensioni delle “fette” di una “torta” di redditi e consumi divenuta più piccola”. I dati diffusi sono infatti molto preoccupanti: la crisi “ha determinato un forte incremento nel numero di famiglie e di persone in condizione di povertà assoluta: le famiglie assolutamente povere sono quasi raddoppiate nei sette anni di ciclo recessivo (+78,5%), con un’incidenza sul totale passata dal 3,5% pre recessione al 5,7% del 2014. Gli individui poveri assoluti hanno superato nel 2014 i 4 milioni, con un incremento di quasi il 130% rispetto al 2007, arrivando a sfiorare quasi il 7% della popolazione”.

In regalo una maglietta con scritto: “Più coraggio, meno tasse”

Al termine dell’assemblea, come accade troppo spesso in Italia,  il clima si è rasserenato e alcuni commercianti si sono avvicinati al premier per i selfie di rito e per consegnargli una maglietta con su scritto: “Più coraggio, meno tasse”. Tanto che in un post su Facebook lo stesso premier ha raccontato degli attacchi ricordando però che ci sono state anche tante manifestazioni di affetto e che “gli abbracci finali anche da chi in partenza contestava mi hanno fatto piacere”.

Blog di Grillo: “Gli italiani cambiano canale per non sentire le sue balle”

Il blog di Beppe Grillo ha commentato: “Fischi al Bomba dalla platea di Confcommercio quando il bugiardo parla degli 80 euro. Ormai nessuno gli crede di più e gli italiani quando lo vedono in tv cambiano canale per non sentire le sue gigantesche balle”. Poi alludendo alla restituzione del bonus: “Altro che amministrative o esito dei ballottaggi. Renzie ha 1.400.000 motivi per dimettersi subito”. “Gli 80 euro secondo Renzie hanno “permesso alle persone di comprarsi uno zainetto in più”. Ma chi vuole prendere in giro? Anche i commercianti hanno provato sulla loro pelle il fallimento di tale misura, che non ha prodotto alcun risultato positivo, né per l’economia perché non ha aumentato i consumi, né per aiutare i milioni di cittadini in difficoltà che non hanno visto un centesimo oppure che ora sono costretti a restituire tutto”. Il blog continua: “Gli 80 euro sono stati dati con una mano e tolti con l’altra. Tutti, bollette alla mano, sanno che le tasse locali sono aumentate e che i servizi pubblici, in primis la sanità, sono stati tagliati costringendo famiglie e imprese a maggiori spese quotidiane per sopravvivere”. Insomma, “quella degli 80 euro è diventata beffa per 1,4 milioni di italiani che hanno dovuto restituirla in un unica rata da circa 1.000 euro. Tra loro anche 341.000 cittadini che guadagnano meno di 7.500 euro lordi l’anno. Altro che amministrative o esito dei ballottaggi. Renzie ha 1.400.000 motivi per dimettersi subito”.

 

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