Gli elettori imparano la lezione e rottamano il rottamatore

Gli elettori imparano la lezione e rottamano il rottamatore

Il premier Matteo Renzi.

I numeri sono numeri, non mentono mai e dopo queste elezioni amministrative il Pd è calato da 21 a 9 capoluoghi di provincia amministrati.

Per Renzi una sconfitta ma non una disfatta

Ma come c’era da aspettarsi neanche la sconfitta ha cambiato l’atteggiamento del premier, Matteo Renzi, che ha definito i risultati sì una sconfitta ma non una disfatta. Il premier, infatti,  ha giudicato la tenuta di Milano e Bologna e la vittoria a Varese come esempi di rottamazione vincente.

Ad alcuni importanti quotidiani nazionali come il Corriere della Sera, nella notte, Renzi ha rimarcato: “Abbiamo perso, c’è poco da dire. E vi dirò di più, quando ci battiamo coi grillini prendiamo la batosta”. La versione del presidente del Consiglio è che “Renzi ha perso perchè non ha fatto abbastanza Renzi. Ho rottamato troppo poco. Devo mettere da parte la vecchia guardia”. E a La Repubblica ha portato ad  esempio di questa insufficiente rottamazione la sconfitta di Piero Fassino,  contrapposta al successo a Varese e Assisi, città amministrate a lungo dal centrodestra e vinte dal Pd, di due giovani. Certo, Renzi si è riservato: “Ora vedremo cosa sanno fare i grillini” perchè a Roma “quella vittoria potrebbe rivelarsi anche un boomerang”.

Roberto Giachetti.

Lo sconfitto, Roberto Giachetti, si è addossato la responsabilità del risultato, dichiarando: “È una sconfitta che mi appartiene, ripartiamo dall’opposizione”. Ma le cose non stanno così. Già nel primo turno il premier aveva insistito nell’affermare come le elezioni comunali non rappresentassero un test nè per il suo governo né per il Partito Democratico, sottolineando come  “Si parla di sindaci  di chi deve mettere a posto le strade, non di chi sta al governo”.

Renzi sostiene che quello di Roma non sia stato un voto contro di lui

Ma anche ora, a ballottaggio concluso, Renzi ha continuato a sostenere che quello di Roma non sia stato un voto contro di lui o contro la riforma, tanto da dichiarare: “Abbiamo perso le elezioni nelle periferie non perché si sono espressi sul bicameralismo o sul sistema elettorale. Abbiamo perso perché quelle periferie erano piene di immondizia e problemi e perché la Capitale è stata governata male. Ho visto le immagini dei telegiornali sul voto a Roma. Si vedevano cassonetti che straripavano di rifiuti davanti ai seggi…”. E ha aggiunto: “A Milano come a Torino non c’ è nessuna Santa Alleanza contro di me”. Così il premier se da una parte si è rattristato, dall’altra ha mostrato indifferenza e riferendosi al referendum di ottobre per le riforme ha dichiarato che “la sfida per lui è un’altra” , precisando che “Io comunque non mi dimetto da niente”.

Il premier è convinto che molti degli elettori siano per l’abolizione del Senato

Il premier è fiducioso perché convinto  che molti degli elettori di destra e del Movimento 5 Stelle siano dalla sua parte per l’abolizione del Senato. Renzi sa anche che la minoranza interna ora dirà che per il partito “ci vuole un segretario che lavori a tempo pieno” chiedendo la modifica di quell’articolo dello Statuto del Pd secondo il quale il leader del partito è automaticamente il candidato premier. Ma per raggiungere questo obiettivo Renzi ha spiegato che “ci vuole un congresso”, aggiungendo: “E comunque bisogna passare prima per il referendum e io quello sono sicuro di vincerlo. Stavolta ci sarò io in campo e quella sarà una sfida fantastica”, avvertendo che “Che fine farò io dipenderà dal referendum, non dalle Amministrative”.

Renzi ha dichiarato che se dovesse prevalere il no si dimetterà

In caso di vittoria Renzi si sentirebbe certamente rafforzato nel suo incarico di segretario, mentre se il no dovesse prevalere, ha dichiarato che si dimetterà. Intanto la minoranza del partito ha lavorato alla campagna elettorale per non essere accusata di “puntare alla sconfitta” e Bersani  ha promesso di parlare “dopo il voto”, preparando l’affondo proprio sulla ricostituzione del centrosinistra. L’appuntamento previsto per  la direzione nazionale del partito del 27 giugno è stato anticipato al 24, dove Renzi ha annunciato di voler entrare “con il lanciafiamme” e di non avere intenzione di incassare accuse che vengono “da chi da mesi parla solo male del governo e del Pd”.

Pierluigi Bersani.

Anche i maggiori organi di stampa internazionali hanno letto la sconfitta elettorale come una disfatta di Renzi e del Pd. Sul piano internazionale dunque Renzi è più debole e il referendum costituzionale di ottobre pare ora ancora più decisivo per ripristinare la sua credibilità internazionale. Ma l’Italia non è sola in questa condizione. Il distacco fra cittadini e politica, la rabbia che caratterizza lo scontro fra sistema e antisistema attraversa tutte le nazioni dell’Occidente, incluse quelle che voteranno in questa stessa settimana, l’Inghilterra sul Brexit e la Spagna sul governo.

Il M5s ha festeggiato la vittoria in 19 su 20 comuni

Tutt’altro discorso va fatto per il M5s che ha festeggiato la vittoria in 19 su 20 dei comuni in cui erano arrivati al secondo turno. Ma la grandissima vittoria a Roma e Torino ha cambiato il modo in cui vengono percepiti i 5 Stelle. E quello che inizialmente era un voto di protesta si è trasformato in un nuovo immaginario politico, una risorsa civica che nasce dalle ceneri dei partiti. La dichiarazione di Di Maio “Siamo pronti a governare”, poi,  è un avvertimento che prelude alla sfida delle politiche.

Luigi Di Maio.

Mentre i Partiti in questi anni hanno continuato a perdere identità, il M5s, grazie alla sua vocazione antisistema, ha parlato alla disillusione, alla rabbia, al senso di ingiustizia percepiti dai cittadini italiani, soprattutto dai giovani. E poi c’è un un dato politico da non sottovalutare. A Roma il distacco tra Pd e M5S è stato di ben 30 punti, segno che  il voto del centrodestra è stato deviato verso il Movimento. A Torino Chiara Appendino ha recuperato quasi 20 punti rispetto al primo turno. E anche qui i numeri mostrano che l’elettorato di centrodestra ha senz’altro deviato sul M5S al ballottaggio. A Milano, dove invece il distacco tra Sala e Parisi era più ridotto, il numero di preferenze mostra che l’elettorato grillino non ha in nessun caso deviato sul candidato di centrodestra.

Chiara Appendino e Virginia Raggi.

Il giorno dopo la vittoria il Movimento ha assunto una nuova faccia, pacata e istituzionale, perché il lavoro vero inizia adesso. E’ una nuova era dicono i 5 stelle: “Saremo i sindaci di tutti i cittadini”.

Sul blog di Grillo si legge: “E’ un giorno storico, da oggi cambia tutto”. “I cittadini riconoscono al Movimento 5 Stelle la capacità di governare e hanno scelto l’unica forza politica che ha fatto proposte concrete per i dieci milioni di poveri italiani e per le Pmi che non ce la fanno più. Chi parla di referendum, di Olimpiadi, di 80 euro e di legge elettorale è completamente scollato dalla realtà del Paese”.

Salvini: “Emerge che gli italiani non credono più a Renzi”

Nel suo primo commento sui risultati delle elezioni  il segretario della Lega, Matteo Salvini, ha detto: “Emerge una verità, quella che gli italiani non credono più a Renzi”.

Il leader di Ncd, Angelino Alfano, commentando l’esito dei ballottaggi ha dichiarato: “Credo che questo voto segni finalmente la fine della politica del prosciutto sugli occhi. Il vecchio centrodestra come lo abbiamo conosciuto non esiste più. C’è il tentativo di Salvini di far nascere una destra estrema. Noi dobbiamo far nascere un’area liberale e popolare che sia competitiva, che possa aggregare quei milioni di elettori che oggi non trovano casa nell’attuale offerta politica e si rifugiano nell’astensione o nel grillismo” . “Sono state elezioni in cui può festeggiare solo il M5s è inutile girarci attorno. Il Pd ha preso una bella batosta, ma il centrodestra non ha nulla da festeggiare perché non è mai stato così all’asciutto”.

Marino: “Per Roma è un momento importante”

Ignazio Marino.

L’ex sindaco di Roma, Ignazio Marino, commentando la vittoria della candidata dei Cinquestelle, Virginia Raggi, ha affermato:  “Il Pd ha voluto assumere consapevolmente una strategia eutanasica e c’è riuscito: l’atteggiamento avuto è quello che si ha su un paziente terminale”. “Per Roma è un momento importante, c’è stato un voto assolutamente significativo per la Raggi, alla quale faccio i miei auguri più sinceri di buon lavoro”.

Il deputato della minoranza, Roberto Speranza ha detto: “I numeri dei ballottaggi sono come pietre: sono difficili da minimizzare. E’ un risultato oggettivamente non buono per il Pd, che dà un segnale politico chiaro al governo, a Renzi e all’azione che il Pd sta portando avanti. E’ un problema serio: il voto non credo possa essere banalizzato”. “C’è una difficoltà profonda: un pezzo della società trova una contraddizione tra il racconto del Pd e la vita quotidiana”. Speranza chiede “con forza un cambiamento di rotta: non si può far finta di nulla, guai a mettere la testa sotto la sabbia”.

Cuperlo: “La sconfitta è stata severa e merita risposte chiare”

Gianni Cuperlo.

Il leader di Sinistradem, Gianni Cuperlo, commentando l’esito dei ballottaggi ha scritto su Facebook: “Il risultato è frastagliato ma la sconfitta è stata severa e merita risposte chiare”.  E ha sottolineato: “Non mi convince l’idea che si perde perché non si è spinta la rottamazione fino in fondo. Non mi convince l’idea che si vince solamente con volti “giovani e belli. Non mi convince la sicurezza che porta alcuni a chiedere come primo atto la distinzione tra la carica di segretario e quella di premier”. Piuttosto serve “una correzione seria della rotta che per me significa una svolta culturale, politica, dell’identità di un centrosinistra di governo”.

Antonio Bassolino su Facebook ha scritto:  “Per il PD è una brutta botta. A Milano e a Bologna si vince. Ma la sconfitta di Torino, il disastro di Roma e la catastrofe di Napoli sono pesanti e danno al voto un segno negativo e preoccupante. Sono dunque indispensabili una riflessione di fondo e un serio cambiamento del modo di essere del partito democratico”.

 

 

 

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